Il Prof. Bugossi conosciuto anche dagli studenti tropeani
L’università di Ixtlahuaca, in Mexico, ha organizzato nella giornata di oggi un omaggio alla figura del filosofo italiano considerato il “padre della metafisica Antropica”
Importante riconoscimento all’opera filosofica del Prof. Tomaso Bugossi. L’università di Ixtlahuaca, in Mexico, congiuntamente all’associazione internazionale “ET-Et Convio filosofico” ha organizzato nella giornata di oggi, 19 maggio, un omaggio alla figura del filosofo italiano considerato il “padre della metafisica Antropica”.
Il Professore, già docente ordinario dell’Università di Genova dove per anni ha tenuto corsi di Filosofia Teoretica di Ermeneutica filosofica, ha avuto modo di farsi conoscere anche a Tropea in occasione del Primo Concorso letterario promosso dall’associazione di volontariato “Insieme Per…”, animando una serie di incontri con gli studenti di tutti gli indirizzi di Scuola Superiore.
La giornata dedicata a questa importante figura, ha visto anche il suo intervento in diretta Skype, e la presentazione della sua ultima fatica filosofica ” Los Tiempo Se Deben Comprender, Para Modificarlos” presentato per l’occasione dal dott. José Ricardo Perfecto Sánchez.
Tra le motivazioni a questa iniziativa si può ancora leggere: “Riconoscimento a Tomaso Bugossi come omaggio per il suo stupendo percorso di umanista solidale con le cause più nobili di tutto l’essere umano” ed ancora “Umanista difensore dell’uomo e della donna concreti, come enti storici e ultra storici”.
Al prof. Bugossi nel frattempo sono giunti tanti massaggi di congratulazioni, più di 1300 mail da tutto il mondo accademico iberico- sudamericano.
Di seguito alcuni passaggi dei suoi interventi offerti ai ragazzi di Tropea con i quali ha affrontato la delicata tematica della “Sofferenza e compartecipazione”, titolo voluto dall’associazione su cui sviluppare le composizioni partecipanti al concorso:
“Accostarsi alla verità di ogni problematica è accostarsi al nostro essere presenti, ma non ci si accosta a questa verità, ma al contrario la si uccide in noi, se si percorrono le strade dell’indifferenza. Tutto è permesso ai giovani, tranne che essere indifferenti…dobbiamo educarci ed educare a formarci interiormente, in quanto sono gli uomini che cambiano le strutture economiche, sociali e politiche e non viceversa…è nella gioventù che si vede l’uomo maturo; solo se si è nobilmente forti si può diventare anziani senza mai invecchiare, arricchendo continuamente il proprio patrimonio personale di nobiltà come capacità di portarsi l’irrazionale addosso e ordinarlo secondo il sentimento e la ragione: quando si invecchia formati e sempre più impegnati a formarsi, anche nella decadenza si invecchia bene; nella vecchiaia un uomo si rivela per quel che è sempre stato. L’uomo è sintesi di una pluralità di dimensioni, non somma. La sofferenza fa parte dell’uomo, è una sua dimensione, è dimensione dell’esperienza umana… Chi si ammala affronta una duplice sofferenza: sofferenza fisica dovuta alla malattia, sofferenza data dall’emarginazione sociale. La malattia porta una progressiva perdita del senso del proprio essere sociale, e conseguentemente si sperimenta una crescente solitudine esistenziale…e così ci si addentra nel tema dell’intolleranza… E’ l’amore che apre, ci apre alla consapevolezza che il dare è il donare, ma soprattutto il donarci. Allora l’altro, l’altro da noi, diviene il nostro simile, il nostro prossimo. La compartecipazione non si manifesta mantenendo un atteggiamento da spettatore nei confronti della vita, al contrario sgorga naturalmente da uno stato vitale ricco e pieno di calore umano. Questa compartecipazione non è commiserazione, nè compassione, almeno come la si intende oggi. Ci si deve mettere al posto di una persona ammalata e immaginarsi come questa persona possa sentirsi. E’ qui che scatta la molla dell’agire, dell’operare. Donare un po’ del nostro preziosissimo tempo per donarci a chi soffre; così la nostra giornata non sarà trascorsa invano e la nostra interiorità sarà pervasa da serenità nella consapevolezza che possa esistere per l’umanità ancora uno spazio di dialogo. Per poter esistere un noi deve pur sempre esistere un io. Amor vincit omnia”.