Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Marzo 2012, seconda settimana: 11-17 marzo
1. Vangelo della domenica 11 marzo – «Quale segno ci mostri per fare queste cose?»
2. Aspetti della vita – – La croce di Cristo, uno scandalo?
3. Un incontro con S. Alfonso – Basta la sua ombra!
4. Vivere la settimana con la liturgia = 12-17 marzo 2012.
5. Curiosità calabresi del passato = Le pazzie di Marzo.
1. Vangelo della domenica – (Gv 2,13-25)
«Quale segno ci mostri per fare queste cose?»
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
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«Quale segno ci mostri per fare queste cose?» – Che cosa facevano di così strano i venditori di colombe e i cambiavalute nel tempio? (Vangelo). Dopotutto, alla fin fine, rendevano un servizio a quanti giungevano a Gerusalemme da luoghi lontani e possedevano una moneta diversa o preferivano comprare lì gli animali sacrificali … eppure Gesù li scaccia con severità! Con questo gesto estremamente forte il Messia indica che con Dio non si mercanteggia, il rapporto con lui non è fondato sulla compravendita, ma sulla relazione fiduciosa e gratuita, che ha come regola fondamentale il Decalogo (I Lettura), il quale insegna a relazionarci positivamente con Dio e con il prossimo.
Il metro di misura nel rapporto interpersonale non può essere semplicemente materiale e di interesse, chiedendo miracoli o segni prodigiosi per soddisfare un bisogno momentaneo, deve essere apertura del cuore e dell’intelligenza per accogliere lo scandalo della croce (II Lettura), l’atto supremo del dono gratuito di amore di Cristo per l’umanità. In cammino verso la Pasqua cresca sempre di più in noi la comprensione e l’accoglienza di questa logica di Dio.( Tiberio Cantaboni in “La Domenica”).
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Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere – Una visita sul sito del Tempio nella Gerusalemme attuale dà un’idea della sacralità del luogo agli occhi del popolo ebreo. Ciò doveva essere ancora più sensibile quando il tempio era ancora intatto e vi si recavano, per le grandi feste, gli Ebrei della Palestina e del mondo intero.
L’uso delle offerte al tempio dava la garanzia che la gente acquistasse solo quanto era permesso dalla legge. L’incidente riferito nel Vangelo di oggi dà l’impressione che all’interno del tempio stesso si potevano acquistare le offerte e anche altre cose.
Come il salmista, Cristo è divorato dallo “zelo per la casa di Dio” (Sal 068,10). Quando gli Ebrei chiedono a Gesù in nome di quale autorità abbia agito, egli fa allusione alla risurrezione. All’epoca ciò dovette sembrare quasi blasfemo. Si trova in seguito questo commento: “Molti credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti”. Noi dobbiamo sempre provare il bisogno di fare penitenza, di conoscerci come Dio ci conosce.
Il messaggio che la Chiesa ha predicato fin dall’inizio è quello di Gesù Cristo crocifisso e risorto. Tutte le funzioni della Quaresima tendono alla celebrazione del mistero pasquale. Che visione straordinaria dell’umanità vi si trova! Dio ha mandato suo Figlio perché il mondo fosse riconciliato con lui, per farci rinascere ad una nuova vita in lui. Eppure, a volte, noi accogliamo tutto ciò con eccessiva disinvoltura. Proprio come per i mercati del tempio, a volte la religione ha per noi un valore che ha poco a vedere con la gloria di Dio o la santità alla quale siamo chiamati. (La Chiesa.it).
2. Aspetti della vita – Spirito quaresimale
– La croce di Cristo, uno scandalo? – Lo scandalo non consiste soltanto nell’aver condannato a una morte atroce un uomo giusto; è il fatto di proclamare la salvezza per mezzo della morte del Figlio di Dio: una cosa inaudita! Questo messaggio è scandalo anche perché urta l’orgoglio dell’uomo, perché egli preferirebbe portare un contributo, anche minimo, alla sua salvezza: la croce di Cristo mostra invece che lo stato di peccato dell’umanità ha reso necessario il sacrificio di Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
La croce è scandalo e follia per la saggezza umana, ma per chi crede è potenza e sapienza di Dio. Occorre chiedere la luce dello Spirito per continuare a fidarci di Cristo e il coraggio di portare con lui la nostra croce, ogni giorno.
Al Dio di sapienza e di misericordia chiediamo di far scaturire dal nostro cammino quaresimale gesti e parole di una conversione sincera, che riconosca in Gesù il compimento della salvezza preparata dal nostro Padre celeste.
– Il senso del peccato – Il peccato non consiste semplicemente in un limite dell’uomo; o in una sua insufficienza, o in una sua mancanza, né si deve confondere con l’errore o lo sbaglio. Il peccato è qualche cosa di molto più profondo.
