Fede e dintorni

Il monaco irascibile

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Il monaco irascibile.

– Crea un po’ di imbarazzo l’insistenza di una certa stampa a presentare i peccati di preti, frati, monaci ed anche vescovi, soprattutto quelli relativi agli abusi sessuali.
– Non perché non meritino di essere denunciati alla pubblica opinione, ma disturba quella gogna mediatica che rivela, alla fine, sentimenti anticlericali e a volte antireligiosi.
– Senza voler qui contrapporre l’infinita letteratura di santità riguardante la vita di tanti buoni preti, frati, monaci e vescovi, si deve pacificamente condividere che anche loro sono persone con una umanità fragile e si impegnano a correggere i loro difetti, maturando vittorie o subendo sconfitte.
– Di questa lotta interiore solo Dio ne è testimone, ma i frutti poi sono visibili a tutti. – Tra i compagni di S. Alfonso, fondatore dei redentoristi, c’era P. Francesco Saverio Rossi, che dovette combatte duramente con il suo carattere irascibile. E quando sentiva che stava per esplodere, andava nella stalla del convento e si inginocchiava davanti all’asino, scaricando la sua rabbia biliosa e poi… chiedendo scusa allo stupito animale.

♦ C’era una volta un monaco che, dopo diversi anni di vita nel monastero nel deserto, ottenne molte vittorie su se stesso, divenendo migliore.
Pregava e meditava per ore, le sue mani si facevano callose per il duro lavoro nel campo, le sue passioni si calmavano gradatamente.
Un solo difetto resisteva a tutti i suoi sforzi: il suo carattere irascibile. Per un niente si arrabbiava. Se un confratello, nel raccogliere le spighe nel campo, ne lasciava una indietro, già si arrabbiava. Se in cappella qualcuno stonava nel cantare, subito gli dava una gomitata.
Un giorno, parlando con il suo superiore, disse che non sopportava l’agire dei suoi confratelli. Lo irritavano troppo. Preferiva vivere da solo.
Come esperienza, gli fu permesso di vivere nel deserto.
Fece la sua capanna e si sentiva felice. Almeno la prima notte.
Il giorno successivo,nel prelevare l’acqua dalla cisterna, il secchio si girò, riversando tutta l’acqua. “Pazienza” disse a se stesso.
Attinse nuova acqua e si diresse verso la capanna.
Mentre si abbassava sotto la porta, il secchio si girò di nuovo e l’acqua del secchio cadde .
– Accidenti a te – disse con impazienza.
Tornò al pozzo, riempì il secchio per la terza volta e ritornò alla capanna.
Era già alquanto nervoso: inciampò e cadde a terra con il secchio… e la sua lingua riversava un diluvio di parole, anche volgari.
Trascorse la giornata pregando e riflettendo.
A sera concluse: “Ora so dove si trova il difetto. Non nei miei confratelli del monastero, ma in me.
Devo cambiare il mio carattere. Il nemico è dentro di me, non gli altri. Tornerò al monastero e ricomincerò da capo”.
(Fonte: P. Clovia di Jesus Bovo redentorista)

Più che fermarsi a guardare i peccati delle persone, conviene volgere l’attenzione all’infinita letteratura di santità riguardante la vita di tanti buoni preti, frati, monaci e vescovi ed anche laici. Tutti sono persone con una umanità fragile, e si sono impegnate a correggere i loro difetti, maturando vittorie o subendo sconfitte. Di questa lotta interiore solo Dio ne è testimone, ma i frutti poi restano visibili a tutti. E gli scandali? “E’ necessario che avvengano”, dice Gesù. e chi li provoca deve affrontarne le conseguenza. Ma allo scandalo occorre dare una risposta cristiana: abbiamo tutti bisogno di conversione, di perdono e di grazia, perché tutti siamo fragili e possiamo cadere.

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