Nell’infinito caos di internet sembra si possa dire di tutto e non ci sono controlli per garantire un’informazione corretta e veritiera. A pagare, sotto un profilo di immagine, c’è anche la località turistica più rinomata della Calabria, Tropea, diffamata in maniera gratuita.
di Bruno Cimino
foto Salvatore Libertino
Roma – Navigando in internet ci si può imbattere in taluni siti i cui
contenuti lasciano intendere quanta improvvisazione e superficialità ci sia nel
gestire questo strumento oramai di grande importanza per il lavoro dell’uomo.
Quello denominato regionecalabria.it è tra questi. Per il nome che porta
non si consulta solo per caso, ma per cercare informazioni ben precise, di vario
interesse sull’intera Regione e sulle città più rappresentative.
Entrando nella prima schermata salta subito agli occhi una notizia che denigra
Tropea facendola risultare negativa per il turismo. Chi gestisce il sito,
avallando questa tesi, autorizza una doppia interpretazione: aver voluto
coscientemente mettere in cattiva luce una così rinomata località per chissà
quali fini, oppure essere completamente a digiuno di cosa significhi svolgere
attività giornalistica.
Insomma, appena entrati in regionecalabria.it il titolaccio di una
lettera lascia subito allibiti: Tropea PREZZI DA BEVERY HILLS!!! State
ammazzando il turismo. Leggendo nel testo, poi, ci si accorge che tutto il
frasario usato per diffondere una simile notizia sarebbe passibile di denuncia
(per gli errori presenti nel sito, poi, ci vorrebbe un articolo a parte!).
L’e-mail che informa essere Tropea una località costosissima è di un certo
Antonino Scordamaglia di Torino il quale inveisce contro i commercianti locali,
accusa il Sindaco e protesta per il prezzo di qualche bevanda consumata in un
bar, senza fare paragoni con altre località turistiche. Dunque Tropea sarebbe
proibitiva, ma rispetto a quale altro centro vacanziero italiano o
internazionale non viene indicato. Così lo scrivente diventa detrattore e il
sito lo avalla e ne garantisce perpetua diffusione. Si apre in tal modo un
dibattito pubblico dove alcune persone, poche per fortuna, inviano le loro
gratuite opinioni. La prima lettera, presente sul web sin dal 7 agosto 2002,
ispira il proprietario del sito (non risulta neanche se c’è un direttore
responsabile) a fare un apposito sondaggio per esaminare e mettere sotto accusa
la più importante località turistica della Calabria. E non può essere
diversamente vista la domanda faziosa e le risposte che, “come-caschi-caschi-male”.
La domanda del sondaggio “Secondo te cosa limita il turismo a Tropea?” ha
già in sé un riferimento di sentenza e non può che indurre a faziose risposte. I
votanti, ad oggi, sono stati purtroppo un bel gruppetto. Vi risparmiamo i
contenuti, demandandoli alle singole immaginazioni culturali.
Quanto messo in evidenza in questo sito è pubblicato anche, forse per una sorta
di cameratismo ideologico, da vacanzeincalabria.it, e chissà da
quanti ancora.
Qualunque ulteriore commento, al di là dei giudizi di merito, che si possa
scrivere su questa vicenda sarebbe inutile nei confronti di chi crede che Tropea
sia una località per paninari. Utile sarebbe invece un’azione legale
(sempre che commercianti e Amministrazione Comunale si ritengano danneggiati)
contro chi si è prestato ad ospitare tali offese fornendo parametri faziosi e
deleteri di una località turistica che, da almeno trent’anni, non solo è al
centro dei programmi di operatori e fruitori delle vacanze, ma rappresenta
l’immagine dell’intera Calabria, in Italia e nel mondo.
|
|
||