Fede e dintorni

Fare il bene in tempo di coronavirus

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Fare il bene in tempo di coronavirus.

– Le buone azioni hanno un grande valore, ma purtroppo hanno uno scarso riconoscimento e l’apparenza sembra aver più valore. Ma può succedere che in questo basso mondo la persona più preziosa può non valer niente, e la persona che non vale niente è diventare la più preziosa.
– In questi giorni di forte diffusione del contagio tutti possono fare l’opera di bene, semplicemente mettendo in pratica le indicazioni che le autorità civili e religiose ci chiedono di fare e non di essere indifferenti o, peggio ancora, strafottenti.
– Sua maestà il corona virus ci invita al rispetto reciproco per il bene di tutti. Perciò faremo il bene anche restando a casa nostra e rispettando le norme igieniche date. Muoviamoci lo stretto necessario e osserviamo quanto stabilito. – E ricordiamo che se non ci teniamo a farlo per noi, possiamo (e dobbiamo) facciamolo per chi vogliamo bene e soprattutto per chi è più esposto al contagio. – La piccola storia di oggi ci suggerisce che tutti possono fare il bene; ma non tutti sono pronti a farlo.

♦ ♦ ♦

Un grande re chiese ad un saggio sufi di indicargli il modo migliore per manifestare la propria regalità.
«Con le buone azioni», rispose il saggio.
«Dimostramelo – disse il re – altrimenti ti farò tagliare la testa».
♦Il saggio sufi lo invitò allora ad uscire in incognito dalla reggia.
Si recarono al mercato e il sufi suggerì al re di chiedere al mercante di frutta un chilo di ciliege in regalo, con la scusa che servivano per alleviare le sofferenze di un ammalato, anzi per salvargli la vita.
Inutilmente il re insistette: il mercante lo cacciò con male parole, e alla fine così si rivolse agli altri mercanti ridendo: «Ne ho sentite di tutte, per portarmi via po’ di merce, ma uno che chieda un chilo di ciliege per salvare un ammalato, mai. Questi straccioni non sanno più che cosa inventare. Vattene via, vecchio, se non vuoi che ti bastoni».
Il re stava per farsi riconoscere, quando il sufi lo trascinò via.

♦ Poco dopo giunsero alla riva del fiume, che in quei giorni scorreva impetuoso, ricco delle acque del disgelo.
Ad un tratto il sufi diede uno spintone al re, che cadde in acqua e si dibatté fra le onde.
Tutti accorsero per guardare lo spettacolo, ma nessuno aveva voglia di buttarsi in acqua per salvare lo sventurato, che oramai si sentiva soccombere quando un mendicante, proprio il più straccione della città, si buttò in acqua e trasse in salvo il re.
Allora il sufi si avvicinò al monarca e disse: «Hai visto? Quando tu, la persona più preziosa del regno, hai chiesto un chilo di ciliege per salvare la vita di un ammalato, non hai ottenuto niente; e quando questo mendicante, la persona che vale meno di tutti, ti ha salvato, è stato per te più importante della tua stessa persona.
Non sono le apparenze che contano, ma la sostanza.
E la sostanza della qualità è solo la buona azione che rimane ignota».
(fonte: Gabriel Marcel, Saggezza islamica – Ed Paoline)

In questi giorni di forte diffusione del contagio tutti possono fare l’opera di bene, semplicemente mettendo in pratica le indicazioni che le autorità civili e religiose ci chiedono di fare e non di essere indifferenti o, peggio ancora, strafottenti. – Sua maestà il corona virus ci invita al rispetto reciproco per il bene di tutti. Perciò faremo il bene anche restando a casa nostra e rispettando le norme igieniche date. Muoviamoci lo stretto necessario e osserviamo le norme date. – Stiamo attenti: tutti possono fare il bene; ma non tutti sono pronti a farlo.

Condividi l'articolo