Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Il martire gesuita difensore dei guaraní.
– Nel cammino della storia dell’umanità troviamo tanti santi che hanno illuminato il loro tempo con il loro esempio, le loro scelte di vita e, i tanti, anche con il sacrificio della propria vita.
– Il limite di non poterli conoscere tutti non ci dispensa dall’amorosa ricerca di chi oggi può esserci di riferimento per aiutare la nostra umanità ferita.
– E’ il caso di San Roque González de Santa Cruz (1576-1628), martire gesuita fondatore delle “reducciones” (villaggi creati per favorire la crescita umana e spirituale degli indios) e difensore dei guaraní.
– Fu ucciso a colpi di ascia. Aveva scritto al fratello: “E’molto onore e gloria patire grandi contraddizioni battendosi per la giustizia, perché gli indios siano liberi dalla dura schiavitù.
– E a san Roque Dio concesse la grazia di dare tutta la sua vita e tutto il suo sangue, per amore dei guaraní.
Santi che ci sorprendono.
♦ Le imponenti rovine dei Sete Povos das Missões, oggi patrimonio dell’umanità, narrano al mondo l’audacia evangelizzatrice e lo slancio apostolico dei missionari gesuiti e, in particolare, di san Roque González de Santa Cruz (1576-1628), il primo apostolo del Rio Grande del Sud, coraggioso difensore delle popolazioni autoctone, iniziatore e fondatore delle reducciones.
♦ Chiunque le visiti è colpito da tanta grandezza. Ma forse si è colpiti ancor più dalle reliquie conservate ad Asunción, nella cappella dei Santi Martiri presso il Collegio di Cristo Re, dove si custodiscono l’ascia con cui san Roque fu ucciso e il suo cuore, rimasto miracolosamente illeso quando il corpo, dopo il martirio, fu dato alle fiamme.
♥ «Il suo cuore incorrotto costituisce un’immagine eloquente dell’amore cristiano, capace di superare tutti i limiti umani, fino alla morte», disse san Giovanni Paolo II nell’omelia pronunciata per la sua canonizzazione, il 16 maggio 1988. – Papa Francesco, il 12 luglio 2015, sostò in preghiera davanti alle reliquie, durante il suo viaggio apostolico in Ecuador, Bolivia e Paraguay.
♥ Nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, al paragrafo 141, il Pontefice menziona «i santi Roque González e Alfonso Rodriguez e compagni martiri in Sud America» come testimoni del fatto che «la santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due. Così lo rispecchiano alcune comunità sante».
♦ Il 15 novembre la Chiesa ricorda san Roque, sant’Alfonso Rodríguez (10 maggio 1599 – 15 novembre 1628) insieme a san Juan del Castillo (14 dicembre 1596 – 17 novembre 1628). Purtroppo, su queste grandi figure di martiri gesuiti si trova ben poco in testi italiani, mentre ce ne sono vari in spagnolo e in portoghese.
Particolarmente interessante il libro Para que los indios sean libres (“Perché gli indios siano liberi”) che raccoglie e commenta tutti gli scritti dei tre santi giunti fino a noi.
San Roque González de Santa Cruz.
♦ Roque González, nato il 17 novembre 1576 ad Asunciòn, è il primo santo originario del Paraguay.
Il padre, il notaio Bartolomé González de Villaverde, apparteneva ad una famiglia della nobiltà spagnola. La madre, Maria de Santa Cruz, diede una fervorosa educazione cristiana ai suoi nove figli. Fra questi, due divennero sacerdoti, Pedro e Roque: gli altri ebbero carriere brillanti, nell’amministrazione pubblica o nell’esercito mentre le sorelle conclusero matrimoni sontuosi con dei conquistadores.
♦ Roque non si fece mai abbagliare dal luccichio ingannatore della mondanità e del potere. Amava il Cristo disprezzato, nudo sulla Croce, e riconosceva le piaghe del Signore nella carne umiliata e sofferente dei poveri.
♥ La casa paterna era piena di indios che svolgevano le mansioni di servitori. Roque approfittò della loro presenza per imparare bene la loro lingua e i lavori agricoli. Infiammato dalla carità di Cristo, aveva solo un’aspirazione: diventare loro servo e loro difensore.
♦ Il 25 marzo 1599, venne ordinato sacerdote diocesano e subito si mise ad aiutare la popolazione autoctona dei guaycurúes, curandone la formazione spirituale e le esigenze concrete. Per migliorare le loro condizioni di vita li spinse a lasciare il nomadismo e a diventare agricoltori.
