Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Il Signore moltiplica anche il poco condiviso.
– La nostra pochezza e la grandezza di Dio – Nel vangelo di oggi si legge che Gesù con la merenda di un ragazzo sfama una folla numerosa: moltiplica il poco che viene messo a disposizione.
– La condizione del miracolo è che tutto sia portato a lui. La sua grazia moltiplicherà il poco che abbiamo, per creare un’abbondanza prima insospettabile.
– Il cibo diventa un problema in molte aree del globo e solo la condivisione potrà ottenere il miracolo della moltiplicazione a favore dei bisognosi.
– Anche annunciare il Vangelo può sembrare un problema per noi: “Siamo pochi, conosciamo poco, ci sentiamo inadeguati a portare l’annuncio… Pensare di farlo da soli, ci leva il respiro. Ma offrendo al Signore la nostra disponibilità del poco che possiamo fare, otterrà la incredibile moltiplicazione di arrivare a molti. -Una Chiesa che riconosce la propria inadeguatezza ha una sola strada da seguire: consegnarsi fiduciosamente a Gesù per fare quello che ci chiede.
– Immersi come siamo in una cultura di morte, la sfida di annunciare il Vangelo e di viverlo è immane. Affidiamo a Gesù il poco che possiamo ed egli lo moltiplicherà. E ciò avverrà ogni qualvolta lasciamo che la potenza di Dio si manifesti nella nostra debolezza. – Oggi si celebra la Prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani.
Dal Vangelo di questa domenica (Gv 6,1-15).
♦ In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
♦ Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
♦ Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
♦ Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
♦ E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
♥ Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Lezione di matematica evangelica (di Don Giovanni Berti).
♦ Dividere per moltiplicare… è la matematica che il Maestro Gesù insegna ai suoi discepoli con questa lezione sul campo.
♦ Non siamo in un aula scolastica o di catechismo, e nemmeno in una ovattata stanza di quale palazzo dove si governa la società o la Chiesa, ma siamo nell’aula della vita. La folla segue Gesù, affascinata e incoraggiata dalle sue parole ma soprattutto da quello che fa per i bisogni del prossimo.
♦ Gesù insegna infatti chi è Dio attraverso gesti di carità, e proprio l’evangelista Giovanni (che racconta questo episodio) arriverà a dire in una sua lettera che “Dio è amore”.
♦ Gesù vede la folla senza cibo materiale e vuole fare qualcosa, ma vuole anche prendersi cura della fame spirituale dei suoi discepoli e amici, perché si accorge che sono affamati dalla paura di non farcela, hanno bisogno del cibo della speranza che non li chiuda nei propri egoismi.
♦ Da buon Maestro li mette alla prova con la domanda “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”, per far vedere che la risposta esatta non viene dalla matematica classica, ma da quella evangelica.
♦ Gli apostoli si fermano ad una constatazione realistica “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. È la risposta che daremmo anche noi e non sbaglieremmo i calcoli.
♥ Ma è qui che la lezione di Gesù alla scuola del Vangelo, procede verso una soluzione diversa. I cinque pani e due pesci divisi diventano sufficienti per tutti, anzi ne avanzano 12 ceste.
Sembra una favola! Ma non è una favola. Non è nemmeno un miracolo e basta. È qualcosa di molto più grande di un miracolo, perché non vuole diventare una azione di forza dei “superpoteri” di Gesù ma un segno che quel che Lui sta facendo è possibile anche ai discepoli.
♥ Quel che sembrava troppo poco se condiviso può diventare molto di più per tutti.
Dove non arriva la matematica classica, arriva la matematica della carità, dove più si divide più si moltiplica e c’è spazio e bene per tutti.
♥ La vita ci insegna che la condivisione, anche se difficile, ci aiuta reciprocamente. Quanti esempi di carità, di aiuto reciproco, di condivisione ci sono che ci insegnano che non esiste povertà che non possa essere affrontata e che l’unico ostacolo al benessere è solo l’egoismo personale, comunitario, nazionale.
♥ Le strade della condivisione che moltiplica (come nel racconto del Vangelo) non sono affatto facili e hanno bisogno di organizzazione, regole, coinvolgimento di tante persone, ma non sono impossibili.
♥ E proprio noi cristiani dovremmo essere promotori di queste strade, credendo che le storie del Vangelo, come questa di oggi, non sono favole ma segni veri.
♥ Dividere per moltiplicare è la lezione che non possiamo perdere e che possiamo imparare solo se non rimaniamo nel campo delle ipotesi, dei ragionamenti astratti e delle chiacchiere, ma se la mettiamo in atto. E magari ci stupiremo quando vedremo che quel miracolo avviene anche nella nostra vita, quella vera.
Prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani
I nonni, anello di congiunzione tra generazioni
♦ Ricordare una voce preziosa e darle una giusta risonanza: questo è alla base dell’istituzione della Prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, voluta da papa Francesco all’interno dell’Anno della Famiglia nella IV domenica di luglio, vicina alla memoria liturgica dei santi Gioacchino e Anna.
Siamo invitati a recuperare quel rapporto di solidarietà tra generazioni che la cultura dell’indifferenza e dell’efficientismo pare avere accantonato.
♦ Accogliere il vissuto degli anziani significa invece riandare alle proprie radici, soffermarsi con riconoscenza grata sulle loro conquiste e i loro sogni, sugli insegnamenti di vita e sui sacrifici offerti con tenacia che hanno permesso alle generazioni successive di beneficiarne e di evolvere in un futuro migliore.
♥ L’ispirazione della Giornata nasce dall’avvincente testimonianza degli anziani Simeone e Anna che, presso il Tempio di Gerusalemme, fedeli alla loro missione, sono intenti a cogliere i segni dello Spirito, divenendo per questo essi stessi segno.
♥ «Ancora oggi – sottolinea il Papa – lo Spirito suscita negli anziani pensieri e parole di saggezza», e la giornata dei nonni è un invito a rintracciare e accogliere quella loro saggezza che ne fa parte viva della comunità, nella quale tutti, grandi e piccoli, siamo debitori gli uni degli altri, senza più fratture tra generazioni.
♥ I nonni sono come alberi piegati dal vento, e la pandemia ne ha mostrato la fragilità; alberi che i nipoti sapranno soccorrere e curare con gesti di tenerezza e sorprendere con la “fantasia dell’amore”, anche solo con un sms, che però saprà manifestare l’autenticità dell’attenzione.
♥ Come ricordato in Amoris laetitia (193): «Una famiglia che non rispetta e non ha cura dei suoi nonni, che sono la sua memoria viva, è una famiglia disintegrata; invece una famiglia che ricorda è una famiglia che ha futuro…
♥ In una civiltà in cui non c’è posto per gli anziani o sono scartati perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte», dal momento che «si strappa dalle proprie radici».
don Vittorio Stesuri, ssp (in ladomenica.it).