Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio.
– Siamo tutti icone di Dio: c’è santità e luce nella vita di ciascuno di noi. Il Verbo eterno ha messo la sua tenda in ogni carne, qualcosa di Dio è in ogni uomo.
– La tenerezza che era Dio è venuta nella nostra carne. E tutti la possiamo dimostrare, questa tenerezza.
– Il Vangelo ci insegna a saper trovare la tenerezza nelle vite di ognuno, e rimarremo sorpresi che perfino nelle pozzanghere della terra ci sarà il riflesso del cielo.
– Siamo icone di Dio, immagini che tutti siamo chiamati a scoprire nelle vite del nostro prossimo.
– Nel Natale l’infinitamente grande si è fatto infinitamente piccolo, e i cristiani cominciano ad annunziarlo con decisione e coraggio.
Ormai terra e cielo si sono abbracciati, e chi ha la sapienza del vivere, ha la sapienza di Dio.
Dal Vangelo di oggi – Forma breve (Gv 1,1-5.9-14).
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne
né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
In principio era il Verbo: l’infinito viene nell’uomo.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste…. E il Verbo si fece carne
Il Verbo eterno ha messo la sua tenda in ogni carne, qualcosa di Dio è in ogni uomo.
C’è santità e luce in ogni vita.
E nessuno potrà più dire: qui finisce la terra, qui comincia il cielo, perché ormai terra e cielo si sono abbracciati.
E nessuno potrà dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati e, almeno in quel neonato, uomo e Dio sono una cosa sola. Almeno a Betlemme.
«Gesù è il racconto della tenerezza del Padre» (Evangelii gaudium), per questo penso che la traduzione, libera ma vera, dei primi versetti del Vangelo di Giovanni, possa suonare pressappoco così:
«In principio era la tenerezza, e la tenerezza era presso Dio, e la tenerezza era Dio… e la tenerezza carne si è fatta e ha messo la sua tenda in mezzo a noi».
Il grande miracolo è che Dio non plasma più l’uomo con polvere del suolo, dall’esterno, come fu in principio, ma si fa lui stesso, teneramente, polvere plasmata, bambino di Betlemme e carne universale.
♥ A quanti l’hanno accolto ha dato il potere… Notiamo la parola: il potere, non solo la possibilità o l’opportunità di diventare figli, ma un potere, una energia, una vitalità, una potenza di umanità capace di sconfinare.
«Dio non considera i nostri pensieri, ma prende le nostre speranze e attese, e le porta avanti» (Giovanni Vannucci).
Nella tenerezza era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
♥ Una cosa enorme: la vita stessa è luce.
La vita vista come una grande parabola che racconta Dio; un Vangelo che ci insegna a sorprendere parabole nella vita, a sorprendere perfino nelle pozzanghere della terra il riflesso del cielo.
Ci dà la coscienza che noi stessi siamo parabole, icone di Dio.
Che chi ha la sapienza del vivere, ha la sapienza di Dio.
Chi ha passato anche un’ora soltanto ad ascoltare e ad addossarsi il pianto di una vita è più vicino al mistero di Dio di chi ha letto tutti i libri e sa tutte le parole.
Da Natale, da dove l’infinitamente grande si fa infinitamente piccolo, i cristiani cominciano a contare gli anni, a raccontare la storia.
Questo è il nodo vivo del tempo, che segna un prima e un dopo. Attorno ad esso danzano i secoli e tutta la mia vita.
(fonte: cf Avvenire.it, 2 gennaio 2020).