Molti i comuni sciolti per mafia nell’arco degli ultimi anni
Tropea, Parghelia, Ricadi/Capo Vaticano sono i Comuni che circondano Drapia e ne segnano i confini lato mare.
Sono segnali preziosi e inquietanti di una presenza della criminalità organizzata nella penisola che si protende nel Mare Tirreno tra la Piana di Rosarno e la Piana di Lamezia Terme.
Il serpente della ‘ndrangheta ha fatto il nido nelle terra della cipolla rossa e i suoi sibili non possono non essere sentiti da Drapia.
Non mancano le registrazioni dei sibili da parte delle Autorità di Governo:
1) diritti negati (la strada per Drapia, ufficialmente chiusa per frane e i cui lavori di messa in sicurezza sono bloccati da sei anni, nonostante i finanziamenti già erogati dallo Stato);
2) il territorio di Gasponi/S. Angelo precluso alla fruizione dei cittadini;
3) alcuni appalti pubblici spezzettati per moltiplicare gli incarichi ai progettisti;
4) rendiconti di interventi per lavori pubblici finanziati dallo Stato con acclarate spese ingiustificate;
5) tesori storico-archeologici che dormono nell’oblio, perché il Museo Archeologico “Monte Poro” è nato morto, come struttura;
6) lavori di restauro al Castello Galluppi di Caria con gli intonaci esterni che cadono a pezzi mentre il restauro è ancora in corso;
7) accoglienza migranti nel Comune di Drapia da parte di cooperative che non hanno pagato le spettanze ai dipendenti assunti per l’assistenza. Nel silenzio e nell’incuria di tutte le Istituzioni.
Dulcis in fundo, la trasparenza e la doverosa informazione sugli Atti del Comune ai cittadini presenta inquietanti vuoti.
Uomo avvisato, mezzo salvato, dice un proverbio noto. Si agisca secondo legge.
Rebus sic stantibus è evidente che sarebbe da sciocchi sperare che la crisi prodotta dalla pressione e dalla presenza della criminalità organizzata nello spazio e nelle Istituzioni che circondano Drapia possa essere evitata.
Anche perché il territorio di Tropea è stato cementificato e il territorio del Comune di Drapia diventa l’unica opzione per gli investimenti turistici ictu oculi riconducibili a Tropea.
Chiunque conosca la geografia fisica Drapia/Tropea sa benissimo perché. Occorre perciò capire la realtà e cercare risposte adeguate alla sfida.
Nella legalità e nella trasparenza.
Viene esclusa, senza tentennamenti, la resa al crimine organizzato del territorio comunale sul quale la sovranità è solo della Repubblica italiana. Il controllo del territorio deve restare allo Stato ed è lo Stato che deve tutelare i cittadini che non vogliono passare sotto il dominio della ‘ndrangheta. Cittadini che denunciano il rischio prima che l’evento si consumi.
L’allarme fatto non può restare senza risposte adeguate.
I segnali – lo ripetiamo – sono legati a diritti trasformati in favori e a inadempienze che costringono gli abitanti di Drapia a violare la legge per recarsi al Municipio ed accedere ai servizi erogati dallo stesso.
La pressione, oggettivamente esistente e deduttivamente certa, di interessi turistici che guardano al territorio di Drapia e che potrebbero, al di là delle apparenze, essere ricondotti a famiglie della criminalità organizzata, deve spingere i cittadini tutti a prendere consapevolezza dei rischi di collusioni criminali possibili tra esponenti amministrativi, cittadini, imprenditori con la ‘ndrangheta.
Non bisogna sottovalutare i possibili effetti deleteri della paura, degli interessi economici e addirittura della sfiducia nelle Istituzioni, considerata la storia recente dei Comuni che circondano Drapia.
Per vincere la sfida occorrono scelte e segnali precisi e chiari, inequivocabili.
Ne indico alcuni:
1) Il Comune deve praticare la trasparenza degli Atti amministrativi e discutere i problemi e i rischi con i cittadini e gli imprenditori;
2) Il Comune deve uscire dalla violazione quotidiana dell’ordinanza che chiude la strada di accesso al capoluogo. L’unica esistente.
Non può procrastinare ancora una situazione d’illegalità e di pericolo per la sicurezza dei cittadini. Né renderli protagonisti coatti di quotidiana illegalità;
3) Il Comune deve garantire a tutti la fruizione delle bellezze paesaggistiche di cui è dotato.
