I calabresi lo bocciano sonoramente
Non piace a nessuno lo spot di Gabriele Muccino finanziato dalla Regione Calabria
I calabresi contro lo strapagato spot di Gabriele Muccino, dove la vera Calabria non c’e’
Non piace a nessuno il cortometraggio di Gabriele Muccino finanziato dalla Regione Calabria. Non appena il video inizia a girare sul web, i calabresi lo bocciano sonoramente. Una parola positiva non si trova neanche col lanternino e il commento ricorrente è: chiamatelo spot sugli agrumi e facciamo prima. Ma neppure così andrebbe bene, caro Gabriele. La gente viviseziona con attenzione scientifica gli otto minuti dell’opera mucciniana e rimprovera al blasonato regista un ingenuo errore di collocazione stagionale delle clementine. Soprattutto, sul tema agrumi insorge il professore Pasquale Amato perché nello short film il bergamotto ha perduto (persino nei titoli di coda) l’indicazione della città di Reggio Calabria, che fa parte integrante della sua origine tutelata. D’accordo che dovrebbe trattarsi di un lavoro d’autore, ma se scegli di puntare quasi esclusivamente sulla promozione di un prodotto del territorio (e qui per fare l’en plein manca soltanto la cronaca della lavorazione agricola) una gaffe del genere non puoi farla.
In realtà la generale rivolta contro l’idea di rappresentare una Calabria attraverso i soli agrumi e qualche spettacolare ripresa marina non centra il problema. Che piaccia o meno il suo stile, che il cortometraggio sia oggettivamente brutto e recitato male, quello è il danno minore. Come artista è giusto che Muccino abbia avuto massima libertà nel concepire il suo racconto della Calabria senza essere obbligato a fare cartoline onnicomprensive dell’offerta turistica regionale. Sarebbe banale contestargli che nello spot non c’è la Sila o mancano i Bronzi. A far contenti tutti ce ne vuole, si sa che i calabresi sono criticoni (l’ultima lamentazione risale a pochi giorni fa con il contestatissimo speciale di Rai Storia sull’antica Cosenza). No, il vero problema è che in questo cortometraggio è la Calabria stessa a non esserci. Una terra anonima che somiglia ad altre, imita a pappagallo suggestioni mediterranee fotocopia, confonde le idee allo spettatore. Siamo in Sicilia? O in Grecia? Una terra rimasta indietro alle rappresentazioni anacronistiche delle trattorie con gli anziani e le paesanelle (verrebbe da dire che i Bronzi non si vedono perché forse non erano stati ancora scoperti…), lontana da ogni attualità. Muccino pare sussurrare ai turisti che EasyJet aveva ragione: venite qui per imboscarvi con la fidanzata, fare l’amore e gustare qualche prelibatezza nature, nessuno vi disturberà perché questi posti non se li fila nessuno tranne gli oriundi buoni selvaggi. Diciamo pure che è sleale trasformare Muccino in unico capro espiatorio. Non abbiamo la certezza che altri suoi illustri colleghi (anche calabresi) avrebbero fatto di meglio, anzi. Forse, dovendo spendere, si sarebbe potuta estendere la ricerca oltre i confini italiani (che figata una Calabria raccontata da Woody Allen o Quentin Tarantino…). Ecco, è questo il nucleo dell’indignazione plebiscitaria dei calabresi verso il filmetto di Gabriele Muccino. I nostri soldi, tanti, impiegati per realizzare un lavoro che perpetua un’immagine del territorio vetusta e costruita su cliché (spesso anche offensivi e macchiettistici) che da decenni stiamo faticosamente tentando di cancellare. Usando la netta osservazione dello scrittore Mauro Francesco Minervino, Muccino ha cucito insieme “interminabili minuti di luogocomunismo meridiano, una spadellata indigesta di bacini cip e ciop e tramonti da set californiano”.
Su Facebook il cantastorie Sergio Crocco scrive parole che toccano il cuore: “Corrado Alvaro è morto di nuovo. La nostra Calabria è capu tosta e schiena dritta. Poi c’è un’altra Calabria, che regala milioni di euro a chi ci sbatte in faccia tutti questi luoghi comuni perché sono le uniche cose della Calabria che conosce. La mia Calabria in questo video non c’è. Ci sono solo i miei soldi”.
calabrianews.it.
Isabella Marchiolo