Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Il Santo che vinse l’ignoranza.
Domani 4 agosto è il giorno di San Giovanni Maria Vianney, per tutti il curato d’Ars (1786-1859). Un sacerdote, che per oltre quarant’anni guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata nel villaggio di Ars vicino a Belley in Francia, con l’assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza.
– Eppure guardando alla sua vita, ci accorgiamo che egli è stato più un uomo con molti limiti: la sua vicenda insegna che esiste una santità attribuita anche alle persone poco brillanti. Viveva straordinariamente la sua quotidianità.
– Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell’ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, divenne tanto sapiente da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio. Papa Pio XI, nel 1929, fu proposto «celeste patrono di tutti i parroci dell’universo» e da Benedetto XVI, nell’Anno sacerdotale 2009 «di tutti i sacerdoti del mondo».
Il curato d’Ars è stato dichiarato santo e patrono di tutti i parroci del mondo… eppure era un sacerdote con scarse risorse intellettive, possedeva pochissima memoria, ignorava la grammatica latina e le sue catechesi erano copiate dai libri predicabili.
Quali qualità aveva il curato d’Ars perché la Chiesa lo proclamasse santo?
Giovanni Maria Vianney a 19 anni inizia il cammino di formazione per diventare prete, opponendosi per due anni alla volontà del padre che lo reclamava nei campi, come sostegno alla famiglia. Dopo ben 10 anni e con molti stenti, riesce ad ottenere l’ordinazione sacerdotale.
Da questi elementi si comprende la tenacia, la determinazione impiegata dal curato nel voler perseguire un traguardo incompatibile con le sue capacità.
Ma un’altra domanda affiora nella mente: che cosa spingeva la folla ad arrivare fino ad Ars per ascoltare le prediche di un parroco poco acculturato? Le cronache riferiscono che la gente andava volentieri ad ascoltare le omelie del curato perché erano credibili, convincenti, passionali.
♦ Un avvocato anticlericale si reca ad Ars certo di poter ridere a spese di “quell’ignorante del parroco”. Ma torna a casa convertito. Agli amici che gli chiedono: Ma dunque che cos’hai visto ad Ars? L’avvocato risponde: “Ho visto Dio in un uomo”.
♦ Considerando che il curato non possedeva una voce alta e che all’epoca ancora non esistevano i microfoni, quello che gli astanti riuscivano a malapena ad udire era qualche frase dell’intero sermone, per il resto potevano solo vederlo. E quello che la gente vedeva era un sacerdote con un grande carisma, abituato a sottoporre il corpo ad ogni sorta di penitenza: dal digiuno (due patate al giorno e se qualcuna era ammuffita, per il curato, era ancora buona da mangiare) al giaciglio (composto da tralci di vite ricoperti da una coperta) fino al flagello del cilicio.
♦ Ma il curato d’Ars oltre ad essere rigoroso, era un uomo innamorato di Dio. Molte delle sue preghiere e omelie erano impregnate di amore per il Signore.
Ecco qualche stralcio:
♥ “Non tutti noi possiamo fare grandi elemosine ai poveri, farci religiosi, ritirarci in una certosa, nei deserti, ma tutti possono amare il buon Dio dal fondo del cuore. Amare Dio non consiste soltanto nel dirgli con la bocca: mio Dio, ti amo.
♥ Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, è preferirlo a tutto, è essere pronto a perdere i beni, l’onore, la vita stessa piuttosto che offenderlo. Amare Dio è amare niente al di sopra di Lui, niente che sia incompatibile con Lui, niente che condivida con Lui il nostro cuore”
♥ “Ti amo, mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita”.
(fonte: La spiritualità del curato d’Ars).