Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Ha compiuto 88 anni la Radio vaticana.
Il 12 febbraio 1931 Pio XI inaugurò le trasmissioni di Radio vaticana sotto la regia tecnica di Guglielmo Marconi.
– In tutto il mondo si poté ascoltare in contemporanea la Parola del Signore. Anche i sordi l’hanno udito, parafrasando un versetto del vangelo.
– Storica commozione nei momenti che precedettero l’inizio delle trasmissioni. — «Allò, allò, New York, Sydney, Pechino, Bombay siete in ascolto? — Sentiamo benissimo»: sono le ultime prove, alle 16.15 del 12 febbraio 1931, nella nuovissima stazione radio, allestita nei Giardini vaticani, a pochi attimi dall’arrivo di Pio XI.
– Nel mondo ci fu grande gioia e giunsero plausi e ringraziamenti in grande quantità. Guglielmo Marconi dedicò alla Chiesa la sua opera-capolavoro della stazione radio vaticana.
Per la prima volta nella storia un Pontefice diffuse il suo messaggio nell’etere, raggiungendo contemporaneamente «milioni e milioni di anime».
♦ La «grandiosità unica del gesto papale», non riducibile a una semplice cerimonia inaugurale, fu poeticamente descritta nell’editoriale de «L’Osservatore Romano» siglato L (Cesidio Lolli), in data 14 febbraio, con il titolo «In omnem terram».
Il futuro vicedirettore del giornale tratteggiò l’atmosfera palpitante che precede l’arrivo del Pontefice: «Lassù nel piccolo angolo della Città del Vaticano, ove tutto è pace, e nemmeno giungono i rumori esterni, pochi momenti prima dello storico fatto, vibra un misterioso fremito, eco profonda e viva della aspettazione di tutto il mondo».
♦ Nei giorni seguenti l’Osservatore pubblicò una sintesi dei numerosissimi telegrammi di giubilo recapitati in Segreteria di Stato all’indomani del discorso radiofonico.
«Da ogni parte del mondo sono giunti plausi, ringraziamenti, proteste di fedeltà. Sono manifestazioni di commozione intensa, sono voci individuali e collettive». – Così recitava l’incipit del breve articolo, sulla prima pagina del 16-17 febbraio 1931. Riportava alcune reazioni internazionali al radiomessaggio urbi et orbi di Papa Ratti, pronunciato nella sede della Radio Vaticana: «L’impressione destata ovunque non poteva essere più imponente. Per quanto fosse in tutti una grande aspettativa, ben si può dire ch’essa è stata superata dalla realtà in modo meraviglioso».
♦ Il direttore Giuseppe Dalla Torre nell’editoriale del 18 febbraio dal titolo «Dopo il messaggio di Pio XI – L’eco universale» sottolineò con enfasi lo sterminato numero di messaggi di ringraziamento giunti in Vaticano, avvicinandoli al fenomeno acustico: «L’eco immensa non rinviò meccanicamente il suono, ma la commozione e gli affetti, il gaudio e la gratitudine. Tutto il mondo! Non una frase, non un’immagine, non un’amplificazione. È la realtà ormai».
♦ Il primo «messaggio aereo» del Papa fu interpretato anche come manifestazione della sua autonomia e pertanto come un ulteriore, positivo effetto della Conciliazione, mettendo a tacere ancora una volta quanti avevano disapprovato l’accordo del 1929: «Viste da queste grandiose altezze, le previsioni e le critiche, più o meno tendenziose, appaiono ben misera cosa, […], nel confronto con quei superiori beni spirituali, a cui unicamente si volse Pio XI».
Singolari e meritevoli di menzione due brevi notizie pubblicate in data 23-24 febbraio, sempre in prima pagina.
♥ Una, dal titolo «Anche i sordi l’hanno udita», riprendeva il telegramma di un corrispondente del giornale inviato da Praga: «Un medico sordo, nella nostra città ha udito la parola radio-diffusa del Papa. Il dott. Svatk ha trovato un modo che gli permette di udire per mezzo dei denti […]». L’articolo si concludeva col «dire che la voce di Sua Santità è stata udita anche dai sordi».
♥ L’altra notizia riguardava una breve riflessione sulla frase finale del discorso di Guglielmo Marconi, pronunciato prima delle parole di Papa Pio XI: «Degnatevi, Santo Padre, di voler far sentire la vostra augusta parola al mondo».
Una frase definita storica: «Marconi ha parlato come un artista che ha creato una bella cosa per la gloria di Dio. Come Michelangelo avrebbe potuto mettere un quadro sopra di un altare, così Marconi ha dedicato la sua opera alla Chiesa in questo capolavoro che è la stazione radio vaticana».
(fonte: L’Osservatore Romano, 2 febbraio 2019).