♦ Lui stesso dava l’esempio e lavorava con l’aratro, facendosi tutto a tutti con così tanto zelo ed amore che la popolazione di Asunción chiese a gran voce di averlo come parroco della cattedrale.
Anche in questo incarico il giovane sacerdote si distinse per l’impegno.
♦ Quando aveva solo trentadue anni, gli giunse una nomina prestigiosa: quella di vicario generale della diocesi. Ma egli, per umiltà, non volle accettare e chiese al suo vescovo il permesso di entrare nella Compagnia di Gesù.
Diventa gesuita.
♥ Fece il suo ingresso tra i figli di sant’Ignazio di Loyola il 9 maggio 1609.
Nel 1611 venne inviato fra i guaraní. Da allora tutta la sua vita fu dedicata alla fondazione delle reducciones, villaggi appositamente creati per favorire la crescita umana e spirituale degli indios, sviluppando tutti i loro talenti, anche in campo artistico, musicale e culturale.
♥ Seguendo il corso del fiume Paraná, san Roque, con un coraggio pronto ad ogni prova, determinato a «fare e soffrire qualsiasi cosa per amore di Cristo», si spinse in terre vergini, costruendo via via nuove reducciones.
– «Come osi venire qui dove nessun spagnolo ha mai messo piede?» gli chiese una volta un cacique.
– «Vengo per insegnare la via del cielo» rispose con mitezza il missionario.
♥ Egli portava sempre con sé un’immagine di Colei che chiamava la “Conquistadora”, la Vergine Maria. Più volte aveva sperimentato che gli bastava mostrare agli indios un’effigie dell’Immacolata per vederli cadere in ginocchio.
Davvero, Maria conquistava le anime per donarle a Cristo mentre dava forza ai suoi apostoli.
Difficoltà missionarie.
♦ Le difficoltà in questi viaggi erano tante: san Roque e i suoi giovani confratelli soffrivano le durezze del clima, la fame, le insidie di serpenti velenosissimi e anche di persone ostili. A volte, quando arrivavano negli sperduti villaggi degli indigeni, erano ridotti a tanta povertà che dovevano mendicare un po’ di cibo, passando da una capanna all’altra.
♦ Poi c’erano le fatiche per costruire le reducciones. San Roque, instancabile nei lavori manuali come era zelante nella predicazione, nella catechesi e nell’amministrazione dei sacramenti, faceva da architetto e da muratore.
Per prima cosa piantava una croce. Poi lavorava come uno schiavo, con la camicia inzuppata di sudore, senza potersela cambiare, perché era l’unica che aveva. E dire che da giovane, a casa sua, aveva avuto a profusione camicie di stoffe delicatissime!
♦ Ma le sofferenze più grandi venivano dagli encomenderos, grandi proprietari che sfruttavano e maltrattavano gli indios, e dai paulistas, i cacciatori di schiavi.
♥ San Roque sentiva nel suo cuore, una ad una, tutte le sofferenze dei suoi guaraní e difendeva la sua gente a viso aperto, affermando con forza il diritto degli indios di essere liberi da ogni oppressione. Gli autoctoni lo amavano, ma gli stregoni gli erano contrari, temendo di perdere il loro potere.
Il martirio.
A seguito di un’epidemia, alcuni sparsero la voce che il morbo fosse causato dall’acqua battesimale.
♥ La mattina del 15 novembre 1628, mentre stava chinato ad attaccare il batacchio ad una campana, padre Roque fu colpito alla testa dai colpi d’ascia di un sicario. L’uomo uccise anche un indio e il padre Alfonso Rodríguez, invano intervenuti con l’intento di salvare il grande apostolo.
Due giorni dopo, in una vicina missione, padre Juan del Castillo soffrì un crudele martirio.
♥ In un’appassionata lettera del 13 dicembre 1616 al fratello, il tenente generale Francisco González de Santa Cruz, san Roque aveva scritto che per la Compagnia di Gesù è «molto onore e gloria patire grandi contraddizioni» battendosi per la giustizia, «perché gli indios siano liberi dalla dura schiavitù».
E a san Roque Dio concesse la grazia di dare tutta la sua vita e tutto il suo sangue, per amore dei guaraní.
(fonte: cf. l’Osservatore Romano, 15 novembre 2021).