Il tema del fascismo e dell’antifascismo è stato affrontato una infinità di volte dal 1945 ad oggi
Di tanto in tanto i cattocomunisti, unitamente ai cespugli del centro, a corto di argomentazioni che possano interessare l’opinione pubblica, in un rigurgito di antifascismo, sviscerano il solito trito e ritrito ritornello con l’intento di tenerli uniti: il pericolo fascista
Per onestà mentale e storica impone alcune riflessioni: molti pensano che l’Italia non è mai diventata una vera democrazia perchè dalla caduta del fascismo, il 25 Luglio 1943, non è riuscita a superare le divisioni tra fascismo e antifascismo. La colpa è di tutti, fatta eccezione di quei pochi come De Felice, Montanelli e Prezzolini che, come oracoli inascoltati, per anni hanno denunciato questo assurdo e masochistico manicheismo. Come non essere d’accordo?
Il tema del fascismo e dell’antifascismo è stato affrontato una infinità di volte dal 1945 ad oggi. E’ stato un vecchio chiodo fisso oltre che un cruccio di insigni filosofi e politologi molti dei quali non riuscivano a farsene una ragione. Ma una ragione c’è! Molti antifascisti divennero tali solo quando il regime cadde. Non lo fecero i più perchè la palinodia, cioè l’abiura e la ritrattazione, presupponeva un esame di coscienza che nessuno, o quasi, voleva fare. Gli esami di coscienza sono imbarazzanti e scomodi, richiedono coraggio che pochi hanno, specialmente tra gli intellettuali i quali fin dai tempi di Virgilio, pupillo di Mecenate, stretto collaboratore di Augusto, non hanno mai amato mettersi all’ombra. Preferivano mettersi al servizio del padrone di turno almeno finchè restava padrone. Quando non lo era più, quando perdeva il potere e un altro ne prendeva il posto voltavano spensieratamente gabbana e salivano sul suo carro. Se lo avevano fatto con discrezione, in silenzio, senza alzare la voce, senza accanirsi contro il “principe” detronizzato tutto bene o comunque non così male. Male, invece, malissimo quando si ergevano a censori, salivano sul pulpito, mettevano sotto accusa e sotto processo chi, fino al giorno prima, avevano onorato e blandito.
L’idea di non godere delle grazie del nuovo padrone e di non riscuoterne la benevolenza li avrebbe fatti entrare in crisi. Ma i nostri, tanti trasformisti hanno un passato che peserebbe come un macigno sul loro presente se non ne facessero la più plateale, oscena abiura. Più il “principe”, ormai nella polvere, li ha favoriti, più i rinnegati lo inchiodano alla berlina e alla gogna. Un voltagabbana non crede in niente. Fa solo finta di credere finchè gli fa comodo, finchè così brucia le tappe di una carriera altrimenti faticosa.
Dicevano bene Longanesi e Maccari: “i fascisti si dividono in fascisti e antifascisti”. Come diceva bene Flaiano che mai aveva avuto simpatie o collusioni con il regime, il suo Duce e i suoi gerarchi: “c’è una sola cosa peggiore del fascismo, l’antifascismo” Una battuta paradossale e francamente non condivisibile in toto perchè il fascismo per molti aspetti fu una dittatura e, come tutte le dittature, esecrabile. Confiscò la libertà, mise la mordacchia e irreggimentò impedendo di fare quello che,nei limiti del lecito e del legittimo, si sarebbe voluto fare. Flaiano, democratico doc, uomo integro e coerente, disprezzava i conformista e ogni atteggiamento di chi si adegua passivamente all’idee e agli usi prevalenti. Diceva con humor, intelligenza, coraggio quello che pensava, traducendolo in brillanti e amari aforismi, piccole ma anche grandi verità liofilizzate. Io credo, al pari di una grande moltitudine di altre persone, che la nostra non diventerà mai una democrazia moderna e compiuta finchè non chiuderà definitivamente i conti con un passato morto, ma non ancora sepolto. Il passato, specialmente quello che alimenta nei vivi odi, livori, rancori deve passare per sempre.
C’è da riconoscere che una ventina di anni fa, con la nascita del bipolarismo, anche se diviso, litigioso, riottoso, le cose sono un po’ cambiate. La destra è andata al potere governando per più di cinque anni. Avrebbe potuto fare di più per smantellare e archiviare questi odi e rancori, solo sopiti. E questo spiega perchè la lotta politica sia ancora così cafonesca, il dibattito così rozzo, i protagonisti così intolleranti. Spiega altresì la levata di scudi, la polemica plateale e anacronistica che da qualche tempo sta montando in Italia contro la premier Giorgia Meloni “rea”, fra l’altro, di non aver eliminato la fiamma tricolore dal simbolo del suo partito, vecchio retaggio, a parere del conformismo catto comunista, della dottrina almirantiana, riferibile “all’ancienne” regime, al MSI che subito dopo la caduta del fascismo è entrato a pieno titolo nell’arco costituzionale.
Se è vero che Almirante ha assorbito in pieno il credo e i principi del fascismo incarnandone la dottrina, è altrettanto vero che nel post fascismo Almirante è stato, assieme a Berlinguer, il politico della riconciliazione, rimanendo fedele e coerente ai principi di uomo politico legato profondamente ai valori della Patria, a differenza di tanti altri -(Palmiro Togliatti, ad esempio)- legati alla santa madre Russia o al dollaro americano. “Non restaurare, né rinnegare”. era il suo motto. Possibile che ancora oggi c’è qualcuno che si scandalizza e si straccia le vesti perchè un politico, ancorchè premier, con determinazione e coerenza porta avanti una politica contrassegnata dai valori tradizionali e ideali di una destra politica, sociale e culturale condensati nel motto “Dio, Patria, Famiglia”? Possibile che ancora oggi c’è qualcuno che vorrebbe che la cultura fosse riservata e ad appannaggio “dell’intellinghenzia” della sinistra marxista, la sola secondo una tesi di comodo, titolata ad usufruire dell’onorificenza, perchè solo attraverso essa è possibile costruire un terreno comune essenziale sul quale avviare tutti insieme un cammino di rinascita, di identità, di unità?
Dimenticano costoro che il comunismo, dopo l’eliminazione dello zar, in tutto l’arco della sua storia ha prodotto nel mondo più lutti e nefandezze di quanti ne ha prodotti il nazifascismo. Possibile che non ci si renda conto che o i toni della polemica fra gli schieramenti si smorzino o il Paese sarà sempre più ingovernabile? E quando un Paese è troppo a lungo ingovernabile può succedere di tutto. Specialmente quello che non vorremmo mai che succedesse. Non dimentichiamo che il cavaliere Benito andò al potere con trentacique deputati e lo tenne in pugno per vent’anni. Ma, purtroppo, la Storia non insegna niente, soprattutto a chi non la conosce o, peggio, la manipola a proprio uso e consumo. Il passato va capito, non dimenticato!!!
DR. Tino Mazzitelli
(Direttore Sanitario Aziendale e Ospedaliero Asp 8)
(Ex Sindaco di Zungri)