Va fatta rispettare la legge che proibisce le costruzioni a quaranta metri dal ciglio delle colline. E i quaranta metri debbono diventare spazi pubblici;
4) Il Comune deve rivendicare e ripristinare il reticolo di strade comunali che danno al territorio un’identità e una storia inalienabile e intangibile;
5) Il Comune deve puntare al recupero:
a) dei centri abitati;
b) dei nuclei abitati nelle campagne;
c) delle case sparse nelle campagne.
Tutte risorse paesaggistiche storiche e ambientali di un tessuto urbano e rurale ancora vivo fino agli anni ottanta.
Ricchezze che rischiano il degrado, conseguenza inevitabile dell’abbandono.
Il territorio è un bene che va tutelato e i centri abitati – in primis Drapia capoluogo – sono risorse preziose per lo sviluppo economico del territorio;
6) Il Comune deve difendere da subito:
a) il restauro del Castello Galluppi dallo scempio e dall’insipienza di chi fa i lavori di restauro;
b) deve chiamare ai danni chi ha sciupato il pubblico denaro, impedito di fatto l’apertura del Museo Archeologico di Monte Poro sui beni archeologici di Torre Galli, che deve custodire e valorizzare i preziosi reperti ivi recuperati;
7) Il Comune deve dare i nomi toponomastici propri alle parti di territorio costruiti, abitati, emarginati (incautamente dimenticate? o cinicamente abbandonate da tempo ai privati?).
8) Il Comune deve provvedere a stilare un piano pluriennale di sviluppo turistico, con obiettivi chiari e realistici, per favorire lo sviluppo del territorio e la sua economia. Sostenendo le iniziative, dove ce ne siano, di piccole cooperative o singoli cittadini.
9) Il Comune deve avviare una verifica dell’adeguamento sismico di tutti gli edifici pubblici, delle scuole in primo luogo, e un piano di evacuazione della popolazione in caso di catastrofe naturale e risanare tutto ciò che non è conforme alla legge. Ciò, prima che un evento catastrofico si verifichi, per non farsi cogliere impreparati e affidare i soccorsi alla mera casualità e alla confusione del momento.
Infine siccome la lotta alla ‘ndrangheta si fa anche con la cultura e il lavoro, il Comune deve rivendicare:
a) la gestione o almeno il coinvolgimento nella gestione del teatro La Pace, costruito – salvo errori – con finanziamento pubblico;
b) la ripresa produttiva delle campagne incolte, attraverso la rivendicazione della terra a chi la lavora, per iniziativa diretta del Comune.
Drapia, infine, dovrebbe farsi portavoce dell’esigenza di riaggregazione dei Comuni limitrofi con l’obiettivo di avere un’unità amministrativa di base di almeno 15.000 abitanti.
Riaggregare i cittadini in unità amministrative di base più grandi e adeguate a dare risposte concrete ai diritti e ai bisogni dei cittadini, significa anche rendere più forte il tessuto civile e rendere più facile la lotta alla ‘ndrangheta oltre che accrescere l’importanza del nuovo aggregato amministrativo e abbattere le spese burocratiche e la burocrazia, rivelatasi troppo spesso nido sibilante di serpenti.
Naturalmente altre iniziative possono essere suggerite da chi vuole non restare inerte.
La ristrutturazione del territorio nell’auspicabile aggregazione territoriale di base dovrebbe vedere all’opera competenze urbanistiche e archeologiche adeguate.
Si ritiene che il compito progettuale potrebbe essere affidato alla Facoltà di Architettura di Reggio Calabria.
Si dà per scontato che il lavoro dovrebbe portare alla messa in sicurezza dell’intero sistema territoriale urbano e rurale, in particolare ai rischi sismici e idrogeologici, e dovrebbe essere imperniato sulle più avanzate tecnologie per quanto riguarda le energie rinnovabili, i rifiuti, la cibernetica, il sistema educativo dalla prima infanzia alle scuole superiori.
Quello che ci si propone di costruire è un futuro che garantisca, sulla granitica base delle risorse ambientali e storiche del territorio, certezze e sviluppo sostenibile per le nuove generazioni.
È evidente che, per quanto mi riguarda, l’unica risposta vincente alla sfida della ‘ndrangheta è la creazione di lavoro, cultura, concretezza dei diritti costituzionalmente garantiti.
Sono sicuro che nei Comuni qui richiamati le forze produttive, culturali, civili presenti e operose da tempo sono in grado di vincere la sfida contro la criminalità organizzata.
Presidente associazione “Drapia in Europa”
Rodolfo Mamone