Il peccato è un atto compiuto liberamente dall’uomo contro la volontà di Dio. È pertanto un’offesa a Dio, perché in contrasto con la sua volontà; è rottura della sua amicizia e della comunione con lui. Di riflesso il peccato si ripercuote anche nell’uomo: costituisce un’azione che, invece di farlo crescere, lo porta lontano dalla méta che è Dio stesso. Perché ci possa essere il peccato, è necessario che l’azione peccaminosa sia percepita come contraria alla volontà di Dio e sia compiuta liberamente e deliberatamente.
Peccato mortale e peccato veniale. Il peccato si distingue in mortale e in veniale. Il peccato veniale è un’azione contraria alla volontà divina, ma in materia leggera al punto che propriamente non rompe il patto di amore e di amicizia con Dio, ma ne costituisce un raffreddamento e allontanamento. Il peccato veniale trascurato e commesso abitualmente ad occhi aperti porta facilmente al peccato mortale. Il peccato mortale, come dice la parola, è un peccato che porta alla morte dell’anima; costituisce una vera rottura dell’amicizia con Dio. Comporta la perdita della grazia santificante, ossia dell’amicizia con Dio. È la perdita dell’amore di Dio in noi. Per il credente, è quanto di più grave l’uomo possa compiere (Velasio De Paolis, moralista).
Una preghiera per restare vigili
Signore Gesù, tra la rabbia, la delusione e il dolore hai scacciato i venditori dal tempio, hai capovolto e trasformato la tua casa da luogo di mercato a luogo di culto, di silenzio e di pace. Così vogliamo che resti la Chiesa. Semplice e attenta prima di tutto a Cristo, suo Signore e Salvatore, e ai fratelli, proprio come la lasciasti tu, quel giorno, al tempio di Gerusalemme. (Letizia Battaglino).
3. Un incontro con S. Alfonso
Basta la sua ombra!
Nel 1765, sant’Alfonso sentendosi scemare le forze particolarmente per l’asma stimò doverosa la rinunzia di un ufficio che credeva di non po¬ter compiere con una intensa azione.
Prima di dare il passo consultò persone illuminate per sapere se agiva in ordine al beneplacito divino. Pregava il p. Villani che avesse consultato anche il p. Fatigati del Collegio dei Cinesi, il Gesuita p. De Matteis, il lazzarista p. Alasio e l’agostiniano p. Chiesa, che erano a Napoli assai rino-mati per la loro prudenza.
Consigliato a dare le dimissioni stese una supplica al Papa Clemente XIII concludendo: “Se stima che io così vecchio ed infermo come sono, seguiti a governare questa chiesa, io voglio morire sotto il giogo per fare la volontà di Dio. Attendo intanto l’oracolo di Vostra Santità, a cui bacio umilmente il piede”.
Il Santo Padre esaminò il caso ma non ritenne opportuno di accettare la rinunzia. Quantunque influenti personaggi da mediatori sostenessero le parti del Santo, il Vicario di Cristo non mutò parere: “Mi basta la sua ombra per esser di giovamento a tutta la diocesi”.
Il 18 giugno 1765 il Card. Negroni notificava a Monsignore: Mi ha imposto Sua Santità di risponderle e di confortarla in suo nome a deporre su di ciò ogni scrupolo, a quietarsi interamente di animo, e a continuare nella certissima sua vocazione per il vantaggio delle anime a lei confidate, e per la gloria di Dio, sicura di aver da Lui i necessari aiuti.
Si conferma maggiormente N. Signore nel pieno concetto, che già ebbe della virtù sua, allorché tre anni sono con un positivo comando la chiamò alla cura pastorale di codesta diocesi, e rendendo grazie a Dio di quel molto bene, che col di Lui aiuto vi ha ella operato finora, troppo gli sarebbe sensibile, che rimanesse defraudata di quell’ulteriore, che può e potrà senza meno operarvi col solo credito, direzione ed esempio, quando anche maggiore si rendesse l’infermità e la destituzione delle sue forze corporali.
Sant’Alfonso si acquietò docilmente ripetendo: “Iddio mi vuol vescovo, ed io voglio esser vescovo”.
Un settennio più tardi, nel 1772, ripropose la questione a Clemente XIV per l’aggravarsi progressivo della osteoartrosi. All’Em.mo Castelli che appoggiando la richiesta intercedeva perché venisse sollevato dall’in-carico, il Sommo Pontefice rispose: “Mi contento che governi la diocesi di sopra al letto”. Il Cardinale sottoponeva l’impossibilità del Santo a muoversi, e il Papa aggiungeva: “Vale più una sua preghiera da dentro il letto che se girasse per cento anni l’intera diocesi”. Ed in altra circostanza disse: “Una preghiera che fa a Dio da dentro il letto vale per cento visite”.
Sant’Alfonso dinanzi alle negative pontificie esclamava rassegnato: “La voce del papa è voce di Dio per me; e muoio contento, se per volontà di Dio io muoio oppresso sotto il peso del vescovato”.
(cf. Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 146 – libro edito nel 1962 per ricordare il Secondo Centenario della consacrazione episcopale di S. Alfonso M. De Liguori.)
