Richiesto l’annullamento della delibera del Consiglio comunale
La questione, pare non presentare punti di incontro tra le parti
Siamo alle carte bollate. Il Comune di Tropea tenta di mettere le mani sulla gestione dell’approdo locale, ma la “Porto di Tropea Spa” non ci sta e si attende giustizia dal ricorso presentato al Tar di Catanzaro contro il Comune di Tropea, in persona del sindaco Adolfo Repice.
Gli attuali gestori del porto, rappresentati dal legale Vincenzina Colaci, chiedono per via cautelare che sia annullata la deliberazione del Consiglio comunale, finalizzata a revocare alla società l’affidamento del servizio di gestione, manutenzione e valorizzazione del porto di Tropea.
Inoltre si attendono che il Tar faccia fare un passo indietro al Comune sulla decisione di non procedere al rinnovo della concessione demaniale e su quella di internalizzare il servizio di gestione, e faccia inoltre annullare le richieste di messa in liquidazione della società e dell’uscita del Comune come socio dalla medesima.
Secondo la società gestita da Antonio La Torre, poi, «siamo davanti a un caso paradossale di un Comune che, utilizzando in maniera distorta una competenza subdelegata, ha preteso assurdamente di trasformarsi in imprenditore, senza averne le necessarie capacità ed in chiara violazione dell’articolo 41 della costituzione, che sancisce la libertà di impresa».
Quanto alla decisione di negare la proroga e il rinnovo della concessione demaniale, i ricorrenti sollecitano Comune e Regione Calabria a definire l’atto formale di concessione cinquantennale già autorizzato dal Ministero e per la quale mancava soltanto la relativa formalizzazione attraverso la firma di un atto di convenzione. L’istanza della società è stata però immediatamente rigettata dal Comune.
Ma secondo i ricorrenti, per concessioni superiori ai 15 anni, è la regione a doversi esprimere, poiché tali aree oggetto della concessione rientrano nell’ambito del demanio marittimo statale, delegate, per finalità turistiche, alle regioni.
Il Comune potrebbe discostarsi dai procedimenti già avallati dagli organi statali soltanto qualora riscontrasse motivi tanto gravi da smentire le conclusioni ministeriali. Secondo l’amministrazione comunale, invece, i motivi ci starebbero tutti, poiché nelle casse comunali, negli ultimi anni, sarebbero entrate solo le briciole degli introiti fatturati dalla società, ben al di sotto del 20% degli effettivi ricavi totali spettanti al Comune.
Su questa vicenda si era aperto un ampio dibattito politico tra il sindaco Adolfo Repice ed il leader dell’opposizione Gaetano Vallone, pronti a snocciolare relazioni contenenti cifre assai diverse.
La questione, complicata dal punto di vista legale, pare non presentare perciò punti di incontro tra le parti.
Eppure i ricorrenti specificano esplicitamente che la «misura cautelare richiesta è necessaria soprattutto per proteggere il Comune di Tropea». La posta in ballo è infatti alta, perché, negli anni, la società ha affrontato enormi investimenti per la gestione del porto, ed ha attrezzato la struttura con pontili, catenarie, ormeggi mobili, telecamere e varie attrezzature.