Secondo il webmagazine musicale Rockit.it i Tropea suonano bene
Il giornalista Pietro Raimondi: «Non hanno combinato nulla di assurdo, non credo sappiano nemmeno cosa sia un comunicato stampa, per mettere la roba su Spotify ci hanno messo un bel po’: semplicemente arrivano sul posto, mettono degli occhiali stupidi e suonano, e lo fanno benone»
«Arrivano sul posto, mettono degli occhiali stupidi e suonano, e lo fanno benone». Sono le parole del giornalista di Rockit.it Pietro Raimondi, nel suo articolo di due gironi fa sulla band che a suo dire ha conquistato Milano, «ma non lo sanno neanche loro». Sono quattro ragazzi, quattro studenti di musica, e si chiamano Tropea.
«Quello che suonano – ha spiegato Raimondi su Rockit.it – sta in quell’intersezione gustosissima tra il già sentito e il “comunque non saprei descriverti ’sto suono”, a metà tra le mode internazionali dell’alt-pop contemporaneo e alcune grossissime fette di tradizione di cinquanta anni fa». Il giornalista ha poi aggiunto sul conto della band: «Non capisci se l’influenza più grossa sia Mac DeMarco o direttamente i Beatles, alla fonte. Le chitarre sono ovunque ma ti ritrovi all’improvviso un sax o un sintetizzatore tamarrissimo, e nulla stona mai. Testi in inglese e rilassata attitudine mediterranea. Accelerano inquietati e si guardano malinconici alle spalle, contemporaneamente». Alcuni brani si trovano su Spotify, ma secondo quanto scrive il critico musicale, «il loro meglio i Tropea lo danno dal vivo». Molti nostri lettori si domanderanno la ragione di questo nome della band. Sta di fatto che Tropea, meta internazionale delle vacanze, grazie alla band omonima attualmente presente nella scena musicale di Milano, si spera diventi presto la colonna sonora della nostra cittadina nel mondo.