“Naufragato un progetto politico che poggiava su un castello di carta”
La posizione critica dell’ex Direttore Sanitario P.O. Tropea DR. Tino Mazzitelli
Tanto tuonò che piovve! La dura presa di posizione di altri quattro consiglieri comunali culminata con la dissociazione dalla maggioranza dimostra, se mai c’è ne fosse stato bisogno,c he ormai il Re è nudo.
Il sindaco Rodolico non ha più la maggioranza consiliare ragion per cui è naufragato un progetto politico che evidentemente poggiava su un castello di carta, troppo fragile per subire l’urto di quest’ultimo “tsunami” che si è abbattuto sul primo cittadino facendolo naufragare alla mercé del suo stesso atteggiamento insolente e sprezzante, tipico di chi si ritiene superiore agli altri.
Anche se adesso inizieranno le grandi manovre, ovvero il solito stantìo rituale di ricondurre lo strappo entro compromessi più o meno soddisfacenti per rinsaldare la maggioranza, tutto però sarà aleatorio, non più come prima, perché è venuta meno l’unione di “amorosi sensi”, quell’afflato politico che nel recente passato ha tenuto ben salda una compagine politica vogliosa di attuare una trasformazione radicale della società tropeana.
Parafrasando un vecchio adagio popolare, non è esagerato affermare che si stava meglio quando si stava peggio.
Il periodo di gestione politica di questa amministrazione può considerarsi concluso, solo il sindaco e qualche suo corifeo stenta ad accorgersi che la sua credibilità è diventata pari a zero in quanto a capacità progettuale e soprattutto in quanto alla completa assenza di percezione che tutto è ormai perduto, anche la speranza di rimettere la baracca in piedi.
Le ragioni del sostegno personale e politico al sindaco Rodolico dei nuovi dissociati si fondavano essenzialmente sulla condivisione di un progetto politico che avrebbe dovuto caratterizzarsi in iniziative di ampio respiro per rendere più vivibile Tropea e che via via potessero assumere valenza di criterio costitutivo dell’azione amministrativa introducendo elementi di particolare rilevanza nel sistema dei rapporti con i cittadini e, al tempo stesso,promuovessero l’ineludibile processo di rinnovamento della città attraverso una moderna pianificazione che, bandendo la solita ottica clientelare, tenesse conto, viceversa, del soddisfacimento dei bisogni di ognuno, scordandosi che l’interesse collettivo non è la somma degli interessi individuali ma li sovrasta, li compone, ne prescinde, e talvolta contrasta con essi.
Poiché il giudizio discende da dati di fatto incontestabili relativi alle scelte compiute fino ad oggi, al pari dei quattro dissidenti, riesce difficile sintonizzarci ancora su una lunghezza d’onda che, prescindendo dalle linee guida a suo tempo emanate, privilegi il solito, discutibile modo di gestire la cosa pubblica.
Il riferimento è in particolare alla assenza di un vero e proprio indirizzo politico, al dilettantismo dovuto quasi esclusivamente alla gestione monocratica del potere, affidata ad un sindaco inesperto, incapace, tra l’altro, di distinguere tra autorità ed autoritarismo, alla trattazione superficiale del turismo che come il più importante volano economico della città meriterebbe ben altra considerazione, alla non sempre attenta incentivazione delle risorse primarie della città verso le quali si persiste in un atteggiamento miope, con assenza di iniziative qualificanti, tali da non fare assurgere Tropea al rango di vera perla del Tirreno in aperta concorrenza con città (Taormina, Capri…) verso le quali oggi subiamo una subalternità socio-economica e culturale spaventosa, alla superficialità con cui viene affrontata la problematica giovanile in massima parte rivolta ancora verso forme di mero assistenzialismo anziché verso la promozione di iniziative concrete che coinvolgano i giovani, li proiettino verso il mondo del lavoro, li sollevino dal grave stato di alienazione, di frustrazione e di disagio in cui vivono dentro una città che giorno dopo giorno implode nelle sue stesse contraddizioni,nelle disfunzioni e nelle inadempienze che gravano su di essa come macigni deturpandone il volto, penalizzandola sotto l’aspetto ambientale, culturale e politico.
Le ragioni dei dissenzienti, pertanto, sono tutte attribuibili a semplici considerazioni di merito e di metodo: uno staff dirigenziale è vivo e vitale quando riesce a costituire un percorso di autonoma elaborazione di idee, di obiettivi e di priorità strettamente correlati ai bisogni della città e ai problemi concreti della gente.
Il consenso diminuisce nella misura in cui quegli obiettivi risultino oscuri, si traducano in risultati solo virtuali ed effimeri e soprattutto non vengano perseguiti con argomenti, strumenti e risorse umane in grado di interpretare e svolgere un ruolo di gestione all’insegna della efficienza e della trasparenza.
Un gruppo dirigente, quindi, maturo, libero da schematismi mentali, scevro da paranoie autoreferenziali e da delirio di onnipotenza e allo stesso tempo capace di dare sostegno diretto a tutti i processi e le novità che vanno in direzione dei diritti, prescindendo da preclusive logiche di schieramento e di appartenenza politica.
Se è vero che il buon tempo si vede dal mattino è altrettanto vero, stante siffatta situazione, che la speranza, benché sia l’ultima a morire, di un risanamento della situazione politico-amministrativa di Tropea diventa mera utopia, un miraggio che può sedurre ed illudere solo il sindaco, gli sprovveduti e gli ottimisti più disincantati.
Quando si registra un vuoto così evidente sul piano della credibilità, quando manca un’idea concreta di progettualità, quando la crisi si trascina oltre ogni aspettativa plausibile non può che cogliersi in tutta la sua evidenza l’impossibilità della realizzazione di un sogno, di un progetto per quanti avevano creduto che con l’avvento dell’amministrazione Rodolico Tropea sarebbe decollata.
Per tutti i sostenitori, gli amici oggi viene meno quella speranza e non si intravede il futuro, si persevera solo nella supponenza, nell’arroganza e nella superficialità di un sindaco per il quale il procedere con fantasia, intelligenza e soprattutto con umiltà non è più un imperativo categorico ma solo un andazzo, un tirare a campare che annulla lo sforzo creativo soprattutto della componente dissenziente, determinante nella vittoria, fino ad oggi resa avulsa dal potere decisionale e quindi impossibilitata ad esprimersi e ad incidere nei processi di trasformazione basati essenzialmente sulla coniugazione sinergica di idealismo e realismo necessaria per una vera, concreta inversione di tendenza.
Al punto in cui siamo, prima che lo decreti il Prefetto, il “tutti a casa” è un atto di grande responsabilità e di alta dignità politica.
Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea
DR. Tino Mazzitelli