4. Vivere la settimana con la liturgia = III Settimana di Quaresima
(12-12 marzo) Liturgia delle Ore: III Settimana con parti proprie.
12 marzo (lunedì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. – Incarnandosi, ossia divenendo uno di noi, Dio si è avvicinato a noi quanto più era possibile. Proprio coloro che gli sono stati più vicini hanno dimostrato quanto siamo ciechi.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 2Re 5,1-15a; Salmo 41,2-3 e 42,3-4; Luca 4,24-30.
- – Santi di oggi = San Luigi Orione; Sant’Innocenzo I; Beata Fina.
13 marzo (martedì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ricordati, Signore, della tua misericordia. – Il rifiuto di perdonare ci identifica con il servo spietato, talmente incapace di valutare la gravità della sua situazione e la generosità del padrone da provocarne lo sdegno.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Daniele 3,25.34-43; Salmo 24,4-9; Matteo 18,21-35.
- – Santi di oggi = San Sabino; Sant’Ansovino; Sant’Eldrado.
14 marzo (mercoledì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi – Celebra il Signore, Gerusalemme. – Essere “figli” non deve essere motivo di scorretto comportamento, sicuri dell’impunità, ma piuttosto esigenza di maggiore diligenza nell’adempimento dei propri doveri.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Deuteronomio 4,1.5-9; Salmo 147,12-13.15-16.19-20; Matteo 5,17-19.
- – Santi di oggi = Santa Matilde; Beata Eva da Cornillon.
15 marzo (giovedì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. – Nella lotta contro il potere di Satana, la vittoria è assicurata solamente mettendosi dalla parte di Gesù, il quale ha dimostrato di essere “il più forte”.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Geremia 7,23-28; Salmo 94,1-2.6-9; Luca 11,14-23..
- – Santi di oggi = San Clemente Maria Hofbauer redentorista; San Zaccaria; Santa Luisa de Marillac.
16 marzo (venerdì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Io sono il Signore, tuo Dio: ascolta la mia voce. – Gesù non solo ha unito in uno solo i due comandamenti dell’amore, ma li ha anche posti sullo stesso livello.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Osea 14,2-10; Salmo 80,6-11.14.17; Marco 12,28b-34.
- – Santi di oggi = Santi Ilario e Taziano; Sant’Eriberto; B. Giovanni Sordi.
17 marzo (sabato) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Voglio l’amore e non il sacrificio. – La preghiera non è la presentazione a Dio di un “curriculum” brillante per evidenziare i nostri meriti, ma l’umile descrizione della nostra malattia per conseguire la guarigione.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Oseas 6,1-6; Salmo 50,3-4.18-21; Luca 18,9-14.
- – Santi di oggi = San Patrizio; Sant’Agricola; Santa Geltrude.
5. Curiosità calabresi del passato
Le pazzie di Marzo
Nell’antico calendario romano con le idi di marzo iniziava il nuovo anno. Il primo mese era dedicato a Marte (da cui martius – di Marte) perché in origine era considerato il dio fecondatore della natura e quindi il promotore della rigenerazione primaverile.
Trovandosi marzo nel passaggio di stagione tra l’inverno e la primavera, il clima risulta instabile ed in continua variazione: Marzu, marzicchiu, n’ura chimi e n’ura t’assulicchia (marzo, marzuccio, un’ora con la pioggia e un’ora con il sole).
L’incostanza climatica ha fatto di marzo il simbolo del carattere capriccioso e instabile. La sagacia popolare lo stigmatizza al punto da accusarlo di non rispettare nessuno, nemmeno la madre, cosa gravissima in Calabria.
Si dice: Marzu è mulu e `nci la fici a màmmasa, marzo è imprevedibile come il mulo (sferra calci a tutti) fino ad averla fatta persino alla madre. Si racconta, infatti, che alla madre, che gli chiedeva come sarebbe andata la giornata, assicurò bel tempo. Durante il giorno, invece, fu tale la tempesta, che la povera madre, andata al fiume per il bucato, annegò per la piena improvvisa.
Nella favolistica popolare per spiegare perché marzo avesse 31 giorni, i pastori calabresi ricordano che, giunto alla fine dei suoi giorni, per vendicarsi degli improperi da loro ricevuti, marzo si fece prestare un giorno da aprile per fare scempio delle pecore ritenute ormai al sicuro nell’ovile:
Passau marzu e i pecuri mej l’haiu allu stazzu; Rispundìu marzu e `nci dissi:
“Mi prestu `nu jornu di me soru aprili e ti fazzu pecureddi allu stazzu nommu ‘ridi vidi”.
Marzo è passato (pensa il pastore) e le mie pecore sono al sicuro nell’ovile. Rispose marzo: “mi presto un giorno da mia sorella aprile e ti garantisco che non vedrai più nell’ovile le tue pecore”.
(Luigi Renzo in Calabria di ieri e di oggi, Ferrari Editore 2007, pp.189).