Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
I malati, il medico, la guarigione.
I malati hanno bisogno del medico. L’ammalato, rivelando sinceramente il suo male, può sperare di essere guarito dal medico.
– E così l’uomo, solo riconoscendo il suo peccato, conosce la sua vera malattia e può chiedere a Dio la guarigione o redenzione.
– Il profeta Isaia riconosceva di essere un uomo dalle labbra impure, Paolo confessava di essere stato persecutore della chiesa di Cristo, Pietro h fatto esperienza di di pescare tutta la notte senza prendere niente, ma «sulla tua parola getterò le reti».
– Costoro sono stati resi abili ad annunciare la Parola che offre all’uomo la guarigione e la salvezza. Anche noi, soprattutto quando la strada si fa oscura e i nostri passi incerti, siamo invitati a rivolgerci a Colui che può e vuole salvarci e ci rende abili a portare agli altri la salvezza. Anche gli ammalati sono resi abili a portare salvezza.
Dal Vangelo di questa domenica (Lc 5,1-11).
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
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♦ San Paolo, scrivendo ai Corinzi, riconosce di non essere degno della chiamata di Dio a divenire, insieme agli altri apostoli, testimone della risurrezione di Gesù: ha infatti perseguitato la Chiesa di Dio. Anche Isaia, narrando la sua vocazione, fa una confessione simile: di fronte alla santità di Dio che gli si rivela, deve ammettere di essere un uomo dalle labbra impure. Analoga è l’esperienza di Pietro, narrata da Luca. Dopo che la santità di Gesù gli si è manifestata attraverso il segno della pesca miracolosa, non può che gettarsi alle sue ginocchia confessando: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».
♥ Al contrario Gesù, anziché allontanarsi, chiama Pietro a seguirlo, promettendogli un futuro diverso: diventerà pescatore di uomini. Come la potenza della sua parola ha trasformato reti vuote in reti piene, così potrà trasformare la vita di Pietro e dei suoi compagni. Pietro dovrà però fidarsi: a riempire le reti, infatti, è stata sì la potenza della parola di Gesù, ma anche l’obbedienza della sua fede. (Fr Luca Fallica in ladomenica.it)
XXVII Giornata del malato (11 febbraio)
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»
♦ Il tema della XXVII Giornata del malato (11 febbraio) parla di gratuità, così come Gesù la chiede nel Vangelo di Matteo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Pensare gratis è un segno distintivo dell’essere e del cristiano, in forte contrasto con la mentalità dominante che tende di ridurre tutto a tornaconto.
♥ Gesù ci ricorda anzitutto che abbiamo ricevuto gratuitamente, quindi solo chi prende coscienza del dono di Dio può offrire al fratello senza chiedere nulla in cambio. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno viene da Dio e come un’unica famiglia siamo chiamati a condividerlo. Con una particolare attenzione verso i più deboli e vulnerabili, i poveri di salute, i sofferenti. Verso di loro abbiamo l’obbligo evangelico della cura.
♥ Tutti siamo chiamati a vivere la gratuità: il malato, che offre la sua sofferenza; l’operatore sanitario che offre la sua professionalità; il volontario che offre il suo tempo; la comunità cristiana che si rende presente nella preghiera e nella vicinanza, come comunità sanante.
♥ Anche le strutture sanitarie cattoliche sono chiamate ad una profonda revisione della loro missione, secondo le logiche di giustizia evangelica che ne qualificano l’operare, sia nelle zone più avanzate come in quelle più disagiate del mondo.
Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)
♥ La celebrazione solenne di questa giornata avviene in India, per ricordare la testimonianza di santa Teresa di Calcutta (1910-1997), che non cessò mai di ripetere che «la più terribile delle malattie che possa mai colpire un essere umano è di non avere nessuno vicino a sé per essere amato. Senza un cuore pieno d’amore e delle mani generose è impossibile guarire un uomo malato di solitudine». (Don Massimo Angelelli, Direttore Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute,CEI).
♥ La vita di Madre Teresa di Calcutta (1910-1997), canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre del 2016, sta a testimoniare che è possibile compiere l’opera di liberazione dal male che inizia col prendersi cura dell’altro.
♦ «Madre Teresa – ha detto Papa Francesco nell’omelia per la canonizzazione – in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata.
♦ Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che “chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero”.
♦ Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza.
♦ La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri…
♥ Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione. Madre Teresa amava dire: “Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere”.
♥ Portiamo nel cuore il suo sorriso e doniamolo a quanti incontriamo nel nostro cammino, specialmente a quanti soffrono. Apriremo così orizzonti di gioia e di speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza».