Nel 1455, con la pubblicazione di 180 copie della Bibbia, nasce a Magonza la stampa a caratteri mobili
Grazie a questa invenzione le idee circoleranno rapidamente, ma Gutenberg non riuscirà a sfruttarne in vita i vantaggi economici
Fa l’invenzione che cambia il mondo, e succede che i posteri non sapranno neppure con esattezza la sua data di nascita, e scopriranno solo per un puro caso quella della morte. Ritratti in vita zero. Certo, il suo nome sarà ricordato nei secoli dei secoli, ma la sua esistenza fu sfortunata, soprattutto se si pensa che gli ultimi 10-15 anni di vita li avrebbe potuti trascorrere da nababbo, quasi sicuramente da uomo più ricco del mondo. La storia purtroppo insegna che a molti geni è toccato questo destino, quello cioè di realizzare invenzioni straordinarie che hanno dato un contributo eccezionale al futuro dell’umanità, ma per una ragione o per un’altra gli stessi inventori non ne hanno saputo o potuto trarre vantaggio economico quando erano in vita. È il caso dell’orafo di Magonza Henne Gensfleisch zur Laden zum Guten Berg o Johannes Gensfleisch (detto Gutenberg), inventore nientepopodimeno della stampa a caratteri mobili, in pratica la mamma della stampa moderna. Prima però di addentrarci nelle vicissitudini personali dell’inventore Gutenberg, è opportuno soffermare la nostra attenzione su alcuni spunti di riflessione che possono tornarci utili per comprendere il contesto socio-economico nonché politico-religioso del periodo in cui visse e operò il nostro inventore. Siamo quasi al tramonto del Medioevo e in Europa l’aldilà era sempre più importante dell’aldiqua, la società del tempo non era ancora pronta per la scienza e le nuove tecnologie. Bastava un nonnulla per finire tra le grinfie dell’inquisizione, quindi per uomini come Gutenberg – scienziati, inventori e innovatori che allora come oggi non erano pochi – la differenza tra il successo e il rogo era molto labile. Diciamo che la Chiesa dietro questi esperimenti sospettava la presenza di Belzebù, e le probabilità di venire etichettato alla stregua di un negromante erano altissime. Comunque, molti più che scienziati e inventori erano veri e propri truffatori, e il clima per portare alla luce nuove scoperte non era dei migliori. A ciò si aggiunga un altro ostacolo che sembra un vero e proprio paradosso, perché ai tempi in cui visse Gutenberg non esistevano brevetti e copyright. Quindi era sempre difficile ottenere un ritorno economico dalle proprie invenzioni, e bisognava tenere lontani i curiosi dalle scoperte fatte. Poi, per mettere in pratica la sua creazione, l’inventore il più delle volte doveva trovare i finanziamenti, un’altra difficoltà non di poco conto. La storia di Gutenberg inizia e termina a Magonza, l’allora piccola città tedesca dalla quale scappa con la sua famiglia benestante per dissidi con il governo e si trasferisce a Strasburgo. Si dice che qui la sua arte di orafo lo porta ad arricchirsi e a dedicare molto tempo alla tecnologia che aveva in mente di sviluppare: sperimentò metalli e leghe vari per i caratteri di stampa, progettò una presa adatta, provò tanti tipi di carta e sperimentò gli inchiostri. Il merito di Gutenberg fu quello di aver inventato un processo industriale sintetizzando tecniche già presenti in Cina da diversi secoli. L’orafo di Magonza capì che i caratteri in metallo, resistenti e riutilizzabili, dovevano sostituire i caratteri fragili di legno. Inoltre, questi caratteri venivano disposti ognuno con la lettera in rilievo in una matrice, su cui veniva composto il testo da stampare. Quest’ultima, cosparsa di inchiostro una volta fissata al torchio, veniva pressata tante volte sul foglio di carta quante erano le copie che si dovevano realizzare. Queste ricerche andarono avanti per anni, finché ritornato a Magonza Gutenberg non decise di trovare soci e finanziatori per realizzare il progetto a cui aveva dedicato buona parte della sua vita.
Intorno al 1450 Gutenberg trovò in Johannes Fust e Peter Schöffer gli uomini giusti che lo appoggiarono nel progetto. Il primo era un ricco commerciante che gli prestò una cifra enorme per l’epoca: 1600 fiorini; il secondo era un incisore che lo aiutò nella realizzazione del suo grande progetto: la stampa della Bibbia composta da due volumi di ca. 300 fogli ciascuno; dimensione di un foglio: 21,1 cm x 15,1 cm, con 42 righe di testo, e fu stampata in 180 copie. Nel suo laboratorio lavorarono più di venti collaboratori per circa tre anni. Se si pensa che prima, grazie agli amanuensi o copisti che dir si voglia, per realizzare una sola copia della Bibbia si impiegava lo stesso tempo, il lavoro di Gutenberg nel 1455 fu accolto con il favore e l’entusiasmo del pubblico. Non poteva che essere così, vista la qualità tipografica dell’opera. Ma per lui la parola successo ben presto si trasformò in processo. L’inventore di Magonza non aveva i 1600 fiorini da dare al finanziatore Fust; anzi, visti gli interessi, avrebbe dovuto restituire qualche fiorino in più. Fu l’inizio della fine. Non possedendo tutto quel denaro perse i macchinari, in precedenza inseriti nella garanzia del prestito, e il collaboratore Schöffer, che andò a lavorare con Fust già pregustando lauti guadagni e che successivamente sposerà la figlia. Inoltre perse le entrate dalla vendita della Bibbia, la famosa B42, Bibbia a 42 righe, che si distinguerà dalle altre realizzate in seguito, perché avranno un numero di righe inferiori (Gutenberg voleva risparmiare denaro riducendo il numero di pagine). Di Bibbie in 42 righe ne furono realizzate 180 copie, di cui 45 in pergamena. Sono giunte sino a noi poco più di 40 copie complete e ognuna ha un valore che si aggira intorno ai 10 milioni di euro. La tipografia “Fust und Schöffer” di Magonza fu la prima impresa commerciale nella storia della stampa, quella di Gutenberg, sempre nella stessa città, la seconda e più modesta. Era il 1455, e da quel momento l’invenzione si diffuse rapidamente in tutta Europa. Schöffer riuscirà a migliorare la tecnologia inventata da Gutenberg (l’allievo supererà il maestro) introducendo la stampa a più colori. Nella B42 Gutenberg aveva fatto ricorso alle aggiunte a mano di esperti miniaturisti che decorarono il libro a mano, quindi ogni copia è un pezzo unico. L’orafo di Magonza, diventato famoso per l’invenzione della stampa a caratteri mobili, morirà il 3 febbraio del 1468 nella città che gli aveva dato i Natali, ed è sempre bene ricordare che senza questa invenzione le idee di molti uomini come Lutero, per citarne uno, o altri scienziati, negli anni che seguirono non si sarebbero diffuse.
Vogliamo qui citare un aforisma di George Bernard Shaw, che prendiamo in prestito perché più di ogni altro può sintetizza il concetto che sta alla base della straordinaria invenzione di Gutenberg: «Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.» Le idee inizieranno a circolare velocemente grazie all’invenzione di Gutenberg, una figura unica nella storia dell’umanità, perché la sua scoperta ha completamente cambiato la vita delle persone.