Compie 90 anni la rivista voluta da don Mottola
Don Francesco Sicari, Fratello maggiore dei sacerdoti oblati, ne traccia un ricordo, racconta il presente e progetta il futuro della rivista tanto amata dal Beato tropeano
“Parva Favilla ha 90 anni”
Era il primo febbraio del 1933 quando, con la benedizione del Vescovo di Nicotera – Tropea Mons. Felice Cribellati, veniva pubblicato il piccolo foglio “Parva Favilla”, frutto dell’ardore d’animo e di pensiero del Beato Francesco Mottola negli anni del suo rettorato al Seminario Vescovile di Tropea.
Il titolo della testata doveva essere “Ignis Ardens” e in vista di questa trasformazione che doveva avvenire nel corso del tempo, il Vescovo Cribellati suggerì e scelse il nome di “Parva Favilla”, così come viene evidenziato in un corrispondenza tra il Beato e il Vescovo, in quel lontano mese di febbraio 1933.
La prima pagina aveva per titolo “Una parola di presentazione” e in essa viene fuori la grande carità spirituale e culturale del sacerdote tropeano.
Parva Favilla nasce come “mensile del Seminario Vescovile di Tropea” per comunicare l’ideale santo di Dio, perché l’Amore e la luce di Cristo tormenti e illumini altri, così come tormentò e illuminò don Mottola e i suoi amici. Così scriveva don Mottola: “Vogliamo intanto comunicare il piccolo bagliore della nostra lampada: sono tanti che l’amano ancora! Parva Favilla non è per le sale abbaglianti di luce, ama la pace serena delle umili case, i tabernacoli di campagna sgretolati e rozzi, ma sempre fioriti; vuol soprattutto consumarsi, vegliando il Signore, presente per noi sull’altare”.
Sentiamo risuonare in queste parole il motto paolino “charitas Christi urget nos” e se è vero che “se San Paolo fosse vissuto ai nostri tempi avrebbe fatto il giornalista” (Von Ketteler), don Mottola, pur non avendo alcuna iscrizione all’albo dei giornalisti, lo è stato in modo autentico.
Vengono in mente le parole di un altro grande scrittore e giornalista, don Giuseppe De Luca che affermava: “si scrive bene, quando si vive bene; per scrivere con invincibile efficacia è necessario vivere ciò che si scrive. E’ come un dire, e insieme dimostrare ciò che si dice. E’ come un dare, nella propria vita, l’esempio di come quella verità si crede” che ben si collegano al messaggio di Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali del 2023, quando il Papa afferma l’importanza di parlare col cuore, perché “la comunicazione non dove mai ridursi a un artificio, a – diremmo oggi – una strategia di marketing, ma deve essere il riflesso dell’animo, la superficie visibile di un nucleo d’amore invisibile agli occhi”.
Don Mottola ha parlato col cuore, ecco perché questo piccolo foglio, nato come organo di informazione del Seminario, diventò col tempo organo di cultura e di formazione spirituale, per la chiesa e la società calabrese, trattando dei più svariati argomenti e aiutando i lettori a conoscere e comprendere gli avvenimenti della chiesa e del mondo, dal secolo scorso ai nostri tempi.
Parva Favilla non ha mai più cambiato il suo nome, non si è trasformata in “Ignis Ardens” ma è stata e continua ad essere strumento vivo dell’Idea e segno di quel fuoco “divino” che mai deve spegnersi.
Avremo certamente occasione per fare memoria di questo anniversario, attraverso iniziative specifiche nel corso del 2023. In questo momento nasce spontaneo però dal cuore il grazie a tutti coloro che hanno sostenuto fin dall’inizio il Beato don Mottola in questo stupendo percorso culturale e comunicativo, ai vari direttori che si sono succeduti in questi 90 anni, in particolare Mons. Girolamo Grillo e Mons. Domenico Pantano di venerata memoria ed il carissimo don Enzo Gabrieli che ha guidato la rivista negli anni scorsi in coincidenza con la beatificazione di don Mottola.
Grazie anche a tutti i collaboratori che si sono prodigati a pensare i vari numeri e a scrivere i pezzi, a spedire il giornale, a tenere in ordine l’archivio della rivista, a condividere coi vari direttori di ieri e oggi la gioia e la fatica di questa missione speciale, di annunciare il Vangelo nel linguaggio e nella cultura degli uomini.
Grazie agli oblati e alle oblate del Sacro Cuore che, fedeli al carisma originario e sapienti nel leggere i segni dei tempi, sanno testimoniare ancora oggi la vocazione ad essere certosini e carmelitane della strada. Grazie ai Vescovi che hanno sempre benedetto l’opera mottoliana in tutti i suoi molteplici aspetti e dimensioni.
Grazie all’editore “Fondazione della casa della carità” che sostiene economicamente la stampa della rivista; grazie infine alla nuova redazione che mi affianca nel continuare a sognare con gli occhi di don Mottola, “adorando il Cristo divinamente vincitore nella nostra terra di Calabria” e a raccontare con la mente e il cuore di don Mottola la bellezza ed anche la problematicità della vicenda umana e cristiana del tempo che stiamo vivendo.
A conclusione di questa mia riflessione, riporto le parole scritte da don Mottola nel 1939: “Parva Favilla non vuole essere un bilancio, ma una lirica nel senso più interiore della parola: è l’Idea che si impadronisce di tutto l’essere e diventa armonia e melodia pura dello spirito, cioè la più alta manifestazione della vita, perché la più profonda vita. Noi vogliamo che Cristo regni”.
Fratello maggiore dei Sacerdoti Oblati del Sacro Cuore
Don Francesco Sicari