Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Il bacio di Gesù.
– Tra le quattro le vittime dell’esplosione del centro parrocchiale di otto piani avvenuta a Madrid il 20 gennaio scorso, c’è il sacerdote 36enne Ruben Perez Ayala morto dopo il ricovero in ospedale. Deceduto anche l’elettricista 35enne Santos Muñoz chiamato a controllare le caldaie della palazzina poco prima dell’esplosione.
– Ancora in corso di accertamento cosa abbia provocato la perdita di gas: sembra però che fosse in corso un controllo dell’impianto dell’edificio parrocchiale che è di proprietà della chiesa Virgen de la Paloma che dispone di vari uffici, sale riunioni, un centro di accoglienza della Caritas e tre abitazioni per sacerdoti.
– L’elettricista, 35 anni e padre di quattro figli, era giunto poco prima nella palazzina e con lui lui c’era il sacerdote chiamato ad assistere gli operai mentre controllavano la caldaia.
– Eppure da tutto questo dolore è emersa una storia che sa di incanto e si ritrova nell’ultima lettera scritta dal sacerdote. Un bambino down diviene suo chierichetto e gli fa vedere come riceve baci da Gesù: un bambino che lo aiuta a capire che avvicinare gli altri al mistero della Salvezza comporta prima vivere il proprio incontro con Gesù.
La lettera di Don Ruben.
♦ Sei mesi dopo essere stato ordinato sacerdote, il mio Vescovo mi ha mandato a dirigere una Parrocchia. Dovevo sostituire un parroco che era lì da più di 30 anni: quindi mi sono trovato con la non accettazione degli abitanti di quel luogo. Il compito è stato arduo ma fruttuoso e non avrei avuto tanta fecondità senza l’aiuto di un ragazzino di nome Gabriel … Il protagonista di questa storia.
♦ La seconda settimana dopo essere arrivato in parrocchia, è venuta una giovane coppia con il loro figlio molto speciale (sindrome di Down) e me lo hanno presentato. Mi hanno chiesto di accettarlo come chierichetto.
Sulle prime pensavo di rifiutarlo, e non perché fosse un bambino con capacità diverse, ma per tutte le difficoltà con cui iniziavo il mio ministero in quel luogo.
♦ Ma non potevo dire di no, perché quando gli ho chiesto se voleva essere il mio chierichetto, non mi ha risposto, ma mi ha abbracciato intorno alla vita. Che bel modo per convincermi…
♦ Gli ho dato appuntamento per la domenica successiva, 15 minuti prima dell’Eucaristia e lui era puntuale con la tonaca rossa e la roquette che sua nonna aveva fatto a mano per l’occasione.
Debbo aggiungere che la sua presenza mi ha portato più parrocchiani, perché i suoi parenti volevano vederlo debuttare nel suo ruolo di chierichetto.
♦ Dovevo preparare tutto il necessario per l’Eucaristia e non avendo un sacrestano o un campanaro, dovevo correre da un posto all’altro, e fu solo prima dell’inizio della Messa che mi resi conto che Gabriel non sapeva come servire alla messa.
♥ Per mancanza di tempo mi è venuto in mente di dire: “Gabriel, devi fare tutto quello che faccio io, okay…?”
Non glielo avessi mai detto, un bambino come Gabriele è il bambino più obbediente del mondo.
♥ Così abbiamo iniziato la celebrazione e quando abbiamo baciato l’altare, il piccolo gli è rimasto attaccato. – Nell’omelia ho visto che i parrocchiani sorridevano quando parlavo loro, il che rendeva felice il mio giovane cuore sacerdotale.
Ma poi ho capito che non stavano guardando me, ma Gabriel che continuava a cercare di imitare i miei movimenti.
Comunque, questa fu la prima messa con il mio nuovo chierichetto.
♥ Quando la messa terminò, io ho detto a Gabriel cosa doveva fare e cosa non fare. Tra l’altro gli ho detto che l’altare poteva essere baciato solo da me, spiegandogli come il sacerdote si unisce a Cristo in questo bacio.
♥ Mi ha guardato con i suoi grandi occhi interrogativi senza comprendere appieno la spiegazione che gli stavo dando…
E, senza tacere quello che stava pensando, ha detto: “Dai, voglio baciarlo anche io…”.
Io gli ho spiegato ancora perché no … Ma alla fine gli ho detto che l’avrei fatto per entrambi. Sembrava che fosse stato soddisfatto.
♥ La domenica successiva, quando ho iniziato la celebrazione e baciato l’altare, ho visto Gabriel mettere la guancia sull’altare con un grande sorriso stampato sul suo visino e non lo lasciava. Ho dovuto dirgli di smetterla.
Alla fine della messa gli ho ricordato: “Gabriel, ti avevo detto che l’avrei baciato per entrambi.”
♥ Mi ha risposto: “Padre, non l’ho baciato io. Mi ha baciato Lui…”.
♥ Senza scherzare gli ho detto: “Gabriel, non giocare con me …”
Mi ha risposto: “Davvero, mi ha riempito di baci!”.
Il modo in cui me lo ha detto, mi ha riempito di santa invidia.
Quando ho chiuso la chiesa e ho salutato i miei parrocchiani, mi sono avvicinato all’altare e ci ho messo la guancia, chiedendo: “Signore … baciami come hai baciato Gabriele”.
♥ Quel bambino mi ha ricordato che il lavoro non era mio e che conquistare i cuori delle persone poteva venire solo da quella dolce intimità con l’Unico Sacerdote, Cristo.
Da allora il mio bacio all’altare è doppio perché, sempre dopo averlo baciato metto la guancia per ricevere il suo bacio.
Grazie Gabriel!
(fonte: dal web e dal Blog di Sabino Paciolla, 25 gennaio 2021).