Nota stampa del Dr. Tino Mazzitelli
“Di fronte alla casa che stava bruciando, come mai nessuno di “lor signori” ha pensato di chiamare i pompieri?”
Nel momento in cui importanti avvenimenti, come le prossime elezioni regionali, vengono a caratterizzare la vita politica e sociale della Regione si registra da parte degli esponenti politici di tutti gli schieramenti una strategica inversione di rotta in ordine al vergognoso scempio della sanità di cui molti di essi sono stati fautori, finalizzata alla ricerca di consensi da tradursi successivamente in voti. L’occasione è troppo ghiotta per mettersi in mostra, per assurgere a protagonisti e, forse anche, per riacquistare una credibilità smarrita a seguito delle continue, umilianti imposizioni dall’alto per lungo tempo subite.
Viviamo di espedienti, di bugie e di mezze verità in un groviglio di demagogia e di retorica che dà il voltastomaco. Ma non c’è niente da fare. La politica, che determina tutto, è quella che è perché i politici sono quello che sono. La sanità al pari di tutte le altre istituzioni è lo specchio fedele della crisi che attanaglia la società, soffre e si avvia al collasso perché non riesce a convivere con fior di incapaci, di opportunisti, di vecchi politicanti marpioni, tutti inadeguati per dare ad essa criteri di efficienza, quel salto di qualità, insomma, per farla uscire dal degrado funzionale.
Lascia interdetti, pertanto, la recente, tardiva presa di posizione di qualche ex consigliere regionale in ordine alla situazione di “lento ed inesorabile” declino della sanità territoriale ed ospedaliera nonostante i dispositivi di potenziamento e riqualificazione contenuti nell’ultimo Atto aziendale dell’Asp 8. Il noto politico locale o vive nell’iperuranio o ha scoperto l’acqua calda. La verità è che ci si preoccupa, oggi, di mettere il lucchetto alla stalla solo dopo che i buoi sono scappati. Per quanti, per lungo tempo, hanno raccontato i fatti e i misfatti della sanità vibonese, soprattutto in base alle proteste e alle denunce dei cittadini, debbono, oggi, registrare quasi quotidianamente sui mass media dure prese di posizione sul costante e progressivo ridimensionamento di tutte le strutture sanitarie provinciali e regionali da parte di esponenti politici di centrodestra e di centrosinistra, oltre che dalle variegate forze sindacali e del volontariato, tutto ciò appare un insulto all’intelligenza.
Dov’erano costoro nel momento in cui veniva emanato ad opera del Presidente della Giunta regionale pro tempore il famigerato decreto N.18 del 22/10/2010 con il quale si sanciva il triste epilogo del disegno criminoso che di fatto disponeva il collasso totale della sanità? Quel decreto in sostanza ha demolito gli ospedali periferici e rimodulato negativamente la sanità disponendo l’avvio del processo di riordino della rete ospedaliera che sotto la copertura di giusti e necessari tagli agli sprechi, di fatto, però, ha consumato scelte scellerate, avallate dal gota trasversale della politica, mascherati dietro il paventato rigore e le promesse di miglioramento della qualità dei servizi di assistenza.
Lascia pertanto perplessi la tardiva presa di posizione di questi esponenti politici sul collasso della sanità, come stupisce e sconcerta il pregresso atteggiamento omertoso che di fronte allo smantellamento di tutti i presidi sanitari, anziché far sentire forte e chiara la loro voce, hanno preferito trincerarsi per anni dietro un silenzio assordante, fare come gli struzzi. probabilmente perché accumunati dal servile intento di non disturbare il manovratore nel discutibile iter di demolizione della sanità. Dopo aver rotto il vaso, oggi si tenta di raccoglierne i cocci. Prima il suono delle campane a festa ad opera di tutti gli schieramenti trasversali operanti nel consiglio regionale, molti dei quali per l’occasione hanno anche intonato la marcia trionfale per annunciare via via il parto dei famigerati Atti aziendali, subito dopo il suono delle campane a lutto per annunciare il silenzio tombale, la secretazione degli stessi Atti nel momento in cui sarebbe stato necessario, invece, un dibattito approfondito con tutte le componenti che governano la sanità al fine di pervenire ad un consenso il più vasto possibile e conseguentemente alla determinazione di obiettivi chiari che avrebbero potuto tradursi in risultati visibili e concreti.
