La parlamentare tropeana: “La questione morale non è più aggirabile”
Durante il suo storico primo intervento in aula, ha affermato anche che “L’elezione del Presidente della Repubblica sarà caratterizzata da incompatibilità”
Giovedì 18 aprile, in quest’aula ci saranno deputati e senatori con doppio incarico, cioè anche assessori o consiglieri di Regione.
La Costituzione lo esclude espressamente, all’articolo 122, comma secondo.
Come mai non è stata istituita la Giunta ordinaria per le elezioni che avrebbe potuto pronunciarsi sui casi di ineleggibilità o incompatibilità? Perché si è preferito prorogare la giunta della precedente legislatura, con funzioni di mero accertamento rispetto ai deputati incompatibili che spontaneamente desiderano dimettersi?
Purtroppo, quando il nostro Gruppo ha di recente affrontato l’argomento, i partiti si sono difesi, escludendo anche il cumulo delle indennità, il che non è un assioma di legge, poiché entrano in gioco ulteriori variabili, le quali rinviano alle Regioni.
Bisogna assolutamente risolvere il problema, e anche quello dei doppi incarichi compatibili, che danno un’immagine di poca serietà e di fame di potere.
Nel complesso, 172 parlamentari stanno, per così dire, con un piede in due scarpe. Di questi, 33 sono incompatibili.
Inutile ogni tecnicismo o sofismo sull’opzione degli interessati, c’è divieto chiarissimo della Costituzione; divieto che oggi rimanda all’esempio da fornire perché la politica recuperi credibilità fuori del palazzo, del suo mondo, delle procedure interne.
La questione fu sollevata di recente nell’interrogazione n. 3-01964 dell’onorevole Fabio Granata, con risposta del ministro Piero Giarda.
Di fatto, ad oggi non è stato risolto nulla.
I presidenti onorevole Boldrini e senatore Grasso, che saranno qui per l’imminente seduta comune, sanno bene, come tutti noi, che non ha senso né è giusto che un cittadino si candidi alla Camera o al Senato, se ha già un altro mandato, un impegno con gli elettori, peraltro senza vincolo in ambito regionale.
La Costituzione è tassativa, a proposito dell’impossibilità di svolgere contemporaneamente il ruolo di consigliere o assessore di Regione e di parlamentare.
Eppure, ripeto, tra questi banchi e tra quelli del Senato siedono colleghi, ma non sono affatto del Movimento Cinque Stelle, che appartengono contemporaneamente ad assemblee regionali e a una camera del parlamento.
Qualcuno ha esercitato la cosiddetta opzione. Altri, invece, hanno preferito temporeggiare. L’elezione del presidente della Repubblica, perciò, sarà caratterizzata da incompatibilità.
Chiunque, allora, capisce che qui c’è qualcosa che non funziona: a partire dalle camere, che hanno il compito di legiferare e, in ordine all’elezione del capo dello Stato, il dovere, la funzione e la responsabilità di contribuire, con il voto, all’assetto delle istituzioni.
Onorevole presidente della Camera, mi rivolgo anzitutto a Lei: richiami i deputati con incompatibilità al dovere di dimettersi. Li richiami con forza all’etica istituzionale.
Parlamentari incompatibili, dimettetevi, da una parte o dall’altra.
Fatelo subito, perché non c’è un solo motivo perché continuiate nella vostra attuale condizione.
Fatelo per rispetto degli italiani, della Costituzione, delle istituzioni e di voi stessi.
L’altra questione collegata, e di non minore gravità, riguarda i procedimenti penali di colleghi parlamentari, deputati e senatori.
Ci sono condannati in via definitiva per finanziamento illecito, per corruzione, frode fiscale, istigazione a delinquere, vilipendio alla bandiera e propaganda razziale.
Ci sono rinviati a giudizio per presunti rapporti con boss di mafia, per corruzione, truffa aggravata, concussione e rivelazione di segreti d’ufficio.
Ancora, ci sono imputati per prostituzione minorile, bancarotta fraudolenta, favoreggiamento, tentativo di associazione a delinquere e corruzione su appalti.
Ci sono professionisti o amministratori vicini a mafiosi, soggetti già arrestati, indagati per truffa, indagati per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, concorso in riciclaggio, peculato, ricettazione, favoreggiamento in bancarotta fraudolenta, abuso d’ufficio, concorso esterno in associazione mafiosa, produzione di documenti falsi, millantato credito, appropriazione indebita, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e dissipazione post-fallimentare.
Ci sono rappresentanti raccontati come morbidi con la mafia, per combattere la quale diede la vita Paolo Borsellino, che il 19 maggio 1992 raccolse 47 preferenze durante l’undicesimo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica.
Esiste allora una questione morale che non è più aggirabile, non è più secondaria e non può essere rinviata; soprattutto dopo il voto del 24 e 25 febbraio con cui gli italiani hanno scelto di portare in parlamento le istanze di pulizia, trasparenza, giustizia e risparmio promosse dal Movimento Cinque Stelle.
Il nuovo presidente della Repubblica, allora, pur eletto da parlamentari con profili di incompatibilità o moralità non cristallina, in taluni casi assai compromessa, dovrà avere l’autonomia, la forza e la determinazione per porre come priorità la disciplina della Questione morale, impegnando la Camera e il Senato a trasformare in legge la proposta «Parlamento pulito», già presentata dal Movimento Cinque Stelle.
Dalila Nesci Cittadina 5 stelle
Eletta alla Camera dei Deputati – Circoscrizione Calabria