Riceviamo e pubblichiamo
Lettera che mira a stimolare un dibattito politico alto, in occasione della visita del Presidente Mattarella in Calabria
Preg.mo Presidente della Repubblica,
l’imminente inaugurazione della sede della Regione Calabria alla Sua presenza non può prescindere da uno sguardo verso il futuro; le scrivo per questo. Nella storia della Calabria si ricordano le visite di statisti come Alcide De Gasperi, che a una gente povera, isolata dalla lentezza dell’unificazione nazionale, dalle migrazioni e dalle contingenze, parlò di possibilità concrete, speranze e orizzonti nuovi. Gli anni a venire videro concretizzarsi quello scenario, che De Gasperi annunciò con impegno e fiducia.
Un suo illustre predecessore, il Presidente Sandro Pertini, disse che «bisogna stare attenti a quello che avviene in Sicilia e in Calabria e che avviene anche con la camorra a Napoli». Aggiunse, poi, che «bisogna fare attenzione a non confondere il popolo siciliano, il popolo calabrese ed il popolo napoletano con la camorra o con la mafia», perché «sono una minoranza i mafiosi».
Ecco, il problema è sempre uguale al Sud, specie in Calabria: un gruppo minoritario subordina la maggioranza dei residenti, utilizzando le risorse pubbliche per trarre vantaggio a discapito della comunità. Come Lei sa, Presidente Mattarella, non sono soltanto i mafiosi in senso stretto a muoversi in questa direzione. Anzi, le organizzazioni criminali sono in larga misura pura manovalanza, esecutori di ordini che arrivano da altre strutture, ben più potenti e protette.
Nel contesto non è possibile lasciare spazi di ambiguità, perché il rischio reale è lo spopolamento definitivo del Meridione d’Italia, da qui a dieci anni. Lo Stato deve essere forte e favorire uno sviluppo effettivo, che in Calabria non coincida più con la speculazione industriale del passato, con l’utilizzo deviato dei finanziamenti pubblici e con l’inganno al popolo sovrano.
La subordinazione del Mezzogiorno è oggi ancora più marcata che nel Novecento. I giovani vanno altrove, manca un netto ricambio generazionale e permangono strumenti e modi di asservimento e ricatto delle comunità, intanto da parte politica.
La Calabria è sottoposta a piano di rientro dal disavanzo sanitario, che non ha alcun fondamento, alla luce dei dati sulle patologie e sulla relativa spesa regionale. I fondi mancanti all’intero Mezzogiorno, dove i malati cronici sono di più, vengono distribuiti alle regioni settentrionali, che dunque non hanno disavanzi e agli occhi dell’opinione pubblica appaiono virtuose.
A causa dei tagli imposti dal sistema dell’euro e dal fiscal compact, in Calabria sta diventando un rischio partorire; spesso non c’è confine tra la nascita e la morte.
Intervenga, Presidente della Repubblica. Dica al governo che il commissario per il rientro sanitario della regione non può essere sorretto nelle proprie azioni, laddove scavalchi l’equilibrio tra i poteri previsto dalla Costituzione.
«Se la politica – ci ha già rimarcato, Presidente – non riesce a essere un punto alto di mediazione nell’interesse generale, le istituzioni saltano e prevale chi ha più forza economica o più forza di pressione». Oggi la politica ha bisogno di un bilanciamento, perché il livello centrale-nazionale impone una marginalità inaccettabile al territorio calabrese, nonostante il quadro normativo vigente sui rapporti istituzionali. È su questo punto che mi aspetto un suo monito in Calabria, così come le chiedo di decidere al più presto riguardo al ricorso, pendente da troppo tempo, in merito alla costruzione del nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro, sulla cui vicenda complessiva vi sono delicate questioni lungo la linea di confine tra Stato e anti-Stato.
Le porgo i migliori saluti, Presidente; benvenuto in Calabria.
Deputato, M5S
Dalila Nesci