La celebre frase attribuita a Enrico IV di Francia, primo re della dinastia Borbone
Ripudiò la sua fede protestante in favore di quella cattolica pur di salire al trono
Quattro anni, dal 1585 al 1589, per risolvere un conflitto che alla fine aveva condotto il re di Francia e il cattolico Duca di Guisa prima del tempo di fronte al Creatore, e l’allora accreditato erede al trono di fede ugonotta ad abbracciare il cattolicesimo pur di indossare la corona. Questo atto finale delle guerre di religione in Francia va comunque inserito in un più ampio quadro europeo che vide di fronte le potenze del tempo contendersi il potere, due su tutte: Spagna e Inghilterra.
Ma vediamo brevemente chi sono i protagonisti di questa vicenda. Iniziamo da Enrico III, ultimo re della dinastia dei Valois-Angoulême, cadetta della casa dei capetingi. Era il quarto figlio di Enrico II e di Caterina de’ Medici, figlia di Lorenzo, il nipote del Magnifico. Francesco, il fratello erede al trono, morì nel 1584 senza lasciare figli, Anche Enrico non aveva eredi, quindi la dinastia dei Valois era destinata ad estinguersi. Secondo la legge salica il torno sarebbe andato ad Enrico III, re di Navarra del ramo cadetto dei Borbone (inoltre Margherita, moglie del re di Navarra, era sorella di Enrico III di Valois-Angoulême). Ma il re di Navarra era di fede protestante, un serio problema perché inviso ai cattolici, nemici della corona. La notizia non tardò a giungere nelle corti europee e la successione al trono transalpino allarmò i cattolici del continente, in particolare il cattolicissimo re di Spagna Filippo II, che trovò nel Duca di Guisa, un altro Enrico, il portabandiera della Lega cattolica. “Lo Sfregiato”, così veniva chiamato il Duca di Guisa, dopo la ferita al viso ricevuta durante una battaglia, nel 1582 aveva firmato un trattato a Joinville con il re di Spagna, in virtù del quale Filippo II avrebbe finanziato la Lega cattolica. Il re di Francia Enrico III rimase a guardare e attese le mosse dei due contendenti. Chi sarebbe stato il suo successore, l’ugonotto Enrico III di Navarra o il cattolico Enrico, Duca di Guisa? Il re di Francia inizialmente appoggiava quest’ultimo, ma ben presto la sua popolarità e gli scenari internazionali gli fecero cambiare idea. Il Duca di Guisa vinceva le battaglie contro i protestanti, si comportava in modo irrispettoso nei riguardi del re e, in ultimo, il 15 luglio del 1588 impose al re di firmare l’editto dell’Unione, così da diventare il comandante generale degli eserciti del regno di Francia. Ambizioso, cattolico intransigente, aveva partecipato alla strage di San Bartolomeo e tentato invano di sposare Margherita, la moglie del suo rivale al trono e sorella del re, ma per l’opposizione della madre, Caterina de’ Medici, non se ne fece nulla. Sarà sempre lei, Caterina, a tenere in mano il potere in Francia finché vivrà. Insomma, questo Duca di Guisa era un tipo poco raccomandabile, sfrontato, responsabile di non pochi omicidi nei riguardi delle sue vittime preferite: gli ugonotti. Il re lo conosceva bene, perché circa 20 anni prima era stato al suo fianco nelle guerre di religione sotto la bandiera cattolica. Enrico III lo temeva, perché avrebbe fatto di tutto pur di prendersi il trono. Inoltre con la sconfitta dell’invincibile armata di Filippo II di Spagna, avvenuta per mano dell’Inghilterra l’8 agosto 1588, il re trovò il coraggio di eliminarlo definitivamente, pensando bene che la cattolicissima Spagna avesse altro a cui pensare che alla successione al trono francese. Enrico di Guisa sapeva dei rischi che stava correndo: era stato avvisato più volte di essere in pericolo di vita. Decise di recarsi comunque alla riunione degli Stati generali convocata dal re il 23 dicembre del 1588. L’ultra-cattolico Enrico Duca di Guisa fu assassinato per mano delle guardie di Enrico III e il suo corpo bruciato e gettato nella Loira. Caterina de’ Medici, madre del re di Francia Enrico III, morirà il 5 gennaio 1589. Dopo la scomparsa del Duca di Guisa, la Lega cattolica destituì il re che si unirà ai protestanti. Ma un altro fatto sconvolse la corte francese: Il 2 agosto del 1589 il monaco domenicano Jacques Clément uccise Enrico III di Francia. Clément non avrebbe mai potuto trovarsi faccia a faccia con il re, se non si fosse fatto passare per una spia che aveva segreti da spifferargli. Rimasero soli e lo uccise con un pugnale avvelenato. Il monaco, manovrato dai cattolici, che con quel gesto aveva vendicato la morte del Duca di Guisa, fece una brutta fine: fu squartato, poi bruciato e le ceneri gettate stavolta nella Senna. Il re morì dopo diverse ore d’agonia, ma aveva designato il successore: Enrico III di Navarra, che prese il nome di Enrico IV di Borbone. Sia Enrico di Navarra che il re, Enrico di Valois, erano stati scomunicati da papa Sisto V, il primo perché ugonotto, il secondo quando nel 1589 aveva appoggiato il cugino tramando contro la Lega cattolica. Dopo questo lungo periodo di guerre di religione, il re di Francia, il primo della dinastia borbonica, fece una mossa politica che lo porterà a riprendersi il potere: si convertirà al cattolicesimo il 25 luglio del 1593. In tal modo la Lega cattolica non sarebbe stata più un pericolo. Inoltre nel 1598 con l’editto di Nantes il nuovo sovrano concesse sul suolo francese libertà di culto. Alcuni studiosi affermano che l’abiura del calvinismo e la conversione al cattolicesimo sia avvenuta in tempi non sospetti; i detrattori dicono che fu una strategia politica e quindi per nulla credibile. Fatto sta che la frase “Parigi val bene una messa” oggi è divenuta una espressione che sta ad indicare che “vale la pena sacrificarsi pur di ottenere uno scopo importante”. L’importanza di una rinuncia che conviene fare per arrivare ad ottenere qualcosa che si desidera, anche se moralmente discutibile come nel caso del re di Francia Enrico IV di Borbone, che pur di prendersi la corona si convertì al cattolicesimo.