La gestione del porto di Tropea dovrà passare per un bando europeo
In base alla sentenza, sbagliati quasi tutti i provvedimenti presi nella complicata vicenda partendo da quelli del 2001
La gestione del porto di Tropea dovrà passare per un bando europeo. Questo è il futuro che si prospetta per l’approdo turistico locale, salvo complicanze e ulteriori colpi di scena. Dopo la decisione del Tar di Catanzaro sul ricorso presentato dalla società “Porto di Tropea Spa” contro Comune e Regione Calabria, in cui ha preso parte anche il Comune di Parghelia, rimane infatti ancora tutto da stabilire sul futuro dell’approdo locale. Da un lato, la decisione dei magistrati, seppur accogliendo parzialmente le richieste della società, non ha permesso alla stessa di tornare a gestire il porto. Dall’altro vi sono invece il Comune di Parghelia, che avanzava diritti sulla struttura portuale che insisterebbe su di una parte di territorio ricadente nei propri confini, e il Comune di Tropea, il quale, in base alla sentenza, avrebbe sbagliato quasi tutti i provvedimenti presi nella complicata vicenda: partendo da quelli del 2001, quando in carica vi era l’amministrazione targata Gaetano Vallone, che consegnò il porto alla società a partecipazione pubblica intendendo (a torto) la gestione come “servizio pubblico locale”, fino a quelli del 2011, con in carica l’amministrazione di Adolfo Repice, che invece fece di tutto per gestire in proprio il porto. Parentesi a parte riguarda Parghelia, che non ha ottenuto nulla dal Tar e non esclude di portare innanzi al supremo organo della giustizia amministrativa, cioè al Consiglio di Stato, la vicenda inerente i propri interessi. Tutto ciò, infine, è il quadro di una situazione ancora parziale, che non contempla il ruolo della Regione.
Ma evitando di perdersi in un futuro incerto, allo stato attuale, dunque, l’unica soluzione pare essere quella della pubblicazione di un bando europeo per individuare un nuovo gestore della struttura, poiché, stando alla sentenza, le mosse della passata amministrazione per prendere le redini del porto sono state “illegittime”, e lo stesso modello organizzativo messo in pratica è stato bollato come “inefficace”. Nonostante ciò, l’allora sindaco Adolfo Repice ci tiene comunque a far capire ai cittadini che «la decisione dei giudici amministrativi consegna alla città di Tropea la struttura portuale, strappandola agli interessi privati della Spa “Porto di Tropea”, che non rientrerà nella gestione della struttura». Per la società, infatti, l’annullamento da parte del Tar dei provvedimenti presi dall’allora amministrazione Repice risulta come una vittoria di Pirro, in quanto rimane fuori dai giochi e, al limite, potrà partecipare al bando europeo, rientrando (in caso di aggiudicazione) dalla porta dopo essere uscita dalla finestra.
Repice ci tiene tuttavia a sottolineare che la decisione di cedere le azioni e far uscire il Comune dalla partecipazione societaria della “Porto di Tropea Spa” è stata dichiarata dal Tar legittima e , senza andare troppo per il sottile, nonostante le varie annotazioni negative del Tar sul modus operandi della sua amministrazione, l’ex sindaco sostiene che «in buona sostanza il Comune di Tropea ha raggiunto pienamente i propri obiettivi».
L’amministrazione in carica, dal canto suo, sta studiando il caso, sottoponendolo anche ai propri legali. «L’internalizzazione – dichiara Vallone – non si può fare, è una cosa erratissima come ho sempre detto e se la società si dovesse appellare al Consiglio di Stato ce ne andremo alle calende greche, con rischi connessi, come avevo previsto».