Di fronte alla casa che stava bruciando, come mai nessuno di “lor signori” ha pensato di chiamare i pompieri? Anzi si discuteva e si litigava su chi avrebbe dovuto occupare il “piano di sopra” e chi accontentarsi del “sottoscala”. In sostanza, anziché intraprendere drastici provvedimenti ed iniziative eclatanti per impedire un così grave sfacelo, si sono solo preoccupati di tutelare gli interessi di bottega come se tali interessi fossero preminenti rispetto agli interessi del malato e del cittadino utente e, cosa ancor più grave, facendo al tempo stesso gli gnorri sui tagli lineari, simulando addirittura di subire il diktat dei vari commissari regionali relativamente ai drastici provvedimenti contenuti nei vari Atti aziendali, tutti elaborati in riferimento ed in ossequio al famigerato Piano di Rientro. Purtroppo questa è la triste realtà e a nulla vale oggi indossare le vesti della vittima sacrificale o come fa qualche ex consigliere regionale locale in cerca di visibilità stracciarsi le vesti fingendo di cadere dalle nuvole e invocare il ripristino di tutti i dispositivi contenuti nel recente Atto Aziendale che, tra l’altro, mantiene in vita fittiziamente e fortemente ridimensionati i due ospedali periferici di Serra e Tropea. Piaccia o no i parametri su cui si baserà la sanità del comprensorio vibonese sono quelli contenuti nel Piano di Rientro: la sanità ospedaliera si baserà essenzialmente sulla rete di emergenza-urgenza attraverso le postazioni di emergenza territoriali e dipartimentali. Detto più semplicemente, sarà un via vai di ambulanze che dalla periferia trasporteranno il malato nei vari ospedali della Regione.
Se questa è una sanità che potrà dare risposte concrete ai cittadini si è fuori dalla grazia di Dio. Essa ubbidisce pedissequamente alla logica dei tagli lineari, non selettivi, annulla la centralità del diritto alla tutela della salute dei cittadini prevista per legge, esclude la logica degli Ospedali Riuniti che vista la variegata rete ospedaliera presente sul territorio meriterebbe una più attenta riflessione, ci offre prestazioni che non vanno verso la salute ma, verosimilmente, verso la morte, come purtroppo le cronache sistematicamente registrano.
Nella sanità, come in qualunque altro settore, spendere di più, se speso bene, significa guadagnare di più. Il bilancio della sanità a Vibo come altrove non può essere, pertanto, una semplice successione di somme e sottrazioni specie se effettuate in termini di reparti, di strutture territoriali o addirittura di ospedali che si aprono e si chiudono. E’ su queste basi e non su richieste da campanile in cui spesso indugiano i politici per la ricerca del consenso e quindi dei voti che occorrerebbe impostare il piano della sanità a Vibo, partendo dalle condizioni di assoluta emergenza, utilizzando i poteri straordinari affidati dal governo centrale per ricercare l’ottimizzazione del rapporto tra sanità ospedaliera e territoriale, trasferire parte dell’attività sanitaria presso le strutture periferiche al fine di mantenere un sufficiente livello di decentramento territoriale e al tempo stesso razionalizzare le risorse in un rapporto equilibrato tra un “Centro” a cui competono le prestazioni altamente specialistiche e una “Periferia” che deve farsi carico della prestazioni di base.
Tutto ciò premesso, gli esponenti politici, le forze sociali e del volontariato, la classe medica e paramedica, anziché attestarsi su posizioni di retroguardia dovrebbero invece alzare la bandiera non del campanile, ma quella della dignità e della serietà verso i cittadini avendo come riferimento i bisogni della collettività per mezzo di una organizzazione più razionale condotta in una ottica di sviluppo.
(Ex Direttore Sanitario Aziendale ed Ospedaliero)
Dr. Tino Mazzitelli