Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Il giorno di Mamma Natuzza.
Viene voglia di chiamarlo così questo giorno, in cui Natuzza Evolo vola verso la Beatificazione, perché si è aperta la fase diocesana del Processo che la annovererà tra i Beati.
– A Paravati di Mileto (VV) il momento era molto atteso dai fedeli, che hanno conosciuto la mistica calabrese morta il 1° novembre 2009. Erano migliaia i fedeli che sabato pomeriggio scorso (6 aprile 2019) hanno raggiunto la spianata di Villa della Gioia per essere presenti alla celebrazione per «Mamma Natuzza», come veniva e ancora viene chiamata. Una celebrazione che avrebbe dovuto svolgersi nella Cattedrale di Mileto, ma in previsione dell’enorme afflusso annunciato, si è svolta sul sagrato della nuova Chiesa davanti alla spianata di Villa della Gioia gremita di fedeli. – Il vescovo diocesano Mons. Luigi Renzo ha portato anche la sua commossa testimonianza personale più recente.
Un opportuno cambio di sede.
♦ La celebrazione avrebbe dovuto svolgersi nella Cattedrale di Mileto, ma il vescovo diocesano Mons. Luigi Renzo ha dovuto fare (volentieri) un cambio di sede: «Per la vostra risposta entusiastica e come sempre sovrabbondante, e motivi di sicurezza e per consentire a tutti di poter assistere in diretta alle operazioni, d’accordo col postulatore don Enzo Gabrieli, ho ritenuto di derogare alla norma per trasferirci in assemblea qui alla Villa della Gioia. Di questo ringrazio anche la Fondazione che ci ha consentito di tenere qui questa storica assemblea».
Queste le parole del vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo durante la liturgia eucaristica che ha preceduto la prima seduta pubblica del tribunale diocesano, costituito dallo stesso vescovo lo scorso 13 dicembre dopo che la Congregazione della cause dei Santi il 17 ottobre precedente aveva concesso il nulla osta.
Testimonianza personale di Mons. Renzo.
♥ «La mia gratitudine va al Signore per il dono che ci ha fatto di Mamma Natuzza, ed inoltre grazie proprio a lei, a Mamma Natuzza, non solo per la sua testimonianza di fede, ma anche per la cura e la premura che mi ha riservato soprattutto in questi ultimi mesi.
Vi assicuro che oggi non sarei stato qui e non avremmo potuto aprire la Causa senza il suo concreto ed avvertito aiuto. Stava per saltare tutto per alcune complicazioni che si erano frapposte a causa dell’intervento chirurgico che nei giorni scorsi ho dovuto sostenere a Bologna. Mi son visto quasi perduto, quando alla fine di febbraio da Bologna mi chiesero nuovi esami clinici che comportavano tempi lunghi. Il tempo stringeva e non sapevo come risolvermi.
♥ Ho chiesto a lei di aiutarmi a risolvere il problema, se non voleva che saltasse tutto. Devo riconoscere che non si è fatta pregare, perché ho trovato tutte le porte aperte e la massima collaborazione. In una settimana ho fatto tutti gli esami grazie alla disponibilità dei medici di Vibo e di Catanzaro, a cui mi sono rivolto anche tramite amici. Ed eccomi qui, grazie al Signore ed a Mamma Natuzza.
Il grande giorno
♦ E’ il giorno decisivo per l’avvio del processo di canonizzazione: «Quel che conta è partire ed è significativo che questo avvenga in tempo di Quaresima, un tempo che in vita ha segnato particolarmente la carne di Natuzza, fino ad una quasi sua immedesimazione col Crocifisso», ha detto ancora Mons. Renzo, che ha evidenziato come la chiamata alla santità è per tutti.
♦ Il Santo è chi sa fare nella sua vita la scelta radicale di Dio senza lasciarsi disorientare dalle attrattive del mondo.
Non significa vivere fuori dal mondo, ma di attenerci all’esortazione di Gesù: “Voi siete nel mondo, ma non del mondo”.
Oggi più che mai si rischia di essere travolti dalle manie di questa società al punto da far passare in secondo piano i principi religiosi, in cui si dice di credere. Al punto che la religione non illumina e non orienta più i comportamenti della vita quotidiana, ma sembra ridurla ad “una cornice senza il quadro”.
Il santo, invece, prende sul serio il Vangelo e lo vive senza lasciarsi plagiare dalle cose mondane. Mamma Natuzza ha vissuto con questo stile di distacco e di umile abbandono nelle mani del Signore. Ha lasciato la sua testimonianza di donna, di mamma e di cristiana innamorata di Gesù, al punto da sacrificare tutto a questo scopo.
Una vita santa
♥ «La vita di Natuzza è stata una lettera scritta nella sofferenza e nell’amore obbediente al Signore dentro la Chiesa. Una vita che è un «esempio per tutti – spiega il postulatore, don Enzo Gabrieli – e da guardare come testimonianza. Una testimonianza di mamma e donna che ha aperto il suo cuore e la porta a coloro che avevano bisogno di lei nei momenti duri della vita come quello della malattia».
♦ Nata a Paravati (Vibo Valentia) il 23 agosto 1924 Fortunata Evolo, questo il suo nome di Battesimo, ha vissuto un’infanzia difficile con molte difficoltà anche economiche.
All’età di 5-6 anni le prime visioni. Quando riceve l’Eucarestia, la bocca le si riempie di sangue; è il primo segno di quelle sofferenze mistiche che cominceranno a manifestarsi di lì a poco sul suo corpo. Sposata diventa madre di 5 figli e vive un’esistenza ordinaria come madre, donna, laica che ha vissuto il Vangelo nella sua dimensione domestica.
Punto di arrivo e di ripartenza del Processo
♦ Dopo la celebrazione della messa, sul grande sagrato della chiesa si è svolta la prima sessione dell’inchiesta diocesana presieduta dal vescovo Luigi Renzo che ha visto il giuramento dei membri del tribunale ecclesiastico composto dal delegato episcopale don Francesco Vardè, dal promotore di giustizia monsignor Saverio Di Bella, dal notaio attuario don Francesco Sicari e dal notaio aggiunto Francesco Reda e dal postulatore don Enzo Gabrieli.
♦ A questo momento si è arrivati dopo l’istruttoria avviata quattro anni fa dal vescovo Renzo, 5 anni dopo la morte di Natuzza.
A novembre la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Successivamente la pubblicazione del Decreto per l’introduzione della Causa di canonizzazione della serva di Dio.
Ora il Processo che aprirà le porte alla Beatificazione.
(fonte di riferimento: cf Avvenire.it, 6 aprile 2019).