La cospirazione contro i Medici del 26 aprile 1478: una Pasqua di sangue a Firenze
Fu assassinato Giuliano e ferito il fratello Lorenzo il Magnifico, ma il popolo si scagliò contro i congiurati e il potere mediceo si rafforzò
I Signori di Firenze
Non era certo la prima volta e non sarebbe stata l’ultima congiura per eliminare una volta per tutte dalla scena politica di Firenze i Medici, che da ormai tre generazioni Signori di Firenze – prima di Lorenzo il padre Piero e il nonno Cosimo – governavano la città gigliata. Ma in questa cospirazioni ordita dalla famiglia rivale dei Pazzi, ricchi banchieri, del 26 aprile del 1478, domenica di Pasqua, trovò la morte Giuliano, il fratello di Lorenzo, il suo braccio destro, la sua ombra. Era giovane Giuliano, aveva solo 25 anni. Lorenzo ne aveva 29, ma lui riuscì miracolosamente a salvarsi. A molte famiglie ricche di Firenze faceva gola prender il posto del Magnifico, come in passato qualcuno aveva tentato di spodestare sia Piero che Cosimo. C’era quindi chi aveva tutto l’interesse di eliminarli e c’era anche chi, comunque, faceva il doppio gioco. Ma in ogni congiura che avevano subito i Medici erano ritornati al potere più forti di prima. Amato dal popolo, il Magnifico riuscì a risolvere la questione in breve tempo. I Pazzi e i sodali che avevano preso parte alla congiura furono impiccati in Piazza della Signoria, gli altri arrestati o esiliati e i loro beni confiscati. A ciò seguì la damnatio memoriae.
Gli interessi del Papa
“Il fine giustifica i mezzi”. È la celebre frase del fiorentino Niccolò Machiavelli, considerato il fondatore della scienza politica moderna, ad illuminare la nostra strada su un percorso tortuoso e a tinte fosche, su una vicenda apparentemente semplice da spiegare, ma che in realtà cela vecchi rancori, rivalità, gelosie e tanti, troppi interessi. Eh sì, perché sulla congiura dei Pazzi confluirono una serie di fatti di natura umana, questioni politiche e interessi economici che alla fine si possono individuare diversi livelli attraverso cui si giunse, di fatto, alla cospirazione: da quello del potere sulla città di Firenze fino a toccare gli equilibri dello scacchiere politico europeo, passando attraverso guerre e alleanze nella Penisola. Andiamo con ordine. Bardi, Peruzzi, Strozzi, Pazzi, solo per citarne alcune, erano famiglie di mercanti che, in seguito, si erano arricchite con l’attività bancaria. Stesso discorso vale per la famiglia Medici, che nel tempo ottenne ricchezza e potere finanziando col suo Banco, solo per fare due esempi, il papa e Francesco Sforza nella conquista del Ducato di Milano. Ma i Medici avevano anche in mano il potere politico della città gigliata e nel momento della congiura il Signore di Firenze era Lorenzo il Magnifico, figlio di Piero. Medici e Pazzi erano inoltre imparentati dal 1468, da quando cioè si era celebrato il matrimonio tra Bianca, sorella maggiore del Magnifico, e Guglielmo Pazzi. Solo nel 1477, un anno prima della congiura, una legge retroattiva del Magnifico fu la goccia che fece traboccare il vaso: Lorenzo, infatti, per evitare che Giovanni Pazzi, marito di Beatrice Borromei, si impossessasse dell’eredità del ricchissimo suocero Giovanni, fece promulgare una legge che stabiliva che gli eredi, in assenza di fratelli, dovevano essere i cugini maschi. È probabile che gli attriti tra le due famiglie erano nati qualche anno prima, quando cioè l’allora Papa Sisto IV, al secolo Francesco Della Rovere, nepotista convinto, avendo in animo di sistemare i parenti aveva pensato di allungare le mani sul territorio al confine con la toscana. I Medici si guardarono bene dal concedere finanziamenti, e naturalmente invitarono gli altri finanziatori, la maggior parte tutti loro concittadini, a stare alla larga dall’amministrazione delle finanze pontificie, perché si temeva per le sorti della città. Ma chi accettò di finanziare il papa e subentrare così ai Medici furono proprio i Pazzi, che nel frattempo si arricchirono e ottennero grande prestigio, mancando di rispetto proprio ai Medici, i parenti, che così furono messi in ombra. Il Magnifico si vendicò nel momento opportuno, quando, come abbiamo ricordato, con la legge retroattiva escluse dall’asse ereditario la moglie di Giovanni Pazzi, facendogli perdere l’eredità. La situazione precipitò proprio in quell’anno, nel 1477. Da allora i Pazzi iniziarono a pianificare l’eliminazione dei fratelli Giuliano e Lorenzo, anche perché da qualche anno avevano in Sisto IV un alleato potentissimo.
