I cittadini hanno bisogno della sanità, ma questa, a sua volta, ha bisogno dei cittadini. Una semplice considerazione che però racchiude in sé un po’ tutti i punti di vista esposti durante l’incontro sull’ospedale di Tropea organizzato dall’associazione “Parte Attiva”, tenutosi presso la biblioteca comunale di Tropea.
Hanno preso parte al dibattito, coordinato da Caterina Forelli, Saverio Ciccarelli e Serafino Pantano, esponenti del mondo della politica locale e della sanità. Ad aprire gli interventi è stato Massimo L’Andolina, medico presso l’ospedale locale e vicesindaco del Comune di Tropea, che ha ricordato come il piano generale, con il decreto 18, prevede a Tropea i reparti di ortopedia, chirurgia, medicina, pronto soccorso e sala operatoria. L’Andolina ha affermato che quest’ultima, con piccoli accorgimenti, poteva tranquillamente funzionare «evitando una lunga chiusura i cui motivi sarebbero da rintracciare sul piano politico». Dopo aver spiegato lo stato dei vari reparti del nosocomio locale, il vicesindaco ha lanciato un appello, invitando tutti a «stare attenti, vigilare e, nell’ambito delle direttive aziendali, forzare la mano». Dopo di lui, l’ex presidente dei sindaci del Distretto di Tropea e sindaco di Spilinga Franco Barbalace ha lanciato una provocazione sulla prospettata ipotesi di chiusura dei distretti: «Perché ridimensionare o chiudere il nostro e quello di Serra? – si è chiesto – Non sarebbe meglio chiudere il distretto di Vibo, che è raggiungibile con più difficoltà dalla costa e dall’interno». Barbalace ha detto di aver lanciato questa provocazione anche nelle sedi opportune ed ha aggiunto che «se non si terrà conto delle indicazioni dei sindaci allora dovremo essere uniti a far battaglia a chi passa sopra la nostra testa». Una denuncia più forte è stata quella lanciata dal dottor Francesco Tripodi, responsabile di Chirurgia, secondo il quale «il personale della sala operatoria è stato trasferito nell’assoluta illegalità, e per ora la Chirurgia sta facendo solo piccoli interventi in day surgeruy, perché noi siamo solo in due. Visto che nell’atto sono previsti 15 chirurghi e a Vibo ne servono solo 7 – ha affermato ironicamente Tripodi – credo che allo Iazzolino è stato allestito un grande centro d’eccellenza», ma anche a Tropea servirebbero più medici, e per questo Tripodi ha concluso invitando tutti i presenti a «vigilare sull’atto aziendale».
La sala della biblioteca, del resto, era gremita soprattutto di operatori sanitari, molto attenti alla problematica, e questo l’ha notato soprattutto l’assessore comunale alla Sanità Mario Sammartino, secondo il quale «la gente si attende risposte concrete, che devono ancora essere date, perché il nosocomio locale è stato trattato bene solo sulla carta». Dopo di lui sono intervenuti sindaci Pasquale Landro, di Zambrone, e Alessandro Porcelli, di Drapia. Il primo, in disaccordo con il punto del decreto 18 in cui si prevede un unico distretto, ha fatto sapere di aver chiesto al commissario Gerardina Basilicata di inserire la sua proposta di non chiudere il distretto di Tropea. Il secondo, analizzando il numero consistente dell’utenza estiva nell’ospedale costiero, è giunto alla conclusione che esso «non può essere accorpato all’ospedale di Vibo, ma devono essere potenziati i servizi sul territorio».
Il consigliere provinciale Giuseppe Rodolico, anch’egli medico e primario del reparto di Urologia, ha spostato la sua attenzione sulla necessità, per l’azienda, di razionalizzare la propria organizzazione. Rodolico ha definito quello di Vibo «un ospedale ingolfato», mentre quello di Tropea «è in agonia». Per questo ritiene «necessaria la creazione di una rete tra gli amministratori locali per far leva alla Regione. È lì – ha concluso Rodolico – che dobbiamo recarci». Tra gli interventi conclusivi singolare è stata la proposta di Francesco Rotolo di « restituire in blocco le tessere elettorali alla Regione» e poi di «costituire un comitato territoriale, produrre un documento di protesta e organizzare manifestazioni, per ottenere ciò che serve».