Fede e dintorni

Il bambino nascosto

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Il bambino nascosto.

– L’anno di San Giuseppe (che sta per chiudersi) ha visto la pubblicazione di un film sulla “paternità mancata” e trovata in circostanze drammatiche.
– Infatti il tema di una paternità mancata, e inaspettatamente “trovata” in circostanze ultra-drammatiche, è al centro di un film recente (4 novembre 2021): Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di Napoli ed insegna pianoforte. Una mattina, un bambino di 10 anni, che abita nel suo stesso palazzo, si introduce in casa sua, e il maestro accetta di aiutarlo a nascondersi, dando vita ad un rapporto padre-figlio vissuto in situazioni drammatiche.
– Non solo le donne riescono a sentire il richiamo della maternità e a seguirla con l’istinto proprio delle mamme. Ma anche gli uomini, seppure con minore clamore, sono richiamati dal senso della paternità, a cui poi riescono a rispondere con creatività.
– Papa Francesco nella Lettera Apostolica
“Patris corde” ha sottolineato la paternità (legale) di San Giuseppe che ha attuato con grande creatività soprattutto nel portare in salvo la vita del Bambino Gesù e della mamma Maria minacciata dalla persecuzione di Erode. – Il figlio dà senso alla vita e accende energie nascoste in chi risponde al richiamo della paternità. – Interessante davvero è questa storia di paternità raccontata nel film del regista Roberto Andò.

Il bambino nascosto: film su una storia di paternità del regista Roberto Andò.
Trama = Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia.
In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde.
“Il maestro” – così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. E quando accade, riconosce nell’intruso Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo.
Interrogato sul perché della sua fuga, Ciro non parla. Il professore comprende allora che il ragazzino gli chiede di nasconderlo alla camorra, decisa a ucciderlo perché insieme con un coetaneo ha scippato la madre di un boss.
Nonostante questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa, ingaggiando una singolare, e tenace, sfida con i nemici di Ciro.
Tra i due si stabilisce un legame profondo, al di là degli schemi e delle definizioni.

L’intervista
* È giusto, Andò, parlare di paternità ritrovata?

Senza dubbio. Il professore e il bambino sono due “invisibili” e si consegnano uno all’altro creando una famiglia atipica ma basata sull’affetto e dotata di una straordinaria forza, di una sua legittimità. L’uomo trova il figlio che non aveva mai programmato di avere, il bambino scopre un padre capace di amarlo e proteggerlo mentre quello naturale è pronto a consegnarlo ai criminali.

* Ma come le è venuta l’idea di questa storia?

Ho preso spunto da un atroce fatto di cronaca avvenuto nel 1976 nella mia Sicilia, quando quattro ragazzini vennero rapiti, strangolati e gettati in un pozzo dalla mafia dopo aver rapinato la madre del boss Nitto Santapaola. Per anni non si seppe nulla di loro. E la cosa ancora più sconvolgente fu che i padri non ne avevano mai denunciato la scomparsa.

* Perché nel cinema la paternità è meno raccontata della maternità?

Mentre la madre viene considerata l’origine generante del mondo sulla base della tradizione cattolica di Maria con il Bambino, il padre è una figura più sfuggente. Nella cultura del Novecento è spesso assente, o inadeguata se non addirittura dotata di una connotazione negativa.

* A cosa si riferisce?

Al padre-padrone, una tipologia che ancora resiste presso certe tradizioni .

* Come sono i nuovi padri?

Più consapevoli, sempre più in ascolto dei figli. Il loro ruolo si è ridefinito, arricchendosi di sfumature. È come se la società si fosse psicoanalizzata e il padre abbia gettato la maschera scoprendosi più conscio della propria funzione. È una nuova realtà che anche il cinema è pronto a raccontare. Il figlio che dà senso alla vita

(fonte: cf L’Osservatore Romano, 4 dicembre 2021).

L’anno di San Giuseppe (che sta per chiudersi) ha visto la pubblicazione di un film sulla “paternità mancata” e trovata in circostanze drammatiche. – Infatti il tema di una paternità mancata, e inaspettatamente “trovata” in circostanze ultra-drammatiche. Il protagonista risponde con creatività alla situazione.- Papa Francesco nella Lettera Apostolica “Patris corde” ha sottolineato la paternità (legale) che San Giuseppe ha attuato con grande creatività, soprattutto nel portare in salvo la vita del Bambino Gesù e della mamma Maria minacciata dalla persecuzione di Erode.

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