Riceviamo e pubblichiamo
“Agonia della Provincia di Vibo Valentia: che lo Stato si assuma le proprie responsabilità”
Una serie di avvenimenti mi hanno indotto ad allontanarmi dalla prima linea ma, dopo avere resistito per mesi alle pulsioni interne che mi sollecitavano ad intervenire su alcuni temi particolarmente scottanti, oggi, di fronte a cotanta ignavia, sono costretto ad arrendermi e a dire la mia.
Fossi il Presidente della Provincia di Vibo Valentia mi dimetterei immediatamente così da far assumere la responsabilità di quanto sta accadendo, nell’indifferenza più totale, all’unico vero colpevole: lo Stato Italiano. Effettivamente, quello che stiamo vivendo è frutto di una scelta, da molti auspicata, che, rimasta normativamente monca, ha gettato e lasciato tutte le Provincia d’Italia, e con esse funzioni e deleghe di rango costituzionale, in uno stato di assoluta desolazione. Il tutto sotto l’occhio vigile di parlamentari di ogni schieramento che, facendo finta – ancora oggi – di non vedere o di non aver capito quanto accade realmente, stanno colpevolmente accettando che le Provincie e le connesse funzioni e servizi, RIBADISCO, di rilevanza costituzionale (tra tutti scuola superiore e viabilità) muoiano di stenti. Sconcerta ed indigna, di poi, quella scellerata malizia che, dopo aver dato in pasto al popolo le Provincie additate quali cause dei mali italiani, vorrebbe scaricare addosso alla politica locale tutte le inefficienze e i soprusi che oggi i cittadini patiscono nella quotidianità. Ebbene, non v’è dubbio che la drammatica situazione in cui versa la Provincia di Vibo Valentia sia anche da addebitare alle sconsiderate scelte delle passate Amministrazioni Provinciali (fase commissariale compresa) tuttavia è altrettanto certo che, avendo lo Stato deciso di mandare al voto un Ente in dissesto, uscito da una gestione commissariale tutt’altro che risolutiva delle emergenze quotidiane, un minimo di sostegno il Governo avrebbe dovuto darlo anche per non calpestare la dignità degli amministratori che, tallonati e sollecitati dalle dirigenze di partito, hanno avuto l’infelice idea di mettersi a disposizione. Questa è stata la riflessione che ho raccolto da un dipendente della provincia che, con invidiabile pacatezza e mettendo in secondo piano la propria identità di lavoratore senza stipendio da mesi, ha, con grande acume, stigmatizzato tale operato in quanto oltremodo lesivo della dignità di chi, chiamato a dare il proprio contributo, si è visto, di fatto, privato di ogni possibilità di intervento e mortificato nello slancio di servizio.
Or dunque, di fronte alla disperazione dei dipendenti provinciali, allo sfacelo della scuola superiore e ad una viabilità da quarto mondo, ritengo che occorra passare palla e responsabilità all’Autore del misfatto e contestualmente intraprendere altri percorsi, magari giudiziari, davanti alle autorità interne ed europee, per ridare un pizzico di speranza e di orgoglio ad un territorio vergognosamente insultato. Il ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo e del Cittadino potrebbe essere una prima forma di azione / protesta che, con l’aiuto economico dei parlamentari calabresi e magari dei consiglieri regionali vibonesi, potrebbe concretizzarsi in tempi relativamente brevi. Sicuramente non sarebbe la soluzione ai mali che ci affliggono ma certamente un primo importante stimolo e segnale di attenzione.
Avv. Giovanni Macrì, consigliere provinciale