Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Gesù, profeta non accolto tra i suoi.
– Nella sua missione, Gesù annuncia la buona notizia del Regno e compie segni prodigiosi. Ma a Nazareth, tra i suoi concittadini, lo stupore cede il posto all’incredulità. Qui non può compiere miracoli, perché per questi sono necessari cuori aperti alla fede.
– Gesù è venuto nella sua città natale. L’interesse suscitato aumenta sempre di più. Il suo insegnamento suscita meraviglia. Da lui emana una saggezza indicibile. Ma molto presto l’attrattiva che egli esercita si altera.
– La gente è stupita: “Donde gli vengono queste cose? Non è costui il carpentiere?”, figlio di una famiglia ordinaria? ed ha la pretesa di trasmettere una nuova dottrina?
– Certamente c’era in gioco l’invidia e soprattutto quel “giustificato buon senso secondo il quale in Gesù non si poteva e non si doveva riconoscere l’azione di Dio. – Non solo: essi riescono a deformare l’evento di Cristo e lo trasformano in “scandalo”, in una forza del male che spinge al peccato. Perciò l’autodifesa scatta sospettando con cattiveria che l’attrazione di Cristo sia una tentazione contro Dio.
Dal vangelo di questa domenica (XIV TO_B) (Mc 6,1-6).
♦ In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
♦ Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto.
♦ Gli abitanti di Nazareth avevano conosciuto veramente Gesù? No, ci dice il Vangelo. Fino a pochi mesi prima, egli era stato per trent’anni in mezzo a loro come «il falegname, il figlio di Maria», con una parentela ben nota a tutti.
♦ Sicuramente per essi era un giovane lavoratore, religioso, bravo, onesto, gentile. Quando però lo vedono «insegnare nella sinagoga» e sentono il racconto dei suoi prodigi, restano stupiti e sospettosi fino allo scandalo. E Gesù, meravigliandosi «della loro incredulità», fa l’amara esperienza del profeta disprezzato «in patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
♥ Dolorosa esperienza vissuta, purtroppo, da ogni vero profeta. Per conoscere e accogliere Gesù è indispensabile la fede.
♥ All’apostolo Paolo che pregava con insistenza di essere liberato da un male fisico, forse umiliante, il Signore gli disse: «Ti basta la mia grazia…». E tutto cambiò nella sua vita. Oltraggi, difficoltà, persecuzioni, angosce «sofferte per Cristo» erano motivi di vanto, perché dimorava in lui «la potenza di Cristo».
♥ E noi, a che punto siamo nel cammino di fede? Se riceviamo oltraggi o insulti a causa di Gesù (anche in famiglia), come reagiamo?
(p. Giovanni Crisci, frate cappuccino, in la domenica.it).
Per la preghiera.
♦ Gesù ha conosciuto l’incomprensione e l’ostilità degli uomini, ci chiede di riconoscerlo come nostro Salvatore: Noi ci affidiamo a te, o Signore.
♦ Guarda, Signore, l’umanità incerta e smarrita, a volte in cammino senza una meta. Donale sempre profeti di speranza, capaci di una parola incisiva e dotati di un’autentica umanità.
♦ Guarda, Signore, la tua Chiesa sparsa in tutto il mondo, che continua ad annunciare il Vangelo. Nella difficoltà e nelle debolezze, sappia trovare in te la sua forza.
♦ Guarda, Signore, tutti gli uomini di buona volontà, che si affannano nelle incertezze della vita. Non lasciarli mai soli e rafforzali nei loro intenti.
♥ Padre Santo, che hai donato al mondo il tuo Figlio Gesù, che ha subito il rifiuto e l’umiliazione, aiutaci a camminare come suoi discepoli, anche nel momento dell’incomprensione e della fatica della testimonianza. Amen.