Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Edward Gilbert, giovane prete musicista.
Non è mai stato raro incontrare preti musiciti. Oggi ce ne sono tanti in circolazione. Padre Edward Gilbert è un sacerdote della Diocesi di Phoenix, Arizona (USA). – Da bambino cantava in cambio di un gelato. Il suo primo strumento musicale? La sua voce… ed è ancora l’unico strumento che usa. – Ecco una bella intervista riportata dal sito Aleteja.org.
♦ Padre Edward Gilbert è nato a Puerto Plata, Repubblica Dominicana, ed è il maggiore di quattro figli. Ha iniziato il corso di infermieristica per poi abbandonare gli studi al secondo anno, prendendo la decisione di entrare in seminario.
La sua grande sensibilità musicale lo ha portato a lavorare regolarmente con cori composti da giovani. Da 6 anni è sacerdote, e da 4 si occupa della formazione del Kaivos Ministry, un progetto di musica ed evangelizzazione che unisce molti cantanti giovani e talentuosi.
Infanzia legata alla musica?
Quando ero un ragazzino, per farmi comprare un gelato o per farmi portare alle giostre, cantavo canzoni di Pedrito Fernández, come “la mochila azul” (“lo zainetto blu”). I miei zii si riunivano per ascoltarmi, ogni volta un grande spettacolo.
Chi ti ha insegnato a pregare?
Mia madre. Ero molto timoroso, e il buio mi terrorizzava. Mia mamma mi ha insegnato a pregare per calmarmi e per farmi comprendere che Dio mi avrebbe sempre protetto.
Cosa hai provato il giorno della tua ordinazione sacerdotale?
Il momento più commovente è stato quando mi sono prostrato a terra per cantare le Litanie. Ricordo che è stato l’unico momento in cui ho pianto. È difficile da spiegare… è come se un singolo istante desse significato al passato, illumini il presente e riempia ogni mio pensiero di speranza pura. Tutto ciò per cui ho combattuto mi è stato dato in dono.
Riesci a conciliare la tua vocazione sacerdotale con la musica?
All’inizio parte della mia opera pastorale consisteva nell’aiutare i cori a migliorare la propria esecuzione. È scoraggiante sentire un coro che canta male. Poi ho scoperto il talento dei ragazzi di Kaivós e ho compreso che sarebbe stato importante fare un passo avanti e occuparmi di produzione musicale. Adesso è fondamentale saper gestire il mio tempo, dare priorità al ministero e ai miei doveri. Arricchisco la mia attività pastorale con il servizio della musica, che diventa parte dell’opera evangelizzatrice nella Chiesa.
Ti è mai successo qualcosa di buffo mentre stavi cantando?
Accade sempre una cosa: appena salgo sul palco, il mio ginocchio destro inizia a tremare, e per i primi cinque minuti, mentre canto, devo provare a controllarlo.
E cosa mi dici della frase “Chi canta prega due volte”?
Beh… haha… la frase originale in latino è “chi canta BENE prega due volte”. Ho sempre trovato interessante che tra le indicazioni per cantare l’Exsultet durante la Settimana Santa c’è: se non riuscite a cantarlo dignitosamente, “leggetelo”.
Nella Chiesa la musica ha sempre richiesto specializzazione, buon gusto, impegno… una buona esecuzione aiuta molto a entrare nella pace che un momento di preghiera richiede; aiuta ad avvicinare i propri cuori a Dio, e da essa possono scaturire delle esperienze spirituali autentiche.
Qualche consiglio per chi vuole avvicinarsi alla musica?
Il primo è di esercitarsi. L’ispirazione da sola non è abbastanza. Se riuscite a frequentare una scuola di musica sarebbe l’ideale.
♥ Nella mia parrocchia le cose hanno iniziato a cambiare quando abbiamo deciso di insegnare musica. Se ciò non fosse possibile, l’importante è cercare delle opportunità per migliorarsi: non siate mai soddisfatti con ciò che avete raggiunto, cercate sempre di fare di meglio.
(fonte: aleteia.org/2016/11/16).