Rubrica religiosa settimanale
a cura di P. Salvatore Brugnano
Aprile 2010, quarta settimana: 18-24 aprile 2010
1. Vangelo della domenica –«Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
2. Aspetti della vita – La Vita smarrita.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – Ci crediamo all’eternità?
4. La settimana con la liturgia (12-17 aprile).
5. Saggezza calabrese – Nun nc’è luttu senza arrisi!
1. Vangelo della domenica – Giovanni 21,1-19
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Gesù interroga Pietro sull’amore. Non è un esame, ma solo una triplice affettuosa richiesta, all’uomo che per tre volte l’aveva rinnegato e che ciò nonostante doveva essere la prima pietra della sua Chiesa. Di fronte alla debolezza di Pietro, soggetto ad alti e bassi, come un po’ tutti noi poveri mortali, si erge maestosa e commovente la fedeltà adamantina di Gesù all’uomo che aveva scelto.
Nel Vangelo di oggi riscontriamo due momenti, a prima vista in contrasto tra di loro. Prima Gesù chiede ai discepoli intenti a pescare nel mare di Tiberiade: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Poi invece è egli stesso ad esortarli: «Venite a mangiare!». L’apparente contrasto si scioglie alla luce nuova della Pasqua. È lui, il Risorto che, nella pienezza di ogni potere e gloria, procura il cibo. Del resto gli Apostoli nella pesca notturna non avevano preso nulla. Gesù comunque li aveva avvertiti: «Senza di me non potete fare nulla». Ora, irrobustito dal cibo del Risorto, Pietro, senza essere smentito, può dichiarare: «Signore, tu lo sai che ti voglio bene». E Gesù può affidargli la cura pastorale del suo gregge.
2. Aspetti della vita
La Vita smarrita
Dov`è la Vita che abbiamo perso con la vita? Dov`è la saggezza che abbiamo perso con la conoscenza? Dov`è la conoscenza che abbiamo perso con l`informazione? (Thomas S. Eliot, 1888-1965).
È vero: ci preoccupiamo così tanto di tutelare la vita fisica, curandoci, facendo sport e fitness, abbigliandoci e nutrendoci in modo accurato. Eppure abbiamo perso il senso ultimo e profondo della vera Vita con la “V” maiuscola, ancorata ai fondali dello spirito, sostenuta dai legami dell`amore, pronta a veleggiare verso gli orizzonti dell`infinito. Sappiamo tante cose ma non siamo più dotati di sapienza che è prima di tutto “sapore”, cioè sensibilità, gusto, passione, ricerca, adesione.
E a questo proposito vorrei mettere l`accento proprio sull`ultima osservazione. Mai come in questi anni televisivi e “internautici” è disponibile a ogni persona una massa sterminata di informazioni, di notizie, di dati. Eppure la nostra conoscenza non è certo cresciuta; anzi, la superficialità è imperante, la capacità di critica assente, la ricerca della verità è quasi nulla. Mi viene in mente – la cito un po` a senso – una battuta del grande Erasmo di Rotterdam (1466/69-1536): “Oggi ci troviamo di fronte a tanta gente che si crede colta e piena di sapere. Invece che essere sapienti, essi altro non sono che scimmie vestite di porpora”. (Mons. Gianfranco Ravasi)
3. Un insegnamento di S. Alfonso
Ci crediamo all’eternità?
In tutta sincerità: ci crediamo o non ci crediamo all’eternità? Se non ci crediamo, è troppo quello che facciamo per cose che riteniamo favole. Ma se ci crediamo è poco quel che facciamo per acquistarci una eternità beata.
Dice il padre Vincenzo Carafa che se le persone riflettessero sulle verità eterne e facessero il confronto tra i beni e i mali di questa vita con quelli eterni, la terra diventerebbe un deserto: non rimarrebbe uno solo che si occupasse degli affari di questo mondo . Intanto passano i giorni, passano gli anni, ci accostiamo all’eternità e non ci pensiamo.
