La manifestazione si è tenuta nonostante le stranezze atmosferiche ed i pochissimi finanziamenti. Le difficoltà economiche sono state superate grazie ai pochi commercianti mecenati che hanno contribuito a realizzare una festa alla quale i cittadini di Tropea non intendono rinunciare.
di Bruna Fiorentino
foto Salvatore Libertino
Tropea – La festa popolare de “I Tri da Cruci” (I Tre della Croce), che dalla scorsa edizione ha ripreso un tono fastoso nonostante gli esigui contributi finanziari, ha percorso e rallegrato le vie di Tropea lo scorso 3 maggio.
La gente ha partecipato numerosa e con molto entusiasmo ha affollato la il rione Borgo e la sua strada principale, Via Umberto.
La manifestazione si ricollega ad un avvenimento religioso a cui, solo in un secondo momento, si sono aggiunte rievocazioni legate a varie vicende della passata storia tropeana durante il dominio nel Mediterraneo dei Musulmani.
Il sacro ed il profano si sono così mescolati nel tempo originando una celebrazione tra le più importanti e sentite di Tropea.
“I Tri da Cruci” è stata promossa dalla Pro Loco ed organizzata da Vincenzo Nesci, Vincenzo Taccone, Pasquale Tropeano e Pasquale Russo grazie al contributo fattivo dei commercianti della città. Assenti, come spesso accade, le istituzioni politiche che sembrano intenzionate ad affossare queste iniziative amate dalla gente.
Anche quest’anno il programma è iniziato nel primo pomeriggio con una serie di giochi a carattere di sagra popolare quali le gare delle pignate, con i sacchi, con l’uovo e quella della pasta piccante. Si sono susseguiti, poi, a rallegrare la serata intermezzi musicali con le esibizioni dei gruppi folk “Le Chiazzarole” e “Città di Tropea”.
Come sempre il clou della manifestazione si è avuto con l’accensione del caratteristico “Camiuzzu”, un fantoccio di cartapesta simboleggiante il cammello sul quale l’esattore musulmano nei tempi passati si aggirava nelle strade per riscuotere le tasse dalla povera gente. Per la prima volta, che cronista ricordi, di camiuzzi e di barche ce n’erano due ed è stata applicata anche la legge 626 per tutelare l’incolumità fisica della persona che ballando regge il camiuzzo scoppiettante di fuochi pirotecnici. E’ successo, cioè, che la struttura del cammello costruita non più con le tradizionali canne ma con materiali particolari, è rimasta intatta.
La popolare festa si è conclusa con stupende girandole e sensazionali fuochi d’artificio che hanno illuminato il cielo scuro e gonfio di pioggia di una Tropea quasi autunnale.
Purtroppo il tempo
inclemente di questo maggio 2004 ha affrettato la chiusura dei festeggiamenti e
il ritorno a casa della gente.
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