Fede e dintorni

DON SICARI, SCRIVE ALLA FAMIGLIA OBLATI DEL SACRO CUORE

Il fratello maggiore, scrive alla famiglia Oblati del Sacro Cuore

Il 3 gennaio 1901, esattamente 120 anni fa, nasceva a Tropea il nostro Padre e venerabile Servo di Dio don Francesco Mottola

don Francesco Sicari, fratello maggiore dei Sacerdoti Oblati

Carissimi, ho pensato di scrivere questa lettera, in occasione del Santo Natale, per rivolgere un pensiero di riflessione a tutta la Famiglia Oblata, articolata nei suoi tre rami e nello stesso tempo raggiungere anche tutti gli amici che in modo diverso condividono con noi l’Ideale vissuto e testimoniato dal Venerabile nostro Padre don Francesco Mottola e dalla Serva di Dio la signorina Irma. Sono tanti i pensieri che sicuramente abitano il nostro cuore e la nostra mente, in queste giornate che se da un lato ci riempiono di gioia spirituale per la preparazione liturgica della celebrazione del mistero del Natale del Signore, dall’altro lato sono contrassegnati da angoscia per la situazione sanitaria legata alla pandemia che continua a condizionare la nostra vita personale e sociale. Lo ha ricordato anche il Papa nel discorso alla Curia Romana, in occasione degli auguri natalizi: “Questo Natale è il Natale della pandemia, della crisi sanitaria, della crisi economica sociale e persino ecclesiale che ha colpito ciecamente il mondo intero. Questo flagello è stato un banco di prova non indifferente e, nello stesso tempo, una grande occasione per convertirci e recuperare autenticità”. Ritornano con forza, quasi come una stella polare, le parole dell’inno di San Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 8,35.37-39) “chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la fame, il pericolo? Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori grazie a Colui che ci ha amati”. Sentinella, quanto resta della notte? – chiede il profeta (Is 21,11). Forse anche noi, nel mezzo della dura prova della pandemia e delle difficoltà che sperimentiamo ogni giorno, potremmo abbassare gli occhi rassegnati e domandarci ma quanto durerà tutto questo? La sentinella risponde: Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite! (Is 21,11-12). Sappiamo che ogni viaggio finisce al termine della notte e che nessuna notte può essere eterna. Ed è nella notte, quest’anno un po’ anticipata, che noi celebreremo la messa del Natale. Mentre fuori il mondo è nell’oscurità, le nostre chiese e i nostri cuori saranno inondati ancora una volta dalla luce dell’Emmanuele, il Dio con noi. All’incessante grido dei popoli: “Sentinella, quanto resta della notte?” Dio risponderà nella notte di Natale: la sua eterna Parola d’amore ha assunto la nostra carne mortale, il Verbo è entrato nel tempo: è nato l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Il Bambino che giace nella povertà di una mangiatoia è il segno di Dio, questa è la ‘risposta’ di Dio. Passano i secoli ed i millenni, ma il segno rimane, e vale anche per noi, uomini e donne di questo primo ventennio del terzo millennio che stiamo vivendo questa singolare e drammatica pagina della storia. La risposta di Dio a Natale è: Io sono con voi, sempre, insieme attraversiamo la vita! Se Lui c’è, fugge la paura!
Il 3 gennaio 1901, esattamente 120 anni fa, nasceva a Tropea il nostro Padre e venerabile Servo di Dio don Francesco Mottola, primogenito di una lunga schiera di figli, di cui sopravvissero, oltre a lui, il fratello Gaetano e la sorella Titina.

Il 3 gennaio 1901, esattamente 120 anni fa, nasceva a Tropea il nostro Padre e venerabile Servo di Dio don Francesco Mottola

Quel piccolo bambino piano piano crebbe e maturò la sua vocazione a diventare sacerdote, un sacerdote nel senso più pieno e integrale della parola. Anche nella vita di don Mottola ci fu la notte, ma a vincere sempre e comunque è stata quella luce di Dio che abitò il suo cuore fin dall’inizio, che lo plasmò gradualmente in uno scalpellamento profondo della sua anima, nell’itinerario della Sua cristificazione, che si è diffusa così intensamente con l’apostolato della carità e che nemmeno la malattia prima e poi la morte il 29 giugno 1969 spensero. Il 22 agosto 1933, durante un corso di esercizi spirituali, annotava: “non ho più voglia di fare il poeta, sia pure mistico, è Gesù che vuole scrivere in me, ora per ora, il poema del suo dolore e del suo amore: io debbo tacere e lasciar fare: traccerò dunque appena qualche linea”. Il prossimo Beato ha saputo cosi vivere la sua vita, santificando ogni attimo presente e vivendo momento per momento l’assillo delle altezze divine, perché “bisogna voler quel che vuole il Signore da noi, nella presenzialità del dovere presente. Dar risplendenza di eternità al presente: ecco una vita cristiana” ( Don Mottola Itinerarium mentis, pag. 32). Il suo esempio luminoso sia di conforto e speranza per tutti noi in questo difficile momento della nostra vita sociale ed ecclesiale. Nell’augurare a tutti, anche a nome di Liliana e Peppino, un sereno Natale ho il piacere di comunicare che è in fase di distribuzione il nuovo numero di Parva favilla, unica uscita del 2020 e che ricorderemo il 120° anniversario della nascita del Padre con una Santa Messa, domenica 3 gennaio, nella Chiesa Concattedrale alle ore 18.00, che speriamo anche di poter trasmettere in diretta web sui social, per tutti coloro che non potranno parteciparvi, a causa delle limitazioni legate alla pandemia. Un fraterno abbraccio.

Fratello maggiore dei Sacerdoti Oblati
don Francesco Sicari

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