Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Il Colosseo rosso per i Martiri di ieri e di oggi.
La sera del 24 febbraio 2018 su iniziativa di “Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs)” (che da 70 anni lotta in tutto il mondo per sostenere i fratelli nel bisogno e difenderne la legittima libertà di fede) il celebre monumento del Colosseo è stato illuminato a rosso, come il sangue dei martiri cristiani e dei perseguitati di oggi.
Il monumento di Roma è stato illuminato in contemporanea alle chiese di San Paolo a Mosul (Iraq) e di Sant’Elia ad Aleppo (Siria). Nella occasione ci sono state tante testimonianze di fede, tra cui quella del cardinale Parolin che ha ricordato: “La libertà religiosa è un diritto!”.
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Duemila anni dopo, il Colosseo torna a tingersi di rosso. Non del sangue dei martiri cristiani, condannati ad bestias, ma dalla luce sanguigna di decine di fari. E in questa serata scura e piovosa, l’anfiteatro Flavio color sangue è un urlo contro l’indifferenza attorno alle persecuzioni sofferte dai cristiani nel XXI secolo.
♦ “Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs)” ha scelto questo monumento simbolo per pungolare i governi e le opinioni pubbliche. E assieme al Colosseo si sono illuminate in contemporanea, e in collegamento con questa piazza, le chiese di San Paolo a Mosul e Sant’Elia ad Aleppo. Dalla Siria e dall’Iraq si susseguono le testimonianze dei cristiani scampati alla furia del Daesh. Da Roma quelle di Rebecca Bitrus, nigeriana rapita da Boko Haram, e quelle di Ashiq Masiq e Eisham Ashiq, marito e figlia di Asia Bibi, pachistana condannata a morte per blasfemia.
Alcuni interventi
♦ Alla manifestazione non fa mancare un messaggio di «vicinanza e condivisione» il presidente Sergio Mattarella, che definisce la libertà religiosa, «principio irrinunciabile».
♦ Sul palco, al Colosseo, c’è il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: «Aleppo e Mosul sono luoghi simbolo dell’immane dolore provocato da fondamentalismi e da interessi geopolitici… La libertà religiosa è continuamente minacciata sia quella dei cristiani che degli appartenenti ad altre religioni… Noi speravamo che conclusa la guerra si avviasse subito la ricostruzione che avrebbe permesso ai cristiani della piana di Ninive di ritornare… Ma l’opera iniziata da Acs ha subito uno stop «per le tensioni scatenate tra governo di Baghdad e curdi… Un Medio Oriente senza cristiani non ha senso, sono parte fondamentale di quelle terre».
♦ Per la Chiesa italiana c’è il segretario della Cei, il vescovo Nunzio Galantino. «Il martirio di tanti uomini, donne, bambini, in questo mondo a corto di testimoni, testimonia che ha senso restare fedeli a Gesù e accettare la rivoluzione del Vangelo». Ma «quel sangue è anche «una condanna alla nostra superficialità» e questo Colosseo rosso «crea un legame virtuoso tra i cristiani della prima ora e quelli uccisi in tante parti del mondo». Galantino ricorda «con commozione» le parole confidategli da una cristiana irachena profuga a Erbil: «Mi disse: “Dica al Papa che non abbandoneremo mai il Vangelo di Gesù”».
♥ Ad un tratto gli schermi portano davanti al Colosseo rosso l’immagine della chiesa di San Paolo a Mosul, illuminata allo stesso modo. Sui gradini della cattedrale il coro canta il salmo in arabo.
E immagini arrivano anche da Aleppo, dove padre Firas Lufti racconta di una città «riunificata dopo anni di martirio e sofferenza», ma anche della violenza che ancora insanguina Damasco. «Aleppo sta rinascendo, nonostante la diaspora dei cristiani, crollati da 250mila a 30mila. «Ora assieme alla pietre dobbiamo rimettere in piedi anche i profughi e gli orfani».
♦ Antonio Tajani, presidente dell’europarlamento, fa un richiamo alle Nazioni Unite: «Vorremmo che anche l’Onu avesse il coraggio che ha avuto il Parlamento europeo a definire “un genocidio” le persecuzioni contro i cristiani».
(fonte: cf Avvenire.it, sabato 24 febbraio 2018).