Montesecco, Baroncelli e Nori
I due fratelli dovevano essere avvelenati sabato 25 aprile nel corso di un banchetto organizzato nella villa Medici per festeggiare l’elezione a cardinale di Raffaele Riario, nipote del papa. Era questo il piano originario della congiura, ma poi non se ne fece nulla perché Giuliano a causa di un’indisposizione non partecipò ai festeggiamenti. Si optò per il giorno successivo: i congiurati avrebbero teso l’agguato durante la Santa messa nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore. In un primo momento, per compiere l’azione delittuosa, oltre ai Pazzi e al mercante Bernardo Bandini Baroncelli, la scelta era caduta su un condottiero, Giovan Battista Montesecco, che però si era rifiutato di compiere un atto simile durante la celebrazione della messa. Lo sostituirono due preti: Antonio da Volterra e Stefano da Bagnone. Francesco Pazzi e Baroncelli, poco prima della celebrazione della funzione, si erano preoccupati di raggiungere villa Medici per portare il giovane Giuliano in chiesa. Lungo il tragitto capirono che non era armato e non indossava la cotta di maglia e agirono nel momento dell’elevazione: furono proprio Francesco Pazzi e Baroncelli a colpire a tradimento Giuliano, mentre subito dopo il mercante Baroncelli si lanciò contro Lorenzo, difeso dalle sue “guardie del corpo”, nel momento in cui era stato solo ferito dai preti. In quel frangente anche il Magnifico non sembrava avere scampo, ma tra lui e la lama di Baroncelli si interpose Francesco Nori (direttore della sede centrale del Banco dei Medici), che perse la vita. Lorenzo, ferito, riuscì a fuggire. Nel frattempo in Piazza della Signoria Jacopo Pazzi, con i sodali, cercò di attirare l’attenzione dei cittadini di Firenze al grido “Libertà, libertà”, ma la folla insorse contro i congiurati, segno questo che la cospirazione era fallita. In poco tempo tutti i cospiratori penzolavano impiccati dalle finestre del Palazzo della Signoria ad eccezione di Montesecco, il condottiero che non aveva voluto prender parte alla congiura, ma che fu arrestato, torturato e, infine, dopo che ebbe confessato alcuni particolari della cospirazione, fu decapitato.
La vendetta del Magnifico
Papa Sisto IV voleva strappare Firenze ai Medici e consegnarla nelle mani del nipote Girolamo Riaro; l’Arcivescovo di Pisa, Francesco Salviati, non aveva sopportato il fatto che il Magnifico avesse scelto Rinaldo Orsini, il cognato, arcivescovo di Firenze, e anche lui penzolò da una finestra di Palazzo Vecchio; i Pazzi, come abbiamo visto, volevano prendere il posto dei due fratelli Medici, e tutti, ad eccezione di Guglielmo, marito di Bianca, sorella del Magnifico, furono eliminati. Dalla parte dei congiurati, inoltre, erano pronti a intervenire i soldati dei territori pontifici, della Repubblica di Siena e del Regno di Napoli. Quando il papa aveva iniziato a tessere il piano per estromettere i due fratelli dal governo della città gigliata, aveva coinvolto altri uomini politici importanti del tempo. Infatti, subito dopo la congiura, il Magnifico venne a sapere, anche dalla preziosa confessione di Montesecco, che nella cospirazione era coinvolto persino Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Ma questo era un fatto delicato, come pure – subito dopo la cospirazione – i rapporti del Signore di Firenze con il papa. Cosa avrebbe dovuto fare Lorenzo? Vendicarsi? No. Era uno straordinario politico e un uomo saggio al punto che i sovrani d’Europa lo consideravano alla stregua di un monarca. Usò la diplomazia e giocò bene le sue carte perché era un personaggio influente nello scacchiere politico europeo, e in futuro, come poi accadde, alcune inimicizie si trasformarono in alleanze contro un nemico comune. Purtroppo Giuliano fu il solo componente della famiglia dei Medici a venire ucciso in una congiura ordita contro la sua famiglia. Il Magnifico fu, tra le altre cose, scrittore, mecenate, poeta, umanista, e uno dei più importanti uomini politici del Rinascimento. Si spense all’età di 43 anni a causa della malattia ereditaria della famiglia, la gotta.