“Sta passando il principio per cui tutto è consentito al potere”
Mario Oliverio e il Consiglio regionale della Calabria abbiano rispetto dei calabresi
«Il governatore Mario Oliverio non può più tacere né fingersi paladino della sanità calabrese. In politica contano i fatti.
È palese l’incompatibilità perpetua del sub-commissario per il Piano di rientro, Andrea Urbani, ora nominato direttore generale della Programmazione sanitaria».
Lo afferma in una nota la deputata M5s Dalila Nesci, che spiega: «La nuova nomina di Urbani è stata vistata lo scorso 28 febbraio.
Sono passate due settimane e Oliverio non ha detto né fatto nulla, tolta la farsa della difesa dell’elisoccorso di Cirò. Gli ricordo, tra l’altro, che il commissario per l’ottemperanza della sentenza di riapertura dell’ospedale di Praia a Mare è proprio il direttore generale della Programmazione sanitaria, cioè quello stesso Urbani che fino a ieri, da responsabile del Piano di rientro, ha volutamente ignorato l’obbligo di riattivare quel presidio sanitario, stabilito dalla magistratura». «La rilevata incompatibilità di Urbani – osserva la parlamentare 5 stelle – è un caso nazionale, di cui spero si occupino gli autori del volume “La Casta”.
È il controllore che controlla il controllato. È come se gli studenti universitari potessero assegnarsi i voti delle materie da soli, come se l’esame per la patente lo giudicasse lo stesso candidato, come se l’imputato fosse anche giudice». «Questa forzatura del ministro Lorenzin – conclude Nesci – non può passare in cavalleria. Tutti sanno che al tavolo di verifica degli adempimenti sarà proprio Urbani a giudicare, da capo della Programmazione sanitaria, l’operato di Urbani come sub-commissario per il Piano di rientro, che vale circa 3miliardi e mezzo all’anno. Oliverio e il Consiglio regionale della Calabria abbiano rispetto dei calabresi e la smettano, per una volta, di pensare a poltrone ed equilibri politici da mantenere. Intanto blocchino i pagamenti a Urbani.
Sta passando il principio per cui tutto è consentito al potere, spernacchiare innanzi a sentenze, ignorare la logica essenziale dei controlli, ricevere emolumenti da capogiro e perfino promozioni».