Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Il beato martire don Giovanni Fornasini.
– È beato don Giovanni Fornasini, “angelo custode” della sua gente, il parroco zelante nella carità”.
– Ad annunciarlo è stato Papa Francesco durante l’Angelus del 26 settembre. Il Papa, dopo la preghiera mariana, ha ricordato la beatificazione che si compiva a Bologna.
– Don Giovanni fu ucciso a soli 29 anni dai nazifascisti a San Martino di Caprara, uno dei luoghi di Monte Sole, in cui si consumarono gli eccidi di Marzabotto, sul Monte Sole, nella Seconda Guerra mondiale.
– Carità e fraternità i suoi impegni ai quali ha donato la vita: “Non è stato un super eroe, ma un esempio, anche per i giovani di oggi, di come si superano le difficoltà della vita”.
– Le fragilità e le difficoltà della sua vita lo hanno fatto diventare lievito per aiutare gli altri.
– Il rito della beatificazione è stato celebrato nella Basilica di San Petronio, a Bologna, dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
♦ Ha in mano una palma, simbolo del suo martirio. Don Giovanni Fornasini viene raffigurato così nel drappo svelato nella Messa di beatificazione presieduta a Bologna, nella Basilica di San Petronio, dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
♦ Nell’omelia, il porporato ha disegnato i tratti di questo giovane sacerdote, ucciso in odium fidei a soli 29 anni, dalle SS che mal sopportavano la sua instancabile carità e il suo amore senza limiti per le 333 anime del paese di Sperticano, dove era parroco.
L’angelo custode.
♦ “Don Fornasini fu l’angelo custode dei suoi parrocchiani”: ha sottolineato il cardinale Semeraro ricordando l’opera del sacerdote che perse la vita in modo violento sul Monte Sole, nel 1944.
♦ Seppelliva i cadaveri insepolti; e nel solco del Vangelo della odierna Liturgia, dissetava e nutriva i bisognosi; accoglieva tutti i rifugiati dei dintorni nella sua canonica, dove poi si insediarono i nazisti. Negoziava perfino con loro, maneggiando il dizionario di tedesco che si era procurato appositamente.
♦ Cercava così di attirare nel bene anche gli oppressori. In tal modo riuscì a difendere dagli abusi degli occupanti anche la dignità di alcune ragazze, impedendo lo scandalo dei piccoli.
Profeta dell’inclusione.
♦ Il porporato ha ricordato la forza di don Giovanni che era nella preghiera e nei sacramenti che celebrava insieme agli sfollati. Egli è stato un profeta dell’inclusione odiato dai banditori della discriminazione. Instancabile l’impegno a salvare la sua gente.
♥ La violenza evitata alle pecorelle, però, ha colpito il pastore, diventando odio alla sua mediazione sacerdotale. Persino l’inganno che lo ha attirato nel luogo del martirio ha dovuto far leva sulla sua premura pastorale, attraverso un pretestuoso invito a seppellire i morti presso San Martino di Caprara il 13 ottobre 1944. Mentre vi si recava pregando, rimase vittima di una imboscata.
Non un eroe, ma un martire.
♥ Ricordando le letture del giorno, il porporato ha parlato della categoria del giusto, vittima della prepotenza degli uomini. In questa luce va guardato il beato Giovanni Fornasini. Più che essere l’eroe di un qualsiasi ideale, egli è stato autentico martire di Cristo.
(fonte: vaticannews.va/it, 26 settembre 2021, 16:30).
Da altro web
Un parroco giovane e generoso.
♥ “È stato solo un prete buono, fino alla fine, che si è pensato con la sua gente, che non ha avuto paura perché il suo amore per il Signore era più della paura”. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, in precedenza ha tracciato così il profilo di Don Giovanni Fornasini, nato a Pianaccio di Lizzano in Belvedere, sull’appennino bolognese, il 23 febbraio 1915.
Dieci anni dopo la famiglia si trasferisce a Porretta Terme e qui il giovane cresce nella preghiera e nella fede tanto da voler diventare sacerdote.
Nel 1931 inizia un percorso in Seminario, segnato dalla fatica nello studio e dalla salute cagionevole. Diventato prete nel 1942 viene destinato a Sperticano, una piccola comunità di 333 abitanti vicino a Marzabotto, dove resterà fino alla sua morte.
Alcuni ancora oggi lo chiamano “l’angelo di Marzabotto”, altri il “pretino” che offriva la sua vita per salvare gli altri.
La carità che lo compromette.
♥ Ricorda don Angelo Baldassarri, responsabile del Comitato per la beatificazione di don Giovanni Fornasin: “È stato un sacerdote che in tempo di guerra cerca di fare della sua parrocchia una comunità accogliente, attenta ai piccoli, ai ragazzi, al servizio, alla preghiera. Poi quando la guerra arriva in casa sente il desiderio e la necessità di aiutare tutti coloro che sono nelle situazioni di bisogno”.
♥ È una carità silenziosa, senza distinzioni, che alla fine lo compromette, lo espone ad essere giudicato dalle autorità come “uno che si immischia in cose che non sono sue”. Una carità, la sua, che fa sporcare le mani.
♥ La vicenda di don Giovanni si colloca in una pagina di storia molto triste, legata alla strage di Monte Sole, una collina dell’appennino bolognese, di cui lui fu testimone.
♥ ♥ Un eccidio commesso dalle SS che aveva lo scopo di cacciare i partigiani e che costò la vita a giovani, bambini e anziani. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 morirono circa ottocento persone in diverse località di Monte Sole. Nella storia è ricordato come l’eccidio di Marzabotto.
♥ “Il giovane parroco di Sperticano viene arrestato mentre cerca di liberare degli uomini, torna a Bologna per avere dei documenti in Curia e qui gli chiedono di restare in città finché non sarà passata la bufera. Invece don Giovanni ritorna nella parrocchia dove è avvenuto l’eccidio e lì, negli ultimi giorni della sua vita, si troverà soltanto a seppellire dei morti”.
Una morte cruenta.
♥ Don Giovanni Fornasini, la sera prima di morire, partecipa ad una festa organizzata dai soldati tedeschi perché aveva capito il pericolo che correvano alcune ragazze del paese. Proprio quella sera il comandante delle SS lo invita il giorno dopo a salire fino ai luoghi della strage.
♥ Tra i timori di tutti don Giovanni va, ma da lì non farà più ritorno. Verrà ucciso dietro al cimitero di Caprara e solo dall’analisi dei suoi resti, ritrovati dal fratello alla fine della guerra, si è capito che era stato ucciso per le botte ricevute e perché trafitto al collo da una baionetta.
♥ ♥ “La sua carità era rivolta verso tutti, un amore che non si spegne anche quando la violenza è terribile, ha disturbato i soldati che uccidendolo pensavano di annientarlo e di farlo dimenticare in fretta. Non è stato così”.
♥ “Quello che colpisce della figura di don Giovanni è che seppe vivere gli ultimi momenti della sua vita con coraggio e anche con una forza fisica grande, lui che era stato malato, che era stato povero, che durante la scuola era stato bocciato più volte.
♥ Nella figura di Giovanni emerge che proprio le fragilità e le difficoltà della sua vita lo hanno fatto diventare lievito perché ha saputo mettersi nei panni di coloro che vivevano le stesse fatiche”.