Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Gettare le reti nel mare della famiglia.
L’esortazione postolica post-sinodale sulla famiglia “Amoris Laetitia – La gioia dell’amore”, siglata da Papa Francesco il 19 marzo e pubblicata l’8 aprile scorso, risuona in questa domenica come l’invito di Gesù ai discepoli: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». Nel mare della famiglia ancora oggi c’è una incredibile possibilità di pescare pesci buoni: frutti di amore, di condivisione, di solidarietà, di gioia vera, di un futuro migliore. Ma ad una condizione: che si apra la porta a Cristo, volto della Misericordia del Padre, inviato a noi perché abbiamo la felicità piena da condividere con tutto il mondo..
Dal Vangelo di questa domenica (cf. Gv 21,1-14)
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?».
Gli risposero: «No».
Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».
La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci.
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!».
Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare.
Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Gesù disse loro: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora… Venite a mangiare».
I pesci buoni nel mare della famiglia
Anche se la famiglia oggi sembra navigare in acque tempestose e il timore induce allo scoraggiamento, la presenza di Cristo aiuterà a fare buona pesca: pesci buoni per nutrire il cammino di tutte le famiglie del mondo, non solo quelle credenti.
L’esortazione apostolica post-sinodale, letta, meditata, pregata, aiuterà ad individuare i settori pescosi, anche là dove prima si era pescato senza trovare niente. Eccone alcuni.
- La bellezza della coppia formata da uomo e donna, “creati ad immagine e somiglianza di Dio”.
- L’importanza del dialogo, dell’unione, della tenerezza in famiglia anche in una quotidianità fatta di fatiche e di incubi.
- Fiducia nell’avere “i piedi per terra” per superare le tante sfide: individualismo, cultura del provvisorio, mentalità antinatalista.
- Il matrimonio è un cammino di crescita e di realizzazione. I cristiani sono chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”: Gesù proponeva un ideale esigente, ma restava anche vicino alle persone fragili.
- Il “grande valore della vita umana” e “l’inalienabile diritto alla vita del nascituro”.
- La vita sessuale tra i coniugi è “regalo meraviglioso”, “linguaggio interpersonale” che guarda “al valore sacro ed inviolabile dell’altro”, “un dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi” (“un atto coniugale imposto al coniuge…non è un vero atto d’amore”).
- Ogni famiglia è chiamata ad instaurare la cultura dell’incontro e a rendere ‘domestico’ il mondo attraverso l’impegno verso i poveri ed i sofferenti.
- Ogni crisi “nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore”. Di qui, l’incoraggiamento a perdonare e sentirsi perdonati per rafforzare l’amore familiare.
- I divorziati non risposati vanno incoraggiati ad accostarsi all’Eucaristia, “cibo che sostiene”.
- I divorziati risposati non devono sentirsi scomunicati, ma vanno accompagnati con “grande rispetto”
- Il matrimonio con disparità di culto diventa “luogo privilegiato di dialogo interreligioso”, purché nel rispetto della “libertà religiosa”.
- Le persone con tendenza omosessuale: va rispettata la loro dignità, senza marchi di “ingiusta discriminazione”, ma senza pretendere di assimilare o stabilire analogie tra le unioni omosessuali ed il matrimonio secondo il disegno di Dio.
- L’educazione come incontro educativo tra genitori e figli: la famiglia deve continuare ad essere il luogo in cui si insegna a coglierne le ragioni e la bellezza.
- Accompagnare, discernere e integrare le fragilità presenti in molti matrimoni: i pastori dovranno promuovere il matrimonio cristiano sacramentale, unione esclusiva, libera e fedele tra uomo e donna; ma dovranno anche accogliere, accompagnare ed integrare con misericordia le fragilità di molti fedeli. La strada della Chiesa è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione”, quella che non condanna eternamente nessuno, ma effonde la misericordia di Dio “a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero”, perché la logica del Vangelo dice che “nessuno può essere condannato per sempre”.
- Eucaristia non è premio per i perfetti, ma alimento per i deboli.
- Cristo continuerà ad illuminare i giorni amari di chi cammina con lui.
- La famiglia non è “una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre”, ma deve avere uno sviluppo graduale della capacità di amare di ciascuno.