Ma, i divorziati possono ricevere la comunione?
Un aiuto per chi vuol sapere
Il flusso delle separazioni, ma soprattutto dei divorzi sembra ormai non arrestarsi più in Italia. In uno degli ultimi rapporti dell’ISTAT (Istituto di statistica) si legge che nel 2006 le separazioni sono state 80.407 e i divorzi 49.534. Entrambi gli eventi sono notevolmente aumentati nell’ultimo decennio: rispetto al 1996 le separazioni hanno avuto un incremento del 39,7% e i divorzi del 51,4%. Rispetto all’anno precedente, nel 2006 le separazioni diminuiscono del 2,3%, confermando la flessione del fenomeno già osservata nel 2005 (-1,1% rispetto al 2004), mentre i divorzi continuano a crescere (+5,3%)
A Tropea sembra che, in un anno, a fronte di 100 matrimoni celebrati facciano eco almeno 15 pratiche di divorzio: ovviamente non tutte coppie del luogo, ma turisti che hanno scelto la perla del Tirreno per coronare il loro (naufragato) sogno d’amore: una “Acapulco” di casa nostra.
Ora mentre altri occupano degli approfondimenti sociologici del fenomeno, qui viene offerto qualche spunto e indicazione concreta circa il rapporto tra queste persone e la pratica sacramentale della fede cattolica. Gli interventi della Chiesa a riguardo sono chiari, ma non sempre ben conosciuti. Infatti ogni volta che i media riportano un qualche intervento o episodio a riguardo (di vescovi o sacerdoti…), si finisce col sollevare le domande di sempre e soprattutto la domanda: possono i divorziati ricevere la comunione eucaristica?
Prima di rispondere al quiz (per così dire), occorre prendere coscienza di alcuni atteggiamenti. Innzitutto è da registrare l’atteggiamento sempre più comprensivo e solidale dei comuni fedeli, convinti che tra i dolori più grandi della vita vi sia quello di sentirsi traditi nell’amore, di sentirsi rifiutati dalla persona a cui si è donata la propria intimità e di conseguenza si è data la più grande fiducia.
Entrare nell’ottica di considerare la Comunione eucaristica non un “momento devozionale”, ma quella che è: piena comunione con Cristo, con i suoi insegnamenti e comunione con la Chiesa, che è il Corpo di Cristo oggi sulla terra (un aspetto non sempre considerato).
Poi l’atteggiamento materno (ma non sempre riconosciuto) della Chiesa circa la pastorale delle “coppie irregolari”: “La Chiesa istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini, e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che – già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale – hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza” (Giovanni Paolo II).
E infine le indicazioni “concrete” che emergono da vari documenti ufficiali della Chiesa, le quali vanno condivise con spirito di umiltà e di verità e non rimanere bersagli incompresi di ciechi tiratori.
Ed ecco in sintesi e in forma semplice le risposte alle domande più comuni.
1. I divorziati risposati possono ricevere la comunione?
Risposta = ordinariamente NO, perché l’Eucaristia è il santo cibo che aiuta i coniugi ad amarsi e a sacrificarsi vicendevolmente, come Cristo ha amato la Chiesa e si è immolato per lei. Nel caso dei divorziati risposati il sacrificarsi per il VERO coniuge viene palesemente contraddetto. Di seguito sono indicate situazioni particolari.
2. I divorziati risposati pentiti, ma che non possono più tornare indietro, possono ricevere la comunione?
Risposta = Se vivono non in modo uxorio ma come fratello e sorella, possono essere assolti in confessione e poi fare la Comunione. Tuttavia si richiede che evitino lo scandalo tra i fedeli. Ciò significa che il parroco darà loro la Comunione in privato e non in pubblico, oppure andranno a partecipare all’Eucaristia in una chiesa dove non sono conosciuti. Questo perché la loro comunione fatta in pubblico, susciterebbe scandalo (ostacolo) per la fede della gente, che può essere indotta a pensare che ormai tutto è lecito.
3. I divorziati non risposati possono ricevere i Sacramenti?
La risposta è affermativa, soprattutto il coniuge che ha subito il divorzio: lo dirà al sacerdote confessore, che ne prenderà atto.
4. Il coniuge colpevole della rottura, ma non risposato, può fare la Comunione?
Risposta = Innanzitutto deve essere pentito di ciò che ha fatto. Se si pente veramente e poi vede che è impossibile riprendere la coabitazione, può fare la Comunione. – Non sempre però chi cerca il divorzio è colpevole della situazione. Può darsi che cerchi il divorzio per mettere fine a una situazione che diversamente non è riparabile. Dice il Catechismo della Chiesa cattolica: “Se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale” (CCC 2383).
In sostanza: il problema grosso rimane quello del divorziato risposato. Dal momento che si risposa va a vivere con una persona che non è suo marito o sua moglie. In questo modo vive in una situazione permanente di irregolarità e si preclude la via a ricevere la Comunione. Fare la Comunione eucaristica significa, al di là di ogni debolezza e fragilità umana, voler essere pienamente in comunione con Cristo ed i suoi insegnamenti e anche con la Chiesa, comunità di fratelli nella stessa fede. Ma ai divorziati risposati rimangono aperte le altre possibilità come il partecipare alla messa, esprimere il desiderio attraverso la comunione spirituale, continuare ad usufruire di tutti gli altri aiuti religiose.
Quindi non si deve ridurre tutto alla Comunione. Chi persiste a farlo, rischia di farlo per una sorta di puntiglio.
In ogni diocesi c’è l’Ufficio Famiglia Diocesano che è impegnato ad aiutare tutte le coppie di sposi, soprattutto quelle in difficoltà o “irregolari”, ma che continuano a sentirsi chiesa di Dio, a superare ogni forma di solitudine, di emarginazione e di sfiducia, trovando gli opportuni spazi e le relative iniziative. Personalmente ho incontrato tali coppie impegnate nella caritas e nell’assistenza agli ammalati. E questo atteggiamento di accoglienza, di fraternità, di accompagnamento non è frutto di una volontà di un singolo parroco, ma una indicazione che viene dalla Chiesa universale.
Segnalazione libraria
Divorziati e risposati in cerca di Dio. – Testimonianza di un cammino – un libro di Elio Cirimbelli – Helga Tomasini – Edizioni Dehoniane
Helga ed Elio sono coniugi soltanto “in civile” e non possono sposarsi in Chiesa come vorrebbero, perché lui è divorziato. A quanti vivono in tale condizione “irregolare” la Chiesa impone di non ricevere l’eucaristia. Di fronte a tale norma, la coppia non ha scelto di allontanare il proprio cammino da quello della comunità ecclesiale, ma di vivere questo “digiuno eucaristico” come sentiero penitenziale, faticoso e insieme colmo di speranza.