Fede e dintorni

Giovedì santo, amore senza fine

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Giovedì santo, amore senza fine.

-Giovedì Santo, il giorno dell’amore totale. Al mattino si celebra il rito della benedizione degli olii santi durante la Messa del Crisma.
– Nel nel pomeriggio inizia il Triduo Pasquale con il ricordo dell’ultima Cena del Signore.
– Ancora fortemente turbati per l’aggravarsi sempre più della insensata guerra in corso, ci addentriamo nel Triduo sacro pasquale che culminerà con la grande veglia del Sabato Santo.
– Nella Messa del giovedì sera, quindi, la liturgia dà spazio alla celebrazione della istituzione dell’Eucaristia (la Cena del Signore). Dopo la lettura del Vangelo, il sacerdote compie il gesto della lavanda dei piedi, come aveva fatto Gesù agli apostoli. – Questo rito da sempre colpisce i fedeli: la lavanda dei piedi è il segno di Gesù, che amò i suoi discepoli sino alla fine: «Io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto». – Nel Cenacolo nasce la “Chiesa del grembiule”, la Chiesa del servizio dell’umanità: un rito che costringe tutti, sacerdoti e fedeli, ad un serio esame di coscienza su come essere Chiesa. – Papa Francesco ne dà continuamente testimonianza.

Dal Vangelo del giorno (Gv 13, 1-15).
♦ Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita.
♦ Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo».
Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».
Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!».
Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono.
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

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Per la riflessione.
Solidarietà. Nella Chiesa, ma anche nella società, è una parola chiave di cui non bisogna avere: saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto.
♦ La sorgente di questo dono, la solidarietà, per la Chiesa e per ogni singolo credente è la Cena Eucaristica, nella quale la comunità radunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, ripete il gesto compiuto da Gesù con l’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia.

Il comando di Gesù rivolto ai suoi discepoli, chiamati a perpetuare quanto da lui stesso compiuto nel cenacolo, si prolunga poi nel segno della lavanda dei piedi, tanto che lo stesso Maestro e Signore dice ai suoi commensali: «Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi».
Così facendo pone una relazione profonda e inscindibile tra l’Eucaristia, sacramento della sua offerta sacrificale al Padre per la salvezza del mondo, e il comandamento dell’amore che si traduce nel servizio incondizionato, sino al dono della vita ai fratelli.

Dall’Eucaristia la Chiesa trae la sua origine permanente. Ad essa deve fare riferimento in ogni istante della sua esistenza e della sua missione perché possa essere e crescere secondo il pensiero e il disegno di Dio.
La Chiesa, come comunità nuova del Popolo di Dio, è stata fondata nella comunità apostolica di quei dodici che, durante l’ultima cena, sono divenuti partecipi del corpo e del sangue del Signore, presentati nel segno del pane e del vino: “Prendete e mangiate…”, “prendete e bevete”. Ed essi, adempiendo questo suo comando, sono entrati, per la prima volta, in comunione sacramentale col Figlio di Dio, comunione che è pegno di vita eterna.

Tutto è segno di un amore senza fine, come evidenzia l’inizio del vangelo che stato proclamato: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine».
Li amò, lavando loro i piedi, li amò, nutrendoli col suo corpo e col suo sangue, presentati nel pane e nel vino, che raccolgono gli inauditi dolori e le reali sofferenze affrontate per la forza del suo amore infinito.
Nel sacramento della Eucaristia si muoverà sempre il cuore della Chiesa, alla quale il Maestro «prima di consegnarsi alla morte, affidò il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore.

Per la preghiera.
♦ 1. Il Signore Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre,
avendo amato i suoi che erano nel mondo,li amo sino alla fine.

2. Tu ci dici Signore: «Questo è il mio Corpo, che è per voi; questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue. – Ogni volta che ne mangiate e ne bevete, fate questo in memoria di me».

3. O Dio, tu ci riunisci per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio,
prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita.

Nella Messa del giovedì santo, a sera, si rivive l’istituzione dell’Eucaristia e, dopo il Vangelo, si compie il gesto della lavanda dei piedi, come aveva fatto Gesù agli apostoli. Un rito che da sempre colpisce i fedeli: è il segno di Gesù che amò i suoi discepoli sino alla fine. Ma per tutti noi diventa un vero esame di coscienza: essere una Chiesa che serve l’umanità ferita. Papa Francesco ce ne dà continuamente testimonianza. Amare in modo nuovo, amare fino alla fine. L’insensata guerra tra Russia e Ucraina sta offrendo a tutti la possibilità di amare chi è nel bisogno e nella sofferenza.

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