Fede e dintorni

Giuda e la misericordia di Dio

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Giuda e la misericordia di Dio.

– Giuda è il personaggio più tragico e inquietante dei Vangeli. Le parole riportate dal Vangelo di Matteo fanno tremare: «Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26, 24).
– Il destino di questo apostolo è talmente misterioso e sconvolgente che tanti artisti, con la penna o con il pennello, si sono dedicati a illustrarlo cercando in quell’abisso un possibile senso, un barlume di luce.
– Figura abissale quella di Giuda alla quale però corrisponde un altro “abisso”, quello della misericordia di Nostro Signore, quella misericordia che forse egli auto-condannandosi al suicidio non ha voluto incontrare. Ha detto Santa Teresa di Calcutta: «Se avesse guardato Gesù negli occhi, come fece Pietro (Lc 22,61), Giuda sarebbe stato l’amico della misericordia di Dio».
– Non tocca a noi (teologi, credenti…) “chiudere” la questione: Dio è più grande di noi e sa quello che fa. Diversi artisti (poeti, scultori, pittori) lasciano delicatamente aperta la domanda: Giuda, con il suo suicidio, avrà incontrato la misericordia di Dio? – – Non spira tenerezza infinita la figura di Gesù, Buon Pastore, che va a raccogliere quella ultima “pecorella” e la porta, ormai morta, nel luogo del riposo?

Storia di un quadro donato a Papa Francesco.
♦ Un quadro è stato donato a Papa Francesco, dalla potenza espressiva vertiginosa; si può dire che è “frutto delle meditazioni” del Papa  raccolte nel libro “Quando pregate dite Padre Nostro” del 2018, in cui il Pontefice parla di Giuda e della misericordia di Dio, citando il capitello della chiesa di Vézelay, in Francia.
♦ Un fedele cattolico di Francia, leggendo le meditazioni del Papa ed essendo sin dall’infanzia rimasto colpito dal medesimo capitello che ritrae Gesù Buon Pastore che porta sulle spalle Giuda morto, come l’ultima pecorella smarrita, decide di comporre questo quadro e di donarlo al Papa. Da allora a fianco alla foto di Vézelay dietro la scrivania del Santo Padre c’è anche questo quadro.
♦ Non servono parole di commento a questa scena che è potente proprio perché, per il credente, è vera: Cristo crocifisso che abbraccia Giuda dopo averlo tolto dall’albero su cui si è tolto la vita.
Un abbraccio che suona come contrappasso rispetto a quello che fu il segno del tradimento: è l’abbraccio dell’amico che è la parola che Gesù usa, proprio in quell’attimo, solo per Giuda.
È questo il nucleo centrale della fede, rintracciabile nelle parole di Paolo ai cristiani di Corinto: «Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (1 Cor 1, 23).
È la misericordia di Gesù morto e risorto ad essere pietra dello scandalo ancora oggi in un mondo abituato a condannare anziché perdonare

Nella chiesa dei cento capitelli, il primo è quello di Giuda.
♦ Papa Francesco ha fatto riferimento a un capitello della basilica di Vèzelay, in Borgogna, dedicata a santa Maria Maddalena, che sorge sulla via che porta a Santiago di Compostela. Cento capitelli, distribuiti con regolarità scientifica lungo le dieci campate della navata della basilica.
♦ Una chiesa dalla perfetta architettura romanica ben conservata, meta di pellegrinaggi nel Medio Evo, con migliaia di persone che venivano a invocare misericordia guardando all’esempio della donna (Maria Maddalena) che aveva incontrato la profonda compassione di Cristo ed era stata prima testimone della sua resurrezione.
In alto, sul primo capitello a destra per chi entra, c’è una scultura poco conosciuta, anche a motivo dell’altezza a cui è posta, circa venti metri dal suolo. Una scultura che vista da vicino colpisce e sconcerta.
Da un lato si vede Giuda impiccato, con la lingua di fuori, circondato dai diavoli. E fin qui nulla di nuove: esistono tante rappresentazioni della drammatica e violenta fine da suicida dell’apostolo che aveva tradito Gesù vendendolo per trenta denari.
La sorpresa arriva dall’altro lato del capitello. Si vede un uomo che porta sulle spalle il corpo di Giuda. Quest’uomo ha una strana smorfia sul volto: metà bocca appare corrucciata, l’altra metà sorridente. L’uomo veste la tunica corta ed è un pastore. È il Buon Pastore che porta sulle sue spalle la pecora perduta, la centesima pecora per cercare la quale ha lasciato le altre 99.
L’artista che ha scolpito la scena e il monaco che l’ha ispirata ha voluto rappresentare qualcosa di estremo ipotizzando che anche per Giuda vi sia stata salvezza.

L’omelia di don Primo Mazzolari (1958).
♦ A commento dell’immagine del capitello, Papa Francesco ha citato un’omelia che don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo precursore del Concilio Vaticano II, tenne il Giovedì Santo del 1958, dedicata proprio a «nostro fratello Giuda».
«Povero Giuda – aveva esordito il sacerdote – Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda.
♥  Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui.
E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”».
«Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro».
Mazzolari concludeva: «Perdonatemi se questa sera io vi ho portato delle considerazioni così dolorose: ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me.
Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore.
E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là.
Forse è il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia».
(fonte: cf L’Osservatore Romano,01 aprile 2021).

Giuda è il personaggio più tragico e inquietante dei Vangeli. Le parole riportate dal Vangelo di Matteo fanno tremare: «Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26, 24).- Figura abissale quella di Giuda alla quale però corrisponde un altro “abisso”, quello della misericordia di Nostro Signore, quella misericordia che forse egli auto-condannandosi al suicidio non ha voluto incontrare. Ha detto Santa Teresa di Calcutta: «Se avesse guardato Gesù negli occhi, come fece Pietro (Lc 22,61), Giuda sarebbe stato l’amico della misericordia di Dio». – L’abisso della misericordia di Dio non conosce confini. Egli sa quello che fa.

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