Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
5 -11 gennaio 2014
1. Vangelo della domenica 5 gennaio = “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi”.
2. Aspetti della vita = “Un mondo da svegliare nel bene!”
3. Le Opere di S. Alfonso = – Epifania.
Adorare con i Magi.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 6– 11 gennaio 2014.
5. Curiosità calabresi del passato –
Epilogo delle feste natalizie a Tropea.
1. Vangelo della domenica – (Gv 1,1-18).
“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.”
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
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L’evento dell’incarnazione del Verbo è la rivelazione perfetta e insuperabile del mistero di Dio. È nella “storia del Verbo” (san Bernardo) che l’uomo può vedere la gloria di Dio e così la vita eterna è già donata all’uomo, mentre ancora vive nel tempo.
Il disegno misterioso di Dio sull’umanità ora è pienamente svelato: a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. L’uomo è chiamato a divenire partecipe della stessa filiazione divina del Verbo: ad essere nel Verbo Incarnato figlio del Padre.
E il Padre genera nel Verbo Incarnato anche ogni uomo e in lui vede e ama ogni persona umana. È la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana, della singolare preziosità di ogni uomo… (da Chiesa.it).
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Gloria a te, o Cristo annunciato alle genti – La liturgia odierna ci invita ad approfondire il significato della festa del Natale. L’incarnazione del Verbo è la rivelazione perfetta e insuperabile del mistero di Dio. Il disegno di Dio sull’umanità è svelato: si tratta ora di accogliere il Verbo fatto carne. Egli ci dà il potere di diventare figli e figlie di Dio. E il Padre nel Verbo incarnato vede e ama ogni persona umana. La pagina del Siracide (I Lettura) è un inno in cui si celebra “l’incarnazione” della sapienza divina, che si è manifestata nella creazione e ancor più nell’opera della salvezza. Essa ha, quindi, preso dimora in Gerusalemme, abita cioè la parola di Dio e la risposta dell’uomo. L’apostolo Paolo apre la lettera agli Efesini con un testo (II Lettura) in cui si esalta il dono della salvezza che Dio ha attuato per noi in Cristo. Il prologo del Vangelo di Giovanni, già proclamato a Natale, è come il volo d’aquila che si alza fino a Dio. È lo sguardo della fede che penetra nel seno della Trinità e ci dice che il Verbo, eterno con il Padre e lo Spirito Santo, si è fatto uomo e ha posto la sua tenda in mezzo a noi. (Domenico Brandolino ssp, in La Domenica).
6 gennaio – Solennità dell’Epifania
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,1-12)
“Siamo venuti dall’oriente per adorare il re”.
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Una preghiera per restare vigili
I Magi non avrebbero mai visto Gesù se non fossero venuti dalla loro terra remota. Tu pure non potrai vederlo se non verrai da lontano, abbandonando l’attaccamento alle cose terrene. Lascia il diavolo che trama insidie e l’ambiente rumoroso della città turbolenta; affrettati ad andare a Cristo. Che tu sia un grande o un semplice pastore, nulla ti impedirà; basta che tu ti renda degno di contemplarlo e che venga ad adorarlo.
(Eutimio Zigabeno, Commento a Matteo. A cura di L. Gambero).
2. Aspetti della vita
“Un mondo da svegliare nel bene!”.
“Svegliate il mondo!”. L’appello di Papa Francesco ai religiosi di tutto il mondo fu uno dei passaggi più significativi del discorso pronunciato durante l’udienza del 29 novembre scorso all’Unione dei superiori generali. Ci fu un colloquio tra il Pontefice e i 120 superiori generali intervenuti nella circostanza. Il lungo dialogo ha riproposto le sfide che la vita religiosa e l’intera Chiesa si trovano ad affrontare.
Tra i tanti temi trattati: la complessità della vita, fatta di grazia e di peccato; l’essere profeti nel nostro mondo, la fraternità, la denuncia della “tratta delle novizie” e di atteggiamenti quali ipocrisia e fondamentalismo, l’elogio della grande decisione di Benedetto XVI nell’affrontare i casi di abuso, l’importanza dei carismi, le sfide più urgenti, il rapporto tra i religiosi e i vescovi, la necessità della tenerezza, di sapere “accarezzare i conflitti”, e di una scossa capace di svegliare il nostro mondo intorpidito.
“Bisogna formare il cuore. Altrimenti formiamo piccoli mostri. E poi questi piccoli mostri formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d’oca”, disse il Papa in uno dei passaggi più forti della conversazione.
Intanto si rendono note cifre che fanno riflettere. In questo mondo da svegliare nel 2013 sono stati uccisi ventidue operatori pastorali, per la maggior parte sacerdoti: quasi il doppio rispetto allo scorso anno in cui si erano registrate 13 vittime (dati raccolti dall’agenzia Fides). L’ultima vittima in ordine di tempo è stata padre Eric Freed, parroco a Eureka, in California, ucciso nella notte tra il 31 dicembre 2013 e il 1° gennaio 2014: la polizia sta indagando per chiarire le cause e le modalità dell’omicidio.
3. Le Opere di S. Alfonso
Epifania. Adorare con i Magi..
Gesù nasce povero in una stalla: lo riconoscono gli angeli del cielo, ma gli uomini della terra lo lasciano abbandonato. Appena pochi pastori vengono a riconoscerlo.
