Lavori urgenti di restauro finalizzati alla messa in sicurezza e al miglioramento sismico della volta della chiesa del Gesù a Tropea
Il video in HD
Sfiorata una tragedia, l’intervista a Padre Salvatore Brugnano, Redentorista
Celebrato a Roma e altrove l’anniversario di Giovanni Palatucci (1909-1945) il questore di Fiume che aiutò gli ebrei e morì a Dachau il 10 febbraio 1945. Un cristiano coerente fino al sacrificio di sé. Oggi è accolto come giusto fra le nazioni e come Servo di Dio. – Il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni, il commissario Giovanni Palatucci morì di stenti nel campo di concentramento di Dachau (Germania) in cui fu deportato per aver salvato molti cittadini ebrei dai rastrellamenti. Un esempio per le generazioni future: in quegli anni bui, decise di non voltarsi dall’altra parte e di sacrificare la propria vita per salvarne altre.
La vita è eterna e sarà beata se la si vive nel ringraziamento di quanto Dio ha donato all’uomo e darà ancora per la sua felicità. Ma l’uomo può guastare tutto col suo peccato. Quando il male si fa più intenso e la morte sembra assediarci, allora più intenso deve essere il desiderio e più viva la preghiera per trascendere l’ordine del tempo per fissarsi in quello dell’eterno. Si guarderà al Paradiso con fede e speranza, mentre agiamo ogni giorno nella carità. “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto!” (S. Francesco di Assisi).
Il nostro mondo largamente post-cristiano, che ha smarrito del tutto il vero senso del peccato, sta scoprendo in questa lunga crisi del coronavirus le conseguenze del peccato, che inquina la sua e la vita degli altri. Quando l’uomo non ha paura del suo peccato, sta costruendo il suo inferno. La sola vera paura dell’uomo per il futuro resta il peccato. Cristo ha portato i nostri peccati sulla croce. L’amore ripara i guasti del peccato: ma quanta sofferenza ci vuole!