Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Giovedì santo, amare fino alla fine.
Ancora fortemente turbati per l’incendio che ha semidistrutto la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, ci addentriamo nel Triduo Sacro. Infatti con la Messa della Cena del Signore del Giovedì Santo inizia il triduo pasquale che si concluderà con la grande veglia del Sabato Santo.
– Nella Messa del giovedì sera si dà spazio alla istituzione dell’Eucaristia e, dopo il Vangelo, si compie il gesto della lavanda dei piedi, come aveva fatto Gesù agli apostoli.
– Questo rito da sempre colpisce i fedeli: la lavanda dei piedi è il segno di Gesù che amò i suoi discepoli sino alla fine: «Io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto». Nasce la “Chiesa del grembiule”, la Chiesa al servizio dell’umanità. Costringe tutti, sacerdoti e fedeli, ad un serio esame di coscienza. Papa Francesco ce ne dà continuamente testimonianza.
♦ Dal Vangelo di Giovanni (in Gv 13, 1-15, intero)
«Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto»…
… Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Lavanda dei piedi, capovolgimento della vita: una riflessione di don Primo Mazzolari.
♥ «Io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto» (Giovanni 13,15)
♦ Un lontano mi scrive parole, che, se non mi sorprendono, mi fanno soffrire.
«Non parteciperò al rito del giovedì santo. La lavanda mi ha sempre inchiodato. Forse passa per quest’impressione incancellabile il filo che mi tiene ancora avvinto, in un certo senso, alla chiesa. Ma se ci tornassi quest’anno con l’animo che mi hanno fatto gli avvenimenti all’insaputa di me stesso, mi verrebbe la tentazione di gridare anche contro di voi, che pur mostrate di capire tante cose: capite voi quello che fate?
– Forse non l’avete mai capito: certo, adesso, non lo capite più. Quell’azione è un capovolgimento della vita e voi ne fate un rito».
♦ Amico caro e lontano, nella mia chiesa non si fa la funzione del Mandato [la lavanda dei piedi], ma il vangelo che lo racconta, lo leggo ugualmente a bassa voce – il tono dell’indegnità che si confessa – davanti al cenacolo, dopo l’Ufficio delle tenebre, quando non ci si vede più e ci si può vergognare di noi stessi senza falsi pudori.
Lo leggo per me e, se vuoi, anche per te e per qualcun altro che soffre come noi, quantunque le parole decisive non si possano leggere che per sé.
♦ Amico lontano e caro, non ti dico: torna anche quest’anno al rito del Mandato. Non ti dico neppure: non chiederti se noi comprendiamo quello che il Cristo ha fatto.
Appunto perché hai l’impressione che nelle nostre chiese ciò che tu giustamente chiami il capovolgimento sia in pericolo di diventare una semplice «forma rituale», io ti scongiuro di non fermarti quest’anno nella navata della tua chiesa, spettatore indeciso e indisposto.
♦ Portati avanti, fino alla tavola eucaristica per «levarti» dopo la comunione, non come un commensale qualunque, ma come un servo dell’Amore che deve cambiare il mondo.
♥ I «capovolgimenti» non si attendono, si fanno. «Se sapete queste cose, siete beati se le fate».
(fonte: don Primo Mazzolari, Scritti).