Ma il Redentore vuole già cominciare a comunicarci la grazia della sua redenzione. Perciò comincia a manifestarsi ai pagani, che meno lo conoscevano. Per mezzo della stella illumina i santi Magi, affinché vengano a riconoscere e adorare il loro Salvatore.
Questa fu la prima e somma grazia fatta a noi, la chiamata alla fede, a cui poi seguì la chiamata alla grazia, della quale gli uomini erano privi.
Così i Magi, senza indugio si mettono in viaggio. La stella li accompagna fino alla grotta, dove giace il santo Bambino. Arrivati ad essa, entrano e trovano il bambino con Maria sua madre (Mt 2,11). Trovano una povera ragazza e un bambino coperto di poveri pannicelli, senza alcun corteggio o assistenza.
E che succede? Nell’entrare in quella grotta, i santi pellegrini provano una gioia mai sperimentata: sentono stringersi il cuore verso quel caro bambinello: la paglia, la povertà, i vagiti del loro piccolo Salvatore, sono altrettante saette di amore, fiamme beate ai loro cuori illuminati! Il bambino mostra loro un viso sorridente: segno dell’affetto con cui li accetta come i primi frutti della sua redenzione.
I santi Magi guardano Maria. Essa non parla, sta in silenzio, ma col suo volto beato, che spira una dolcezza di paradiso, li accoglie e li ringrazia di essere venuti per primi a riconoscere il suo Figlio per loro sovrano. E, anch’essi in silenzio, con riverenza lo adorano e lo riconoscono come loro Dio; gli baciano i piedi e gli offrono i loro doni di oro, d’incenso e di mirra.
Adoriamo anche noi, con i santi Magi, il nostro piccolo re Gesù, e offriamogli il nostro cuore.
4. Vivere la settimana con la liturgia = II settimana dopo Natale
(7-11 gennaio) Liturgia delle Ore: II settimana
7 gennaio martedì – Colore liturgico bianco.
- Il Padre ha dato al Figlio il regno di tutti i popoli. È la fede in Cristo che genera amore in chi crede in lui e produce comunione di vita.
- 1Gv 3,22 – 4,6; Sal 2,7-8,10-11; Mt 4,12-17.23-25.
- San Raimondo de Peñafort (m.f.); San Crispino; San Ciro.
8 gennaio mercoledì – Colore liturgico bianco.
- Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. L’amore che manifestano i credenti in Cristo nasce dalla consapevolezza di quanto Dio ama ogni essere umano.
- 1Gv 4,7-10; Sal 71,1-4.7-8; Mc 6,34-44.
- San Severino; San Lorenzo Giustiniani; Santi Luciano e compagni.
9 gennaio giovedì – Colore liturgico bianco.
- Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Dal riconoscere di essere amati da Dio consegue l’amore vicendevole.
- 1Gv 4,11-18; Sal 71,1-2.10-13; Mc 6,45-52
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San Marcellino; Sant’Adriano; San Fillano.
10 gennaio venerdì – Colore liturgico bianco.
- Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. L’annuncio evangelico manifesta l’amore che Dio ha per ogni creatura: annuncio lieto, di liberazione, di libertà.
- 1Gv 4,19 – 5,4; Sal 71,1-2.14-15.17; Lc 4,14-22a.
- San Milziade; San Gregorio di Nissa; Beato Gregorio X.
11 gennaio sabato – Colore liturgico bianco.
- Celebra il Signore, Gerusalemme. La parola fede unisce le due letture: è tramite essa che possiamo essere purificati e abbiamo la vita vera.
- 1Gv 5,5-13; Sal 147,12-15.19-20; Lc 5,12-16.
- Sant’Igino; San Paolino di Aquileia; Beato Bernardino Scammacca.
5. Curiosità calabresi del passato
Epilogo delle feste natalizie a Tropea
«L’alba del primo gennaio viene salutata dal suono del tamburo di un musicante che va di casa in casa a dare gli auguri rituali e in cambio riceve delle mance.
Ed eccoci giunti all’ultima festa del ciclo natalizio: la Befana, volgarmente detta ‘a Bifanìa, corruzione di Epifania, parola derivata dal greco Epifάneia, che significa manifestazione o apparizione e si riferisce alla manifestazione di Cristo all’umanità.
È questa, si può dire, la festa dei bimbi, i quali l’attendono con molta ansia. Per essi la Befana è una vecchia che la notte del 5 gennaio va in tutte le case a portare dolci e giocattoli ai bimbi buoni e cenere e carboni ai cattivi e perciò prima di andare a letto, appendono ad esso le loro calze, nella speranza di trovarle al mattino seguente piene di tante leccornie.
In questo giorno nelle Chiese si fa la funzione per togliere il Bambino dal presepio e, quindi, offrirlo al bacio dei fedeli. In fine si smontano i presepi e tutto si conserva al suo posto, e mentre i bimbi sono lieti d’aver ricevuto dalla Befana tanti doni, vi è sempre della povera gente che con malinconia pensa alle giornatacce invernali che seguiranno, tenendo presente l’adagio: “Doppu Natale, friddu e fami”».
(Giuseppe Chiapparo, Etnografia di Tropea – Scritti demologici e storici).