Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
I martiri cinesi fonte di ispirazione anche per oggi.
L’evento che per la prima volta ha visto partecipare ad un Sinodo cattolico due vescovi dalla Cina Continentale (a cui a Roma è stato dato un caloroso benvenuto), ha richiamato potentemente alla memoria storie di martirio secolare dei cristiani in Cina. I due vescovi partecipanti al Sinodo, Giovanni Battista Yang Xaoting e Giuseppe Guo Zincai, giunti a Roma in seguito al recente accordo tra Santa Sede e Pechino sulle nomine episcopali, non mancano di ricordarli, anche se vengono evitati toni da crociata sui diritti civili universali, come invece vorrebbero alcuni cristiani cattolici e no, sottolineando una certa debolezza e arrendevolezza nei confronto del Governo centrale cinese. Il martire cristiano, pur essendo conscio dei propri diritti che vengono calpestati dalla violenza del regime di turno, non ha paura di offrire la suprema testimonia di vita a Colui che l’ha data per primo: Cristo Gesù.
♦ I Santi Martiri Cinesi (Agostino Zhao Rong e 119 Compagni) sono ricordati dal calendario il 9 luglio, in rappresentanza delle migliaia di martiri il cui sangue, dagli inizi del cristianesimo in Cina fino ai nostri giorni, ha fecondato la terra cinese.
♦ La motivazione del martirio avvenuto in varie epoche e luoghi diversi della Cina è uguale per tutti: hanno testimoniato coraggiosamente il Vangelo di Cristo con la parola e con la vita e, caduti vittime di persecuzioni per aver predicato o professato la fede, sono entrati nel glorioso banchetto del cielo.
♥ Il primo annuncio del Vangelo in Cina avvenne nel V secolo. In epoca moderna, grazie all’invio di missionari come Matteo Ricci, molti cinesi si avvicinarono al cristianesimo, sia nelle classi alte sia in mezzo al popolo, senza mai rinnegare le proprie origini e la propria cultura d’appartenenza.
Ma dove si evangelizza, non tarda ad arrivare il martirio.
♥ Padre Francesco Fernández de Capillas, domenicano ucciso nel 1648, è considerato il protomartire della Cina. A lui, nei tre secoli successivi, si aggiunsero Agostino Zhao Rong, sacerdote, Pietro Sans i Jordá, vescovo, e compagni. Non solo missionari occidentali, ma anche uomini e donne autoctoni, di ogni età e stato di vita, compresi alcuni seminaristi, contro i quali, nel 1811, era stato emanato un editto apposito.
♥ I martiri di cui la Chiesa fa memoria il 9 luglio giunsero alla beatificazione in momenti diversi, ma le loro cause sono state unificate l’11 gennaio 2000. Dopo la firma del decreto “de signis”, avvenuta undici giorni dopo, il 22 gennaio, San Giovanni Paolo II li ha iscritti fra i santi il 1 ottobre dell’anno del Grande Giubileo.
Polemiche in via di superamento
♦ La canonizzazione dei 121 martiri che ebbe luogo il 1° ottobre 2000, Giornata Nazionale della Cina, fu vista da Pechino come “una provocazione per colpire il popolo cinese” e scatenò un conflitto tra la Santa Sede e il Governo cinese.
♦ A distanza di anni, grazie al dialogo intercorso tra le due parti, qualcosa sta cambiando. Il martirio non è un avvenimento solo del passato, ma un evento che continua ad ispirare, nella speranza che i martiri non sono morti invano.
♥ Il martirio può ispirare anche oggi. I martiri della Cina hanno dato l’estrema testimonianza del Vangelo con coraggio. La loro fedeltà ricorda l’ideale confuciano di sacrificarsi per una “nobile causa”. Come non ricordare che “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani“? (Tertulliano, 160-220 d.C.).
Certamente questo seme di fede sta portando frutto in Cina. E l’esperienza passata ha insegnato alla Chiesa che in ogni epoca la presenza dei martiri non fa che rafforzare la fedeltà dei fedeli alla Chiesa.
♥ Oggi, il fatto che due vescovi della Cina Continentale possano partecipare ufficialmente (e non di nascosto) ad un Sinodo cattolico che si svolge a Roma non è frutto di poco conto. La pazienza pastorale saprà aspettare altri frutti.