Hitler aveva chiesto che fosse fatto tutto il possibile per ritrovare l’amico
Il 12 settembre 1943 con “L’operazione Quercia” il Duce, imprigionato a Campo Imperatore sul Gran Sasso, fu liberato da un reparto speciale delle SS
Il 26 luglio del 1943 Hitler aveva convocato un incontro con gli ufficiali nel suo quartier generale a Rastenburg. La notizia che il re con Badoglio avevano tramato la caduta del fascismo e avevano fatto arrestare il Duce non era tardata ad arrivare; inoltre – com’era logico aspettarsi – Mussolini sarebbe stato consegnato agli alleati: il Governo italiano ormai era nemico della Germania nazista. Albert Speer, ministro degli armamenti del Terzo Reich, scriverà nelle sue memorie che il Fuhrer -dopo l’arresto di Mussolini – aveva chiesto ai suoi uomini che fosse fatto tutto il possibile per ritrovare l’amico. Mussolini – nella massima segretezza – era stato imprigionato a Campo Imperatore sul Gran Sasso e “Operazione Quercia” (Fall Eiche) fu il nome dato all’operazione militare terminata il 12 settembre 1943 e finalizzata alla liberazione del Duce da parte di un reparto speciale delle SS. I protagonisti di questa operazione furono il generale Kurt Student, il maggiore Harald-Otto Mors e il capitano SS Otto Skorzeny. Quest’ultimo si prenderà tutti i meriti della liberazione di Mussolini ma la storia non gli darà ragione. L’8 settembre l’Italia si era arresa agli alleati, ma già il 3 settembre era stato firmato in gran segreto l’armistizio di Cassibile: il Regno d’Italia cessava le ostilità verso gli alleati e combatteva contro i nazifascisti. Hitler avrebbe voluto ricostituire nel Nord Italia un governo fascista e aveva bisogno di Mussolini: voleva un nuovo fascismo italiano e la punizione dei traditori. Il Duce in quel periodo alloggerà nel castello di Hirschberg in alta Baviera con i familiari e i fascisti italiani in esilio, sempre sorvegliato dalle SS. Ciano e la moglie Edda erano giunti in Germania l’ultima settimana di agosto e alloggiavano a Ohmenhausen. Racconterà Edda all’amico Domenico Olivieri: «Il primo settembre del 1943 vennero a portarmi dei fiori per il compleanno il Fuhrer, von Ribbentrop e Himmler. Allora dissi la famosa frase: “La guerra è perduta, fatela finita”».