Caso Argani
L’impianto di depurazione emana vapori maleodoranti
Il caso Argani è tutt’altro che risolto. Il fetore proveniente dall’impianto consortile di depurazione sito in località Argani, infatti, continua ad aumentare. Del caso si era già interessato l’avvocato Giovanni Macrì, che in qualità di consigliere provinciale aveva interpellato il commissario prefettizio del Comune di Tropea Giovanni Cirillo. Ma a quanto pare Cirillo non si è ancora mosso in tal senso e così l’esponente del Pdl locale ha inviato una nuova lettera, questa volta indirizzata al procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Mario Spagnuolo, all’Ato 4, all’Asp e, per conoscenza, all’attenzione del dottor Rubens Curia. Nel documento redatto ieri da Macrì si legge: «Alla vicenda in oggetto mi sono già interessato con puntuali segnalazioni, rimaste prive di riscontro, rivolte al commissario prefettizio del comune di Tropea e al Direttore generale dell’Asp di Vibo, non posso non rilevare come ad oggi alcuna misura sia stata messa in atto per la salvaguardia della salute di migliaia di cittadini, residenti e semplici villeggianti, esposti alle esalazioni provenienti dall’impianto di depurazione». Secondo quanto scritto da Macrì «il fetore che si sprigiona da “Argani”, oltre a rendere l’aria irrespirabile, sembra che abbia iniziato a causare in alcuni soggetti delle patologie, più o meno gravi, che parrebbero diretta conseguenza delle predette esalazioni». In effetti durante le ore notturne e nelle prime ore del mattino nelle zone limitrofe all’impianto l’aria diventa irrespirabile e, a seconda del vento, ciò si verifica anche in aree relativamente lontane rispetto ad Argani.
«Evidentemente – prosegue Macrì – la questione è trattata con eccessiva superficialità e, vista la sostanziale inerzia, per quanto attiene al Commissario Prefettizio ad oggi non è stato adottato alcun provvedimento a tutela della salute dei cittadini, in violazione dell’art. 50 TUEL». È per questi motivi, insomma, che Macrì ritiene necessario investire della questione la Procura della Repubblica di Vibo Valentia «perché si occupi – conclude – dell’intera e molto più complessa vicenda, verificando la sussistenza di possibili ipotesi di reato».