Chi sa se quest’anno, questo mese non sia l’ultimo per me; e chi sa se questo è l’ultimo avviso che Dio mi manda! Perché attendere ancora dopo tante divine illuminazioni? Voglio forse andare a piangere tra i dannati?…
Abbiamo ancora tempo per porvi rimedio. Dopo la morte non ci è sarà data altra possibilità. (P. Alfonso Amarante, in “Verità scomode”)
4. La settimana santa con la liturgia = 19-24 aprile 2010
19 aprile (lunedì) – Beato chi cammina nella legge del Signore. – Abbiamo fame e sete di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, ma la Parola in persona è Gesù, che il Padre stesso ci ha mandato..
Letture di oggi = At 6,8-15; Sal 118,23-24.26-27.29-30; Gv 6,22-29.
Santi di oggi = San Leone IX; Sant’Elfego; Beato Bernardo..
20 aprile (martedì) – Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito. – Rispetto ai segni ed alle opere degli antichi, Gesù ci presenta se stesso. È lui il pane vero che discende dal cielo e dà la vita..
Letture di oggi =At 7,51 – 8,1a; Sal 30,3b-4.6-8.17.21; Gv 6,30-35.
Santi di oggi = Sant’Aniceto; Sant’Agnese di Montepulciano; Beata Chiara B.
21 aprile (mercoledì) – Acclamate Dio, voi tutti della terra. – Ottenere la vita eterna, risuscitare nell’ultimo giorno: sono queste le consolanti verità che il Risorto ci annuncia gioiosamente.
Letture di oggi = At 8,1b-8; Sal 65,1-7a; Gv 6,35-40.
Santi di oggi = San Corrado da Parzham; Beato Giovanni Saziari.
22 aprile (giovedì) – Acclamate Dio, voi tutti della terra. – Se non viene attirato dal Padre, nessuno di noi è in grado di andare a Gesù, vero pane per un’esistenza senza fine.
Letture di oggi = At 8,26-40; Sal 65,8-9.16-17.20; Gv 6,44-51.
Santi di oggi = San Leonida; San Gaio; Beato Francesco Venimbeni.
23 aprile (venerdì) – Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo. – Nutrirsi della carne di Gesù, vero cibo, berne il sangue, vera bevanda: ecco la via per diventare davvero intimi del Figlio e del Padre.
Letture di oggi = At 9,1-20; Sal 116,1-2; Gv 6,52-59..
Santi di oggi = Sant’Adalberto (m.f.); San Giorgio (m.f.). Beata M. Gabriella Sagheddu.
24 aprile (sabato) – Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? – Quello di Gesù sembra un linguaggio duro e quasi scandaloso, ma le sue sono parole di spirito e vita, di cui fidarsi senza cedimenti o tradimenti.
Letture di oggi = At 9,31-42; Sal 115,12-17 (115,3-8); Gv 6,60-69.
Santi di oggi = San Fedele da Sigmaringen (m.f.). Santa Maria di Cleofa.
5. Saggezza calabrese
Nun nc’è luttu senza arrisi!
Non c’è lutto senza riso! Il riso scoppia(va) per la tensione, a volte insopportabile, creata dal dolore sentito e dalle cerimonie dei riti e usanze da espletare.
Già i lamenti funebri, o rièpiti, delle donne impressionavano fortemente i presenti… Ma quando eccedevano e diventavano ricercati, suscitavano il sorriso. Le donne di oggi hanno perso la capacità di dire o cantare il “rièpito” in onore del defunto.
Poi ancora il lutto in casa e le visite d’obbligo! Ed è proprio in queste visite “obbligate” che si liberava il riso liberatorio dalla tensione accumulata.
“Le stanze ove si tiene il lutto sono quasi al buio, perché si chiudono le imposte, onde spesso avviene che chi entra, passando bruscamente dalla luce quasi alle tenebre, non vede nulla, ed è costretto ad andare tentoni e quasi barcollando… Non di rado accade che alcuno vada a sedere sulle ginocchia di chi primo gli capita, o su di una sedia sulla quale si trova un cappello o alro oggetto, destando il riso dei presenti…”. (cf Salvatore Brugnano, Espressioni di religiosità popolare, vol. 5, La Vita).