Rubrica religiosa settimanale
a cura di P. Salvatore Brugnano
Maggio 2010, seconda settimana: 9-15 maggio 2010
1. Vangelo della domenica – «Vi lascio la pace, vi do la mia pace».
2. Aspetti della vita – Internamente.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – Maria Madre e Regina.
4. La settimana con la liturgia (10-15 maggio).
5. Saggezza calabrese – Atteggiamento del credente calabrese verso la Madonna
1. Vangelo della domenica – Giovanni 14, 23-29
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace».
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Non c’è pace del cuore senza Dio
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. Di quale pace parla Gesù in questo brano evangelico? Non della pace esterna consistente nell’assenza di guerre e conflitti tra persone o nazioni diverse. In altre occasioni egli parla anche di questa pace; per esempio quando dice: “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. Qui parla di un’altra pace, quella interiore, del cuore, della persona con se stessa e con Dio. Lo si capisce da quello che aggiunge subito appresso: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. Questa è la pace fondamentale, senza la quale non esiste nessun’altra pace. Miliardi di gocce di acqua sporca non fanno un mare pulito e miliardi di cuori inquieti non fanno un’umanità in pace. La pace del cuore che tutti desideriamo non si può ottenere mai totalmente e stabilmente senza Dio, fuori di lui. Dante Alighieri ha sintetizzato tutto ciò in quel verso che alcuni considerano il più bello di tutta la Divina Commedia: “E ‘n la sua volontate è nostra pace”.
Gesù fa capire che cosa si oppone a questa pace: il turbamento, l’ansia, la paura: “Non sia turbato il vostro cuore”. Facile a dirsi!, obbietterà qualcuno. Come placare l’ansia, l’inquietudine, il nervosismo che ci divora tutti e ci impedisce di godere un po’ di pace? Alcuni sono per temperamento più esposti di altri a queste cose. Se c’è un pericolo lo ingigantiscono, se c’è una difficoltà la moltiplicano per cento. Tutto diventa motivo di ansia.
Il Vangelo non promette un toccasana per questi mali; in certa misura essi fanno parte della nostra condizione umana, esposti come siamo a forze e minacce tanto più grandi di noi. Però un rimedio lo indica. Il capitolo da cui è tratto il brano evangelico di oggi comincia così: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14, 1). Il rimedio è la fiducia in Dio. (Cantalamessa)
2. Aspetti della vita
Internamente
“Non è l’abbondanza del sapere a saziare e soddisfare l’anima, ma lo è il sentire e gustare le cose internamente” (S. Ignazio di Lodola).
Ignazio di Loyola compose Esercizi spirituali nel 1548 ed essi costituirono il punto di riferimento ascetico e mistico non solo per i gesuiti ma per legioni di fedeli che, nel silenzio, nella preghiera e nella meditazione, volevano ritrovare Dio e se stessi. La frase citata è limpida nel suo appello a passare oltre la superficie delle cose e degli eventi per penetrare “internamente” nella realtà. S. Ignazio in pratica contrappone due percorsi mentali e spirituali. Da un lato, c’è l’accumulo “orizzontale” delle cose e delle conoscenze. E’ un po’ l’atteggiamento della nostra società che ama il possesso esteriore, l’attrezzatura più sofisticata che renda la vita ricca, soddisfatta e sicura nel suo procedere.
D’altro lato, c’è invece l’approfondimento “verticale” per cui si scelgono le realtà essenziali e in esse si scava sempre più intimamente. Si ha, per certi versi, il contrasto tra Marta e Maria, la prima «tutta presa dai molti servizi», l’altra tesa verso «l’unica cosa di cui c’è bisogno». Maria, attraverso l’ascolto, riesce a dare un senso più alto anche al lavoro che è chiamata a compiere, lo illumina e lo trasfigura. E’, dunque, fondamentale quell’avverbio “internamente” soprattutto oggi quando è facile vivere “esternamente”, evitando di ritornare in se stessi e di “sentire e gustare le cose” nella loro essenza intima, nel loro significato autentico. E’ questa la vera sapienza del cuore da implorare a Dio più dell’intelligenza e dell’abilità. (Mons. Gianfranco Ravasi)
3. Un insegnamento di S. Alfonso
Maria Madre e Regina
Maria è madre del re dei re e quindi la santa Chiesa la invoca regina. «Se il figlio è re, scrive sant’Atanasio, giustamente la madre deve essere considerata e chiamata regina». E san Bernardino da Siena sottolinea che «Fin da quando Maria acconsentì di essere la madre del Verbo eterno, meritò anche di diventare la regina di tutta l’umanità».
Se Gesù è re dell’universo, Maria ne è la regina: «Costituita regina, con pieno diritto possiede il regno del figlio», scrive Ruperto di Deutz . E Guerrico abate così a lei si rivolge: «Continua dunque, Maria, a dominare; disponi pure liberamente dei beni di tuo figlio, giacchè, essendo tu madre e sposa del re del mondo, ti è dovuto, come regina, il regno e il dominio sopra tutte le creature».
Maria è dunque regina, ma regina dolce, clemente, sempre pronta al bene. Perciò la Chiesa con la Salve Regina vuole che la salutiamo Regina e Madre di misericordia. (Alfonso Amarante, in “Percorsi di speranza”)
4. La settimana con la liturgia = 10-15 maggio 2010
10 maggio (lunedì) Il Signore ama il suo popolo. – Davanti all’ostilità del mondo siamo esposti al dubbio ed allo scoraggiamento: lo Spirito fa spazio a Gesù nel nostro cuore dandoci la grazia di essere suoi discepoli e testimoni di fronte al mondo.
Letture di oggi = At 16,11-15; Sal 149,1 – 6.9; Gv 15,26 – 16,4a.
Santi di oggi = San Gordiano; San Cataldo; B. Beatrice d’Este.
11 maggio (martedì) – La tua destra mi salva, Signore. – Il ritorno di Gesù al Padre non è un abbandono dei discepoli, quanto piuttosto la condizione per la venuta dello Spirito, il quale scendendo nel nostro cuore, rende possibile una comunione più intima con Gesù Risorto.
Letture di oggi = At 16,22-34; Sal 137,1-3.7-8; Gv 16,5-11.
Santi di oggi = Sant’Ignazio da Làconi; San Gualtiero; B. Gregorio Celli; Sant’Antimo.
12 maggio (mercoledì) – I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. – Lo Spirito ci conduce a Cristo. Essendoci una perfetta comunione tra Gesù e lo Spirito, l’insegnamento del Paraclito è rivelare che Gesù è il nostro Maestro.
Letture di oggi = At 17,15.22 – 18,1; Sal 148,1-2.11-14; Gv 16,12-15.
Santi di oggi = Santi Nereo e Achilleo (m.f.); San Pancrazio (m.f.); B. Imelda Lambertini; San Leopoldo Mandic.
13 maggio (giovedì) Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia. – Sembra quasi che Gesù insista più sul ritorno che sulla sua partenza. Nel suo ritorno dopo la glorificazione, il discepolo avrà una visione di Lui più intima e penetrante, rispetto a quella sperimentata in compagnia del Gesù terreno.
Letture di oggi = At 18,1-8; Sal 97,1-4; Gv 16, 16-20. (Il 13 maggio Benedetto XVI sarà pellegrino a Fatima).
Santi di oggi = B. Maria Vergine di Fatima (m. f.); B. Maddalena Albrici; B. Gemma.
14 maggio (venerdì) – Il Signore mi ha scelto tra i poveri. – Certi della promessa del Risorto, guardiamo alle sofferenze di quaggiù come ad un preludio verso l’esultanza della rinascita eterna nel cielo.
Letture di oggi = At 1,15-17.20-26; Sal 112,1-8; Gv 15,9-17.
Santi di oggi = Santa M. Domenica Mazzarello; Santi Vittore e Corona.
15 maggio (sabato) – Dio è re di tutta la terra. – La nostra fede in Gesù e l’amore per lui ci offre la possibilità di accesso al Padre. In Gesù noi diventiamo graditi al Padre.
Letture di oggi = At 18,23-28; Sal 46,2-3.8-9.10; Gv 16,23b-28.
Santi di oggi = San Severino delle Marche; Sant’Isidoro contadino.
5. Saggezza calabrese
Atteggiamento del credente calabrese verso la Madonna
In genere l’atteggiamento del credente calabrese verso la Madonna può ricondursi a due livelli:
– livello contemplativo: il credente contempla Maria, eletta di Dio, incoronata di gloria e di grazia;
– livello impetrativo: il credente chiede grazia e protezione a Colei che da Dio fu tanto graziata.
Il credente calabrese crede nella potente intercessione di Maria, perchè è Madre di Dio: “ca si Matre de Dio e la poi fari “; “stu Figghiolu chi ‘mbrazza teniti”; “pregati a vostro Figlio ‘nquarche via”. Perciò può chiedere le grazie più “difficili”.
La preoccupazione principale del credente è quella di godere protezione in vita e in morte:
– in vita,perchè sia libero da ogni male, da ogni sventura con tutta la sua casa;
– in morte, perchè non fallisca l’obiettivo della sua vita, godere l’eternità beata del Paradiso insieme a Lei, madre di misericordia = m’abbisogna lu paradisu.
(cf Salvatore Brugnano, Espressioni di religiosità popolare, vol. 3, La Madonna).