Sollecitata la ripresa dell’assistenza
Uno spiraglio per chi spera nella ripresa del servizio
Il circolo tropeano di Generazione Italia inizia ad occuparsi delle problematiche presenti sul territorio e lancia un appello per la riapertura del centro semiresidenziale per ragazzi affetti da autismo di Pizzo.
Il primo impegno del gruppo locale è stato quello indirizzato verso i circa 570 i bambini, residenti nella nostra provincia, che necessitano di riabilitazione.
Nel Vibonese, infatti, sono moltissime le famiglie con bambini affetti da deficit o disordine nell’apprendimento, diverse tipologie di handicap o autismo.
Ad occuparsi di alcuni di loro erano il Centro del servizio semi residenziale per l’autismo e il Modulo ambulatoriale di Pizzo Calabro. In vista della scadenza del progetto che ne garantiva l’assistenza, il circolo tropeano di Generazione Italia, anche attraverso il coordinatore provinciale Riccardo Giuliano, assieme alle famiglie dei bambini e in collaborazione all’associazione «Prometeo», ha interessato della questione Alessandra Sarlo, commissario dell’Azienda sanitaria provinciale.
A rendere nota l’iniziativa è stato Ernesto Stella, uno dei responsabili del circolo. I frutti di questo impegno hanno lasciato uno spiraglio per quanti sperano che il progetto relativo al servizio semi-residenziale per l’autismo possa ripartire a breve. Gli iscritti del circolo «ringraziano la dr.ssa Sarlo per avere accolto le richieste, di far ripartire il servizio semi-residenziale» e rivolgono inoltre un ulteriore appello affinché il commissario «si adoperi per accelerare i tempi necessari a far ripartire l’assistenza per i bambini autistici» e infine «operi per sbloccare la situazione di stallo riguardante il modulo ambulatoriale». Incerto resta infatti il futuro di questo servizio, che offriva assistenza a 45 piccoli pazienti (e per il quale rimanevano in lista d’attesa altri 15 bambini interessati a trattamenti logopedici e 5 a neuro psicomotricità). Almeno per il momento, il modulo-ambulatoriale, che prevedeva anche la disponibilità di una psicologa come supporto alle famiglie, pare destinato a cessare. «Qualora perdurasse il periodo di inattività – commentano dal circolo – , il rischio, di fronte a patologie tanto delicate, sarebbe addirittura un processo di regressione, che porterebbe a vanificare i risultati raggiunti con tanti sacrifici da parte dei bambini